“Arnold Schönberg, l’instancabile visionario”, su Arte: genio essenziale e incompreso

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Arnold Schönberg a Berlino, 1930, nel documentario “Arnold Schönberg, l’instancabile visionario”, di Andreas Morell. CENTRO WDR/ARNOLD SCHÖNBERG, VIENNA

ARTE – DOMENICA 6 OTTOBRE ORE 12:10 – DOCUMENTARIO

“Ho provato a fare qualcosa di abbastanza convenzionale, ma ho fallito, e sempre contro la mia volontà il risultato è diventato qualcosa di insolito. Quanto ha ragione l’amante della musica che rifiuta di apprezzare la musica che il compositore stesso non ha voluto scrivere! » È con questa citazione di Arnold Schönberg − Schönberg dopo la sua naturalizzazione americana nel 1940 − che René Dumesnil saluta, in Il mondo del 17 luglio 1951, uno dei pilastri fondanti della musica moderna del XXe secolo, scomparso quattro giorni prima a Los Angeles (Stati Uniti).

Il compositore, al quale Arte rende omaggio con un eccellente e lungo documentario di Andreas Morell, non è mancato di autoironia, di paradossi e del più delizioso umorismo extra-dry. Così, parlando delle sue partite di tennis con i suoi nuovi vicini di Los Angeles, Schönberg avrebbe detto: “Sta andando molto bene… Ma quando sentono la mia musica…”

Perché Schönberg fu colui che più profondamente mise in discussione i fondamenti della musica tonale. Prima con un’atonalità che offuscava l’armonia classica (non fu però il primo a praticarla: Franz Liszt aveva già aperto una strada da precursore), poi con un sistema, il dodecafonico, che riorganizzava completamente l’ordine melodico e armonico.

Opere politiche

Per i modernisti Schönberg è il salvatore di una musica che si esauriva in un deleterio postromanticismo; per altri – tra cui il compositore americano John Adams (nato nel 1947), ad esempio – è colui attraverso il quale, per la prima volta nella storia, il grande pubblico ha smesso di aderire alla musica del suo tempo.

Ma tutti lo riconoscono come un genio fondamentale, anche nelle sue partiture più pungenti e antipatiche, come la monumentale Variazioni op. 31 (1926-1928) per orchestra, esempio di “bello brutto” nel campo musicale d’avanguardia, che chiede solo di essere circondato con rispetto. Non l’ha detto Schönberg “La mia musica non è moderna, è semplicemente suonata male” ?

In Arnold Schönberg, l’instancabile visionarioAndreas Morell, autore di numerosi documentari, discontinui ma interessanti, dipinge un ricco ritratto del compositore – che fu anche pittore, ma di talento meno indiscutibile -, dalle sue prime composizioni tradizionali fino alle opere più difficili. Ripensa ai suoi matrimoni, ai suoi anni di fallimento, ai suoi problemi economici, alla sua conversione al protestantesimo in una Vienna molto antisemita, al suo ritorno “nella comunità di Israele” a Parigi nel 1933, prima del suo esilio negli Stati Uniti.

Il film si concentra su opere politiche, comeInno a Napoleone Bonaparte op. 42 (1941), il cui testo di Byron poteva allora chiaramente evocare una parentela con Adolf Hitler… Nel 1947 Schönberg pronunciò la cantata Un sopravvissuto a Varsavia op. 47, un’opera sconvolgente di cui ha parlato lo stesso appassionato di musica Milan Kundera, nel suo saggio Un incontro (Gallimard, 2009), che esso “è il più grande monumento che la musica abbia dedicato all’Olocausto”.

Talenti aggiuntivi e molteplici

Un sopravvissuto a Varsavia fatto per essere ascoltato, espresso nella modalità di cantando − “parlato-cantato”, già usato da Schönberg nel suo famoso Pierrot lunare (1912) −, la storia agghiacciante e toccante di un sopravvissuto all’Olocausto. Il compositore ha affermato che la sua cantata è stata inviata “un messaggio agli ebrei: non dimenticare mai quello che ci è stato fatto”. Un estratto è interpretato dall’attore franco-tedesco Dominique Horwitz, che incarna sullo schermo la figura di Schönberg come ebreo errante e di ritorno.

>Dominique Horwitz nel documentario “Arnold Schönberg, l'instancabile visionario”, di Andreas Morell.>

Dominique Horwitz nel documentario “Arnold Schönberg, l'instancabile visionario”, di Andreas Morell.

Dominique Horwitz nel documentario “Arnold Schönberg, l’instancabile visionario”, di Andreas Morell. TSUBAKI EMILIANO/ACCENTO

I figli di Arnold Schönberg sono ancora vivi, inclusa la maggiore, Nuria Schönberg-Nono (92), vedova del compositore italiano Luigi Nono. Custode del tempio, parla della memoria e della cultura del padre; i figli (87 e 83 anni) raccontano come il padre, appassionato di tennis, insegnava loro lezioni e scriveva resoconti in cui venivano registrati tiri e punti con dovizia di particolari.

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Uno dei momenti più interessanti del documentario è quello in cui vengono ricordati gli ulteriori e molteplici talenti di Schönberg (progetto di brevetto per una macchina per scrivere musica, illustrazioni di insolite carte da gioco, ecc.) e le sue ossessioni riorganizzative (nuove regole priorità agli incroci o evacuazione in caso di allerta, ecc.). Niente di sorprendente da parte di qualcuno che ha fatto a pezzi il linguaggio musicale e poi lo ha reinstallato a suo piacimento, nel bene e nel male.

Arnold Schönberg, l’instancabile visionariodi Andreas Morell (Germania, 2024, 90 min). Su Arte.tv fino al 4 novembre.

Renaud Machart

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