“Ingannare l’occhio”: visita con Eva Jospin nel suo regno di cartone

“Ingannare l’occhio”: visita con Eva Jospin nel suo regno di cartone
“Ingannare l’occhio”: visita con Eva Jospin nel suo regno di cartone
-

Dopo averci fatto fare un giro la nuova mostra BAL a Parigi dedicata al fotografo giapponese Yasuhiro IshimotoMarie Sorbier chiude questa stagione del Grand Tour nella capitale portandoci con sé scopri la mostra “Tromper l’oeil” di Eva Jospin alla Galleria Continua. L’artista visivo è sotto i riflettori anche altrove poiché è possibile per ammirare il suo lavoro Stanza della seta presso l’Orangerie della Reggia di Versailles (Yvelines), ma anche la sua opera installata sulla facciata della nuova stazione della metropolitana Hôpital Bicêtre a Kremlin-Bicêtre (Val-de-Marne) così come una mostra a lui dedicata al Museo Fortuny di Venezia, Italia.

“Tromper l’oeil” non si riferisce a un’opera dipinta che cerca di giocare con le prospettive e imitare la realtà, per Eva Jospin si tratta di essere in un atto di inganno attivo, di portare un gioco tra lo spettatore e l’opera; , un’interazione, in particolare giocando su scale e proporzioni. Le diverse opere, tutte inedite, si rispondono, si imitano e sembrano dialogare tra loro. In questa mostra Eva Jospin non si limita al cartone, il suo materiale preferito. Gioca anche con i materiali creando con bronzo, tessuto, carta, ottone, conchiglie, pezzi di legno… Tanti materiali che a volte si assomigliano o si fondono e che ingannano, che giustamente interrogano il nostro sguardo.

Benvenuto nel club Ascolta più tardi

Conferenza Ascoltare 43 minuti

L’altro aspetto che emerge da questa nuova mostra e che costituisce una continuità nel lavoro di Eva Jospin è il dialogo tra un’opera figurativa contrastata da un vuoto rispetto alla storia dietro l’opera. Le forme delle sue opere ricordano spesso costruzioni, edifici, ma anche ambienti naturali, grotte, e per questo evocano nello spettatore numerose immagini. Ma non ci viene mai detto con precisione cosa succede nei lavori, cosa sono: “È vero che c’è qualcosa di molto narrativo nel modo in cui le opere vengono presentate qui, ma manca sempre il racconto perché voglio che le persone che vengono a scoprire la mostra ricreano un po’ la propria storia” spiega l’artista al microfono di Marie Sorbier. Qualcosa di poetico e malinconico emerge da questo vagabondare davanti a tutte queste storie che ognuno si racconta, ma che non esisteranno mai veramente.

-

PREV Le opere d’arte hanno qualcosa da insegnarci? con lo storico dell’arte Thomas Schlesser
NEXT Decorazione, disposizione, su misura… A 21 anni, questa Flérien è una designer d’interni