Giustizia: nessuna clemenza per i truffatori sui prestiti Covid

Giustizia: nessuna clemenza per i truffatori sui prestiti Covid
Giustizia: nessuna clemenza per i truffatori sui prestiti Covid
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Nessuna clemenza per i truffatori sui prestiti Covid

La lista dei beneficiari indebiti si allunga e la giustizia lascia ben poco spazio alla buona fede. Esempio nel Vallese.

Pubblicato oggi alle 15:31

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Ueli Maurer lo ha ribadito: l’abuso dei prestiti Covid era praticamente escluso. Tuttavia, ogni mese, l’elenco dei casi portati in tribunale si allunga. In corso o chiusi, sono oggi 3.800 i casi per un importo penale complessivo di oltre 400 milioni di franchi su 17 miliardi complessivi prestati. E di fronte ai truffatori la giustizia è ormai consolidata e lascia poco spazio alla buona fede invocata dagli imputati.

Un imprenditore nel settore informatico lo ha recentemente sperimentato davanti al tribunale di Martigny. L’importo del prestito in questione, 50.000 franchi, sembra modesto rispetto ad altri dossier, ma il caso è indicativo della mancanza di controlli che ha prevalso in piena pandemia.

Pentole non controllate

Ricordiamo: fino a un fatturato di 500.000 franchi le aziende potrebbero richiedere fino al 10% di quello realizzato nel 2019 e questo con una procedura agevolata senza maggiori controlli. In questo caso il nostro formatore informatico ha dichiarato un fatturato netto di 500.000 franchi, mentre in realtà era poco più di 300.000.

Non solo: al momento della richiesta del prestito, l’uomo si trascinava: non aveva i conti aggiornati per l’anno 2019 ed era già oggetto di ingiunzioni di pagamento per contributi non versati – pur avendone i mezzi – per previdenza sociale che veniva tuttavia detratta dagli stipendi dei suoi dipendenti. Ma in tutta fretta l’UBS gli ha concesso il denaro. Da allora la società è stata dichiarata fallita e successivamente cancellata.

Davanti al giudice del tribunale di Martigny, il quarantenne giura di non aver cercato di arricchirsi personalmente. Egli spiega questa situazione con un difficile divorzio che lo ha lasciato senza nulla all’inizio del 2019, mentre in passato la sua azienda realizzava un fatturato fino a 750’000 franchi.

Per quanto riguarda i conti tenuti male, la colpa è stata del suo curatore, con il quale ha avuto un litigio. Senza avere accesso alle cifre, avrebbe articolato la somma di 500.000 franchi dopo uno scambio telefonico con il curatore in questione.

Ristoranti e vacanze in Spagna

Alla polizia, ricorda il suo avvocato Guérin de Werra che ne ha chiesto l’assoluzione, l’uomo ha affermato “di essere rimasto sorpreso dalla rapidità di accoglienza della sua richiesta” e di “non aver capito che la banca non aveva effettuato alcun assegno, perché aveva accesso ai suoi conti. Ciò costituirebbe, secondo l’avvocato, una garanzia di buona fede circa la somma richiesta.

Resta il fatto che, secondo la legge, il credito doveva essere utilizzato direttamente per fornire liquidità alle imprese in difficoltà. L’uomo però l’ha utilizzato soprattutto per sé, per rimborsare le spese della carta di credito (9’000 franchi), per effettuare ingenti prelievi di contanti (13’000 franchi) o addirittura per pagare una vacanza in Spagna (10’000 franchi).

Di fronte a queste spese, assicura ancora una volta di non aver ingannato nessuno e precisa che “si trattava di pagarsi uno stipendio per pagare le bollette e sperare di superare la crisi”. Al che il giudice sottolinea che sono molte le spese per ristoranti e auto di fascia alta, che non sono esattamente beni di prima necessità. “Ho commesso l’errore di voler mantenere il mio tenore di vita. Da allora le cose sono cambiate molto”, ammette l’informatico.

Rimborso completo

Rispetto alla Procura che aveva chiesto una pena detentiva di 1 anno con sospensione condizionale, la Corte ha rivisto leggermente la pena al ribasso e ha respinto l’accusa di bancarotta fraudolenta. Ma sul prestito Covid il tribunale conferma la truffa e l’imprenditore riceve una multa sospesa per 180 giorni.

Dovrà inoltre restituire i 50.000 franchi più gli interessi al Cautionnement romand, che aveva garantito il prestito e si era fatto querelante. Ma questo dovrà aspettare, perché l’imputato ha già presentato ricorso. Non sapremo quindi subito se il suo nome verrà aggiunto alla lunga lista di coloro che si sono smentiti Ueli Maurer.

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Julien Wicky è giornalista nella sezione Svizzera dal 2018. È specializzato in inchieste, in particolare sul Vallese. Si interessa inoltre ai temi del territorio, della montagna, dell’energia e del clima. In precedenza ha lavorato nella redazione di “Nouvelliste”.Più informazioni @JulienWicky

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