Australia, Canada, Stati Uniti… quali destinazioni sono popolari tra gli espatriati?

Australia, Canada, Stati Uniti… quali destinazioni sono popolari tra gli espatriati?
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La crisi del Covid ha trasformato profondamente le pratiche lavorative, spinte dai dipendenti alla ricerca di flessibilità. Anche se il telelavoro è diventato la norma quasi ovunque, i lavoratori sono ancora tentati dall’espatrio. Ma non è il caso di depositare le valigie in qualsiasi parte del mondo.

I paesi di lingua inglese sono ancora apprezzati dai candidati espatriati, secondo la quarta edizione dello studio “Decoding Global Talent”*. Ai loro occhi l’Australia è la destinazione più attraente, davanti a Stati Uniti e Canada. I lavoratori che intendono stabilirsi all’estero sono attratti dal Paese dei canguri per le opportunità professionali che offre, nonché per la qualità della vita di cui godono i suoi abitanti. In effetti, secondo l’ultimo World Happiness Report delle Nazioni Unite, l’Australia è uno dei paesi più felici in cui vivere.

Sebbene nessun Paese europeo figuri tra i primi tre, il Vecchio Continente resta ben rappresentato nella Top 10 delle destinazioni più ambite dai dipendenti che vorrebbero emigrare. Vi sono arrivati ​​il ​​Regno Unito, la Germania, la Svizzera e la Spagna, così come la Francia, che occupa il 9° posto. La capitale della Francia è al 13° posto nella classifica delle città più apprezzate dai candidati espatriati. Londra, Amsterdam e Dubai sono in cima alla lista.

Trasferirsi all’estero, il sogno dei giovani

Se i candidati espatriati preferiscono alcune destinazioni rispetto ad altre, sono meno propensi a lavorare all’estero del previsto. Su scala globale, l’interesse per la mobilità professionale internazionale continua a diminuire dopo la crisi del Covid-19. Solo l’8% dei francesi aspira attivamente a emigrare nel 2023, un tasso tre volte inferiore alla media internazionale del 23%.

Ma come spiegare questa riluttanza? Innanzitutto dal benessere della famiglia. Il 60% dei lavoratori intervistati nell’ambito di questo studio è preoccupato per le difficoltà che incontrerebbe se dovessero trasferirsi con la famiglia. Il 38% ha paura di fare il grande passo a causa del forte attaccamento al proprio Paese d’origine, mentre il 26% è scoraggiato dalla barriera linguistica.

Tuttavia è interessante notare che l’interesse all’espatrio varia notevolmente a seconda dell’età. In Francia, i giovani sotto i 30 anni hanno il doppio delle probabilità rispetto alla media di lavorare all’estero (16%). Una percentuale che sale al 20% per gli under 25.

Disparità generazionali che non sorprendono Fanny Potier-Koninckx, partner e direttore del Boston Consulting Group. “In un contesto geopolitico complesso, dove le politiche di espatrio sono sempre più mirate, osserviamo che le intenzioni di espatrio diminuiscono sensibilmente tra i 35 e i 60 anni – periodo durante il quale si intensificano anche le responsabilità familiari”ha detto in un comunicato stampa.

Osserviamo un fenomeno simile quando guardiamo i settori di attività. Un quarto dei professionisti del settore alberghiero e della ristorazione si dichiara pronto a trasferirsi all’estero, contro il 4% di chi opera nel settore legale e scolastico.

*La quarta edizione dello studio “Decoding Global Talent”. del Boston Consulting Group, The Network/Cadremploi e The StepStone Group è stato condotto, tra ottobre e dicembre 2023, con 150.000 intervistati in 188 paesi, di cui 3.803 in Francia.

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