un nuovo album, una commedia musicale al cinema…

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Nonostante i suoi cari lo avessero avvertito, non ci aspettavamo che sette minuti di ritardo potessero produrre un tale disagio per Clara Luciani. “Perdonami!” “, esclama confusa. Il suo bambino si è svegliato all’alba, poi la mattina è volata, lei si scusa ancora, senza fiato. L’intervista si svolge all’Hôtel… du Temps, a due passi da casa sua, nel nord di Parigi. La cantante ha poco tempo, appesantita, all’inizio dell’autunno, da un’agenda fitta di impegni. Attesissimo, il suo terzo album, Il mio sangue, sarà disponibile il 15 novembre. A Natale il musical uscirà nei cinema Abbastanza carino, di Diastema, che segna il suo debutto come attrice. A cui si aggiunge il “Star Academy”, il talent show di TF1 in cui interpreta le madrine dal 12 ottobre. Oltre a una lunga tournée che la vedrà attraversare la Francia dall’inizio alla fine, a partire dal 17 dicembre: due Olimpiadi e una Accor Arena, in particolare, sono già esaurite.

Il tempo è sempre stato la grande preoccupazione dei creatori di ritornelli. Questa è la loro materia prima. Anche il loro principale nemico: in un settore che vive di novità, la sostenibilità è un compito arduo. Tocca a Clara Luciani misurarsi con la sfida che qualunque star del suo calibro si trova ad affrontare, non appena svaniscono i primi successi: a 32 anni, su quali molle può fondare la sua longevità? Sulla sua conoscenza di Bescherelle, innanzitutto. Per scongiurare i danni del tempo è meglio saperli abbinare. Alcuni cantanti ne hanno fatto una specialità: nessuno padroneggia il condizionale meglio di William Sheller, l’infinito di Christophe Miossec, l’imperfetto di Charles Aznavour. Clara Luciani usa perfettamente l’imperativo.

È così che è riuscita a incontrare il suo tempo, a raccontarlo. “Stai attento/Sotto il mio seno, la granata”, avverte al primo colpo, A Granada (2018), cantato in tutti i cortei femministi, in seguito alla detonazione del #metoo. “Dai, respira ancora” lei continua Respira di nuovo (2021), diventato l’inno festivo del deconfinamento.

“Non è un album su mio figlio, ma per lui”

“Rotola/Vai ovunque/E vai più lontano di me”, esorta oggi con il titolo Arrotolato. Come su molti pezzi di Il mio sangue, si rivolge al figlio avuto un anno fa da Alex Kapranos, il leader del gruppo rock scozzese Franz Ferdinand. Gli racconta dei legami – famiglia, amicizia, amore – che si formano e si dipanano nel corso della vita. Sangue misto che scorre in queste parole e in queste note: in un momento in cui l’Europa si irrigidisce da ogni parte, in un’esasperante febbre identitaria, risuonano come un balsamo. “Mio nipote ha sangue corso, siciliano, marsigliese e dunkerque attraverso Clara, greco e scozzese attraverso Alex… Che bel mix! “, – dice entusiasta al telefono suo padre, Jean-Marc Luciani. “Ho letto, qua e là, che Clara sarebbe meno impegnata… Lo è ancora, ma a suo modo sottile », sfumatura, più grave, questo ex impiegato di banca ora in pensione.

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