Gilbert, Zaugg, Bobrik… Le prime 5 sorprese del Giro di Lombardia

Gilbert, Zaugg, Bobrik… Le prime 5 sorprese del Giro di Lombardia
Gilbert, Zaugg, Bobrik… Le prime 5 sorprese del Giro di Lombardia
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Se i Monumenti sono più abituati a offrirci un passaggio d’armi tra i più grandi e a incoronare i migliori corridori del mondo, certe edizioni hanno dato vita a una giornata di gloria inaspettata, e talvolta senza futuro. Ecco le prime 5 sorprese del Giro di Lombardia degli ultimi trent’anni.

5- Philippe Gilbert, Giro di Lombardia 2009

Philippe Gilbert probabilmente non avrebbe mai dovuto vincere il Giro di Lombardia. Dei cinque Monumenti era senza dubbio quello meno adatto alle sue qualità di pugile/fiandiano. Tuttavia, fu il primo che conquistò. Anche due volte. Certo, all’epoca, il Giro di Lombardia non era ancora la classica per scalatori che era diventata visto che non c’era la salita di Sormano, né il Civiglio quindi saliva in senso opposto, sulla strada di Como ma il belga era appena partito brillare nelle classiche collinari (4° ad Amstel e Liegi quell’anno) ed era ben lungi dall’essere uno dei favoriti. Ma sono ancora una trentina nella salita di San Fermo della Battaglia dove Gilbert contrasta lo sforzo di Cunego di involarsi a 6 km dal traguardo con Samuel Sanchez. E vincere in volata il primo Monumento della carriera. Senza dubbio il più sorprendente di tutti.

4- Bauke Mollema, Giro di Lombardia 2019

All’alba di questa 113esima edizione, Bauke Mollema non è più un novellino nel gruppo all’età di 33 anni, né nel Giro di Lombardia, che si appresta a correre per l’undicesima volta. Ma lì l’olandese non ha mai brillato (solo una top 10, un 7° posto nel 2012) e se arriva a Bergamo fiducioso (5° al Giro, 4° al Giro dell’Emilia, 5° alla Clasica), nessuno ci pensa lui prima del via, per mancanza di risultati sui Monuments (tre top 10). Nemmeno durante la gara. Fortissimo, senza dubbio il più forte, Alejandro Valverde sembra uno spaventapasseri e a Civiglio tutti lo guardano. Non Bauke Mollema che ha approfittato di questa segnaletica per attaccare a 18,5 km dal traguardo e partire da solo. Nonostante gli sforzi del campione spagnolo, ancora intrappolato nel Monumento italiano, l’olandese resisterà per offrirsi il suo unico e solo Monumento. Anticipando. Al Mollema.

3- Andrea Tafi, Giro di Lombardia 1996

Nel 1996, Andrea Tafi è stato un compagno di squadra modello, soprattutto sulle classiche del pavè (3° alla Parigi-Roubaix di aprile con la favolosa tripletta al Mapei-GB) e il 30enne italiano può contare sulle occasioni per giocarsi la sua carta ma la fine della stagione 1996 sconvolse la sua carriera. Con una serie di successi, ha scalato la classifica (co-leader) durante i campionati del mondo (6°). Con il leader della Coppa del Mondo Johan Museeuw al via del Giro di Lombardia e un percorso non proprio adatto alle sue qualità, Tafi sembra destinato a continuare a fare il compagno di squadra. Presente in fuga, ha comunque approfittato del vantaggio lasciato dai favoriti, lasciando andare Fabian Jeker e Axel Merckx a 31 km dall’arrivo, sull’ultima salita del Colle del Gallo, prima di trionfare in solitaria a Bergamo, con più più di due minuti a disposizione. Un successo inaspettato per chi saprà brillare, sul suo terreno preferito, le Fiandriennes, vincendo la Parigi-Roubaix nel 1999 e il Giro delle Fiandre nel 2002, all’età di 36 anni. Ma mai più in Lombardia.

2- Oliver Zaugg, Tour della Lombardia 2011

All’alba di questa 105esima edizione tra Milano e Lecce, Oliver Zaugg non è un fantoccio del gruppo internazionale (11esimo alla Vuelta 2008) ma è soprattutto un compagno di squadra in montagna. Lo svizzero non ha alcuna vittoria individuale. E il suo 2011 è stato un anno particolarmente complicato, segnato dalla tragica morte del compagno di squadra Wouter Weylandt al Giro. Ma Zaugg è in buona forma (9° al Giro dell’Emilia, 8° al GP Bruno Beghelli) e chiede, in modo del tutto insolito e sorprendente da parte sua, un ruolo da protagonista nel Giro di Lombardia, che ottiene. Ma lo svizzero non è nella top 10 delle grandi classiche e nessuno pensa a lui, nemmeno come outsider. Soprattutto contro il doppio campione e uomo dell’anno 2011, Philippe Gilbert. Tutto si riduce alla salita verso Villa Vergano (3 km al 7%) dove Zaugg contrasta il ritmo di Basso a 9,8 km dal traguardo e fa la differenza. In una giornata di grazia, lo svizzero vola via e né Dan Martin, né Joaquim Rodriguez, né Basso riusciranno a riprenderlo. A 30 anni Zaugg ottiene il primo successo della sua carriera, su una Monument, e… l’ultimo. In dodici anni di carriera lo svizzero avrà alzato le braccia solo per una sorpresa. Ma ha scelto bene la sua giornata.

1- Vladislav Bobrik, Giro di Lombardia 1994

Non sai chi è Vladislav Bobrik? Nessuno ti biasimerà, nemmeno il russo. Tra tutti i vincitori dei Monumenti degli ultimi 30 anni, è senza dubbio il meno conosciuto. Senza dubbio la sensazione più grande di questa top 5 sorprese del Giro di Lombardia. Va detto che la sua carriera è durata poco (1993-1999) ma abbastanza per sorprendere tutti nel 1994. A 23 anni, il russo è ancora al via dell’88esima edizione in giro per Monza, un giovanotto senza no riferimento, che ha appena mostrato la punta del naso sulle Trois Vallées Varésines (2°) e sulla Coppa Sabatini (4°). Gli occhi sono piuttosto rivolti al titolare svizzero Pascal Richard, Claudio Chiappucci o Bjarne Riis, leader del russo. Tutti si aspettano un duello tra Richard, all’attacco a 25 km dall’arrivo, e Chiappucci, ma Bobrik resiste all’italiano e i due finiscono per raggiungere Richard nell’ultimo chilometro. Più fresco, il russo si è sbarazzato dei suoi due avversari nello sprint per vincere il Giro di Lombardia. La vittoria più improbabile ma non l’avvio di una grande carriera per Vladislav Bobrik, che non alzerà mai più le braccia nonostante i tre successi nella cronometro. Prima di concludere la sua carriera nel 1999 in un anonimato abbastanza sorprendente per un 28enne vincitore del Monumento…

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