la rissa di un’Audoise, risarcita dai tribunali dopo la conferma del legame tra il vaccino anti-Covid e la sua malattia

la rissa di un’Audoise, risarcita dai tribunali dopo la conferma del legame tra il vaccino anti-Covid e la sua malattia
la rissa di un’Audoise, risarcita dai tribunali dopo la conferma del legame tra il vaccino anti-Covid e la sua malattia
-

Il 9 dicembre 2024, il tribunale amministrativo di Montpellier ha ordinato all’Ufficio nazionale di risarcimento degli infortuni medici, delle malattie iatrogene e delle infezioni nosocomiali (ONIAM) di risarcire Virginie Cathala per un importo di 62.000 euro. Una decisione emessa per riparare i danni legati alla sindrome da tachicardia posturale ortostatica (PoTS) di cui soffriva l’ex infermiera. Una malattia di cui è stato accertato il legame con l’inoculazione di una dose di vaccino contro il Covid-19.

Il 16 marzo 2020, un marziale Emmanuel Macron ha annunciato la reclusione, di fronte al 1Rif vago tu Covid-19: “Siamo in guerra, sicuramente in una guerra sanitaria”ha insistito il presidente. Prima di inventare la metafora della guerra, evocare “il nemico”e la necessità di “mobilitazione generale” per il “combattere” contro l’epidemia. Quasi cinque anni dopo, Me Alain Terral, avvocato del foro di Béziers, non esita a utilizzare lo stesso campo lessicale per evocarne un altro “combattere”. Quella di Virginie Cathala, 47enne di Gruissan. Un’ex infermiera liberale che, il 9 dicembre 2024, ha vinto la sua causa davanti al tribunale amministrativo di Montpellier.

Il risultato è la condanna dell’Ufficio nazionale per il risarcimento degli infortuni sanitari, delle patologie iatrogene e delle infezioni nosocomiali (Oniam) a “assicurare l’integrale risarcimento dei danni […] direttamente imputabile alla vaccinazione” contro il Covid-19, e un’iniezione datata 21 gennaio 2021. Ammontare del danno quantificato: 62.954 euro, per riparare i gravi danni provocati dalla pericardite e dalla sindrome da tachicardia posturale ortostatica (PoTS) diagnosticate, con nesso causale con il vaccino stabilito.

C’è stata una guerra sanitaria e ci sono state vittime.

Una vittoria, quindi. “Eccezionale”misura l’avvocato di Béziers, specialista in contenzioso medico, poiché la nascente giurisprudenza legata alle potenziali patologie causate dalla vaccinazione contro il coronavirus è attualmente sfavorevole ai ricorrenti. Ma è necessaria una precisazione: “I giudici hanno fatto il loro lavoro e hanno detto che la legge vuole riconoscere l’avvocato. MMe Cathala è soddisfatta in linea di principio. Ma sul quantum capisci bene che a 47 anni, con i figli che vanno a studiare, la perdita di reddito,…”

L’elenco non finisce qui. Il marito dell’ex infermiera, che ha dovuto vendere la sua clientela, è rimasto due anni disoccupato, prima di trovare un nuovo lavoro permettendo il telelavoro. “Se prendo questi 62mila euro, cosa faccio dopo? chiede l’ex infermiera. È molto, ma passa velocemente.

Resta da confermare l’ipotesi del ricorso, da presentare entro il 17 febbraio. Ma si fa strada: “Gli unici a uscire, all’inizio dell’epidemia, senza mascherine, erano gli operatori sanitari. Sono andati in guerra con la paura nello stomaco. Oggi, a chi è caduto, diciamo che è psicologico. C’è stata una guerra sanitaria e ci sono state vittime. Esiste un principio di solidarietà nazionale: non appena esiste un nesso causale, deve essere applicato. arricchimento personale, chiediamo solo che il sistema venga implementato a opera d’arte”insiste Me Terrale. Ricordando che con la pensione di invalidità percepita, l’ex infermiera ha visto dimezzare il suo reddito.

Basti considerare che il giudice non è andato fino in fondo al principio della piena riparazione, che prevede che il risarcimento ponga la ricorrente nella situazione in cui si sarebbe trovata se l’atto dannoso non si fosse verificato. prodotto. Virginie Cathala sarebbe allora ancora un’infermiera liberale a Narbonne, come lo era stata per 16 anni. Madre iperattiva di due bambine, sportiva affermata, campionessa di ginnastica, insegnante di nuoto sincronizzato, appassionata di Krav Maga. Solo che il 21 gennaio 2021, appena tre minuti dopo l’iniezione, si è sentita “bruciore al petto”soffre di un episodio di tachicardia e si sente prossimo al malessere. Ma dopo 40 minuti di monitoraggio, l’infermiera ha la precedenza sul paziente: “Avevo dei figli da accudire ad orari molto fissi. Sono partito, ma ero molto stanco e avevo difficoltà a camminare”. La notte passa senza miglioramenti: dolori al cuore, grande stanchezza, difficoltà a respirare e muoversi sono ancora presenti. Il giorno successivo, il marito di Virginie Cathala la esortò a contattare il suo medico. Chi gli ordina di andare al pronto soccorso. Al policlinico è stato sollevato il sospetto di pericardite.

