“La cella di Zarkane”, la bufala grande quanto una casa di Patrick Sébastien

“La cella di Zarkane”, la bufala grande quanto una casa di Patrick Sébastien
“La cella di Zarkane”, la bufala grande quanto una casa di Patrick Sébastien
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Sabato 12 maggio 2007, già a tarda ora, lo vediamo arrivare sul set della prima delle quattordici stagioni di “On n’est pas couche”, lo show di Laurent Ruquier. Testa rasata, baffi piccoli, espressione sinistra, Joseph Lubsky ha le spalle basse. Sembra sopraffatto dall’esistenza e questo lo capiamo: secondo quanto racconta, ha trascorso diciotto anni in prigione per un delitto che non ha commesso.

Quella sera, se Joseph Lubsky è presente sul set del talk show, tra Shirley e Dino, Christophe Dominici e Eddy Mitchell, è per presentare il suo primo romanzo, La Cellule de Zarkane, un thriller la cui oscurità non ha eguali all’insondabile. tristezza. Gli ospiti e gli spettatori capiscono molto presto: Lubsky non è qui per ridere. Inoltre probabilmente non ride mai. La vita gli ha già dato abbastanza miseria così com’è.

Molto presto, quando parla, capiamo che la differenza di Joseph Lubsky non si limita alla sua esperienza carceraria. La sua voce, il suo tono e il suo modo di parlare sono atipici. Fin dai primi secondi, si vede che Éric Zemmour (editorialista storico del programma, con idee già nauseanti ma di cui nessuno sospettava allora che un giorno si sarebbe candidato alla presidenza) è dubbioso. E lo capiamo.

Vaso di rose

Non ne sarò mai del tutto sicuro, perché ho scoperto questa sequenza solo pochi giorni dopo la messa in onda, ma se l’avessi vista quel sabato anch’io avrei aggrottato la fronte. Quanti dubbi mi avrebbero invaso? Lo avrei capito subito? Sarebbe disonesto fornire una risposta definitiva a questa domanda, ma immagino che avrei capito subito che sotto le spoglie di Joseph Lubsky si nascondeva in realtà Patrick Sébastien.

Scopriremo in seguito che al momento della registrazione dello spettacolo, Laurent Ruquier (e solo lui) era al corrente. In collusione con…

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