“Un amico devoto” con Laure Calamy, una serie straordinaria – Libération

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13 novembre, l’inchiestafascicolo

La prima produzione francese della piattaforma Max torna sulla vicenda del “mitomane del Bataclan” con alterne fortune, tra abissi di miseria emotiva e formattazione da thriller sociale.

Una certa attesa circonda l’uscita della “prima serie HBO France”, che dovremmo tuttavia smettere di chiamare così perché non solo alza pericolosamente la pressione sanguigna dei nostalgici dell’epoca d’oro della televisione via cavo americana, ma non è nemmeno termine ufficiale (noi diciamo “Max Original”) e, soprattutto, è una percezione molto esagerata di qualunque evento rappresenti Un amico devoto. Un evento che sarebbe meglio definire di continuità: la serie, come era prevedibile, si inserisce in un perfetto prolungamento della televisione francese di fascia medio-alta per questa piattaforma la cui testa pensante è stata senza dubbio scelta non per niente nel circolo decisionale. -maker di Canal +.

Sguardi pesanti di dubbio

Adattato dal racconto di Alexandre Kauffmann (il Mitomane del Bataclan, ed. Goccia d’Oro, 2021), Un amico devoto romanticizza l’ormai famosa vicenda di questa donna che si presentò come amica di un sopravvissuto del 13 novembre, coinvolto nella principale associazione dei sopravvissuti, al punto da posare in Partita di Parigi e organizzare un concerto di beneficenza, prima di scoprire che è la sua storia, e anche le sue storie

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