Sono in recidiva da un mese, ho triplicato la dose di beta bloccanti

L’inizio di un trattamento di otto mesi. Senza miglioramento: «Sempre gli stessi sintomi. Non potevo fare nulla, nemmeno salire a casa”. Il polso dell’appassionato di sport, normalmente a 60, corre a 120 bpm, anche senza uno sforzo significativo. Ci vorranno due anni perché Virginie Cathala, persa in un deserto di incomprensioni e divagazioni diagnostiche, trovi un cardiologo a Tolosa: “Alle 2e consultazione, mi ha detto che sapeva cosa avevo e mi ha indirizzato a uno dei suoi colleghi. Un cardiologo, ancora una volta. Specialista in PoTS, sindrome da tachicardia posturale (PoTS), il cui sintomo principale è l’improvviso aumento della frequenza cardiaca quando si passa dalla stazione sdraiata a quella in piedi, ma che provoca anche un intenso affaticamento. Il cardiologo “ho fatto il collegamento con il vaccino, cosa che non avevo mai fatto”e poi prescritto beta-bloccanti. “L’unico modo per combattere i PoTS”apprende Virginie Cathala. Chi deve fare i conti con le incessanti variazioni dei sintomi: “Ho una ricaduta da un mese, ho triplicato la dose. Posso camminare per strada e all’improvviso non riesco ad andare avanti. Mio marito mi ha trovato uno sgabello retrattile, che ho ancora con me. Ma durante una giornata di shopping o di visita a un museo, ho preso una sedia a rotelle per imparare di nuovo a camminare, con una fisioterapia eccezionale, tre sedute a settimana per due anni.

Conseguenze gravi, che spingono Virginie Cathala ad avviare un processo di risarcimento davanti a Oniam. Solo. L’opportunità di sottoporsi ad una perizia “abusando”fatto di poca considerazione, e di un dubbio appena velato. Come repliche di questi anni trascorsi a sentire evocata l’ipotesi di un lungo Covid: “Ma non l’ho mai avuto.”insiste l’infermiera, che ha cura di sottolineare che anche il marito, come i figli, sono stati vaccinati. Abbastanza per salvarsi da un’etichetta anti-vax. L’Oniam alla fine riconoscerà la connessione. Per offrire, magnanimamente, 1.328 euro. Abbastanza per decidere Virginie Cathala ad aprire la porta dell’ufficio di Me Terrale. I quali, diagnosi alla mano, andranno quindi in tribunale chiedendo una perizia prima di pronunciarsi. Richiesta accolta, con anche la mobilitazione di un esperto psichiatrico, per valutare i disturbi psicologici riconducibili alla diagnosi tardiva. Al termine della perizia si stabilisce, nero su bianco, l’attribuibilità al vaccino. Me Terral può quindi formulare la propria richiesta di risarcimento, quantificando gli innumerevoli danni, supportando la propria richiesta anche con letteratura scientifica di alto livello, ed in particolare pubblicazioni delle riviste Nature o Cureus. Alla fine, una richiesta a sei cifre, “ma senza dubbio molto al di sotto della realtà”.

Nella sua decisione da 62.000 euro, il tribunale amministrativo riconosce i criteri essenziali: la temporalità, con effetti che compaiono fin dalla vaccinazione, l’assenza di precedenti, la gravità degli attacchi, il nesso diretto e certo. “La legge ci dice che la causalità esiste”riassume l’avvocato. Ma ci viene detto che può dormire, mangiare, vestirsi da sola, e quindi che potrebbe lavorare. Questo è falso”. Ricordo di una vita capovolta: “La mia condizione è considerata consolidata. Sono guarito, ma il mio corpo non lo sa, riesce a sorridere Virginie Cathala. Disabile e malato, so che sarò malato per tutta la vita. Voglio solo tornare all’equilibrio finanziario che avevo allora”. Porta aperta a una chiamata. Un altro litigio per quello che l’avvocato descrive “coraggioso”. “Coraggioso, non lo so, sorride ancora Virginie Cathala. Tenace, sì”.

-

PREV giurisprudenza poco favorevole alle “vittime”
NEXT La proteina Spike può persistere nel tessuto cerebrale per anni, secondo uno studio