Cinque anni fa, a Wuhan, in Cina, iniziò la pandemia di Covid-19. Ciò che è seguito sono stati mesi di confinamento, diversi vaccini e la grande preoccupazione di molte persone che una crisi sanitaria del genere potesse ripetersi. Oggi gli scienziati sono costantemente alla ricerca di malattie che potrebbero portare a una nuova pandemia.
Sebbene ciò possa essere causato da diversi agenti patogeni (virus, batteri o parassiti), alcuni hanno maggiori probabilità di altri di causare epidemie rapide, compresi i virus dell’influenza. E infatti un articolo di The Conversation ci dice che in questo momento un virus influenzale sta destando seria preoccupazione. Sarebbe sul punto di diventare un vero problema con l’avvicinarsi del 2025.
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Il sottotipo H5N1 del virus dell'influenza A, noto anche come “influenza aviaria”, è un virus ampiamente distribuito tra gli uccelli selvatici e domestici, come il pollame. Recentemente ha infettato anche mucche da latte in diversi stati degli Stati Uniti ed è stato riscontrato nei cavalli in Mongolia.
Quando si registrano molti casi di influenza negli animali, gli esseri umani temono di essere infettati prima o poi. Il problema si pone per l’influenza aviaria, che nel 2024 ha già contagiato sessantuno persone negli Stati Uniti, principalmente a seguito del contatto tra gli allevatori e il loro bestiame o attraverso il consumo di latte. In confronto, nei due anni precedenti erano stati registrati solo due casi umani.
Basterebbe una mutazione
Si tratta quindi di un aumento preoccupante, soprattutto se sappiamo che il tasso di mortalità per l'influenza aviaria H5N1 è del 30% per le infezioni umane. Fortunatamente, attualmente non sembra che si trasmetta da persona a persona, il che riduce notevolmente la probabilità che causi una pandemia. Ma per quanto ancora?
I virus dell’influenza devono attaccarsi a strutture molecolari, tipi di recettori chiamati “acidi sialici” situati all’esterno delle cellule, per penetrarvi e riprodursi. Tuttavia, l'influenza aviaria è molto adattata agli acidi sialici degli uccelli e molto meno a quelli degli esseri umani. Pertanto, nella sua forma attuale, il virus H5N1 difficilmente può diffondersi tra gli esseri umani. Ma uno studio pubblicato il 5 dicembre 2024 ha rivelato che basterebbe una sola mutazione perché il virus sia dotato di questa capacità, al punto da poter scatenare una pandemia.
Se questo ceppo di influenza aviaria dovesse mutare, i governi dovranno agire rapidamente per fermarne la diffusione. I centri per il controllo delle malattie di tutto il mondo hanno già sviluppato piani per prepararsi a una pandemia di influenza aviaria. Il Regno Unito, ad esempio, ha acquistato 5 milioni di dosi del vaccino H5, che fornisce l’immunità contro l’influenza aviaria.
Per il momento la diffusione tra esseri umani non è quindi rilevante. È per gli animali che questa situazione rischia di accentuarsi. Oltre a incidere sulla salute, l’influenza aviaria può avere ripercussioni sull’approvvigionamento alimentare e sull’economia. Non ci resta che augurarci reciprocamente buona salute mentre entriamo nel 2025.