Al 100 bis di rue d'Assas, un piccolo giardino segreto ospita sculture in bronzo e vestigia della Parigi di altri tempi. Ex casa-laboratorio di Ossip Zadkine, scultore di origine russa, questo luogo leggendario invita, dal 14 novembre 2024, a scoprire una nuova mostra che esplora l'amicizia creativa tra Zadkine e Amedeo Modigliani, due giganti dell'avanguardia del inizio del 20° secolo.
Attraverso questa immersione a Montparnasse dagli anni Dieci agli anni Venti, il chilometro quadrato più effervescente degli ultimi cento anni e che ha plasmato l'arte moderna, scopri la mostra Modigliani/Zadkine, un'amicizia interrottache durerà fino al 30 marzo 2025. Fa anche un discreto riferimento a Chana Orloff, onorata dall'ultima mostra, e che conosceva bene i due amici. Si tratta di un evento da non perdere per ogni amante dell'arte che voglia respirare l'aria bohémien della Parigi di un tempo.
Apri le porte della mostra e immergiti nella storia di due artisti che, nonostante un'amicizia tanto breve quanto bruciante, hanno continuato a scrivere le pagine più belle delle avanguardie del primo Novecento.
Da un lato Amedeo Modigliani, nato sulle soleggiate rive della Toscana, arrivò a Parigi nel 1906. Dall'altro Ossip Zadkine, nato nelle gelide distese della Bielorussia, arrivò nel 1910. Due esuli, un incontro, e questa amicizia nacque, anche se tragicamente interrotta dalla prematura morte di Modigliani nel 1920 all'età di 35 anni. Il museo, che conserva il laboratorio di Zadkine, mette in risalto il loro incontro.
Attraverso cinque sale che si susseguono con rigore del tutto geometrico, la mostra ripercorre le traiettorie parallele di Modigliani e Zadkine. Modigliani, influenzato dalla scultura africana e dallo stile unico di Toulouse-Lautrec, si concentrò su teste stilizzate, mentre Zadkine, all'inizio della sua carriera, si ispirò all'arte egiziana, greca e africana per le sue sculture. Poi, nel 1913, Modigliani, con la sua visione chiara, spinse Zadkine a sperimentare teste idealizzate con forme frontali. Se le loro influenze si intersecano, ognuno forgia il proprio universo: Modigliani con i suoi ritratti di abbagliante espressività, Zadkine con una sottile padronanza dei materiali.
Dalla prima stanza è ambientata la scena: due teste. Una, femminile, sembra scolpita in una pietra che senza dubbio Modigliani avrebbe rubato, per mancanza di mezzi per acquistare le materie prime. L'altro, uno Testa eroica di Zadkine, molto più maestoso. Se non fossi stato avvisato, penseresti di trovarti nelle gallerie del Louvre, dipartimento di antichità greche. Ed è qui che avviene la magia, o meglio la fusione – artistica, ovviamente – tra i due uomini.
In tutte le opere siamo colpiti dall'evidenza di questa complicità artistica. Ma la maggiore notorietà di Modigliani non deve nascondere i loro scambi. Sono della stessa generazione, hanno la stessa ammirazione per Brancusi e le famose teste pendenti di Modigliani ricordano le icone del paese di Zadkine. La scenografia di Joris Lipsch (Studio Matters) va oltre la semplice presentazione delle opere. Mette in risalto l'amicizia attraverso spazi inondati di luce naturale, con grandi tetti in vetro tipici dello studio di un artista, che offrono una vista sul giardino.
Intorno al 1914 Modigliani abbandonò la scultura per dedicarsi esclusivamente alla pittura e cedette a quella che Zadkine chiamerà più tardi nelle sue memorie “la signora speculativa”. La rottura amichevole è totale, amplificata dall'impatto della guerra.
Nonostante tutto, dal punto di vista artistico, le opere successive di Modigliani restano segnate dall'impronta indelebile della scultura. Nella prima sala della mostra, La donna con il nastro di vellutocon la sua maschera facciale semplificata, ci immerge in una ricerca di forme raffinate, direttamente influenzate dalle sculture africane. Potremmo anche fare un cenno a Zadkine, che, nel 1924, immaginò il suo Testa di donna dai lineamenti allungati e gli occhi azzurri, evidente riferimento a Modigliani. Il parallelo è sorprendente, soprattutto nel trattamento di queste orbite misteriosamente vuote o piene, senza pupille, come finestre aperte sull'infinito – alla maniera italiana, ma in versione scolpita.
Allora, sei pronto a risolvere l'enigma nascosto nelle stanze? “Vero o falso Modigliani”? Il museo gioca a nascondino con le opere dell'artista italiano, a volte molto autentiche, a volte… un po' meno. Un esempio? Mentre ti sposti verso la stanza 3, ti imbatterai in un dipinto intitolato La donna bruna. Secondo Thierry Dufrêne, il curatore, questo dipinto è a “finto rispettabile” : è magnificamente eseguito, ma tuttavia è solo una contraffazione. Inoltre, il museo di Nancy ha rifiutato di prestare l'originale, cosa che indica chiaramente.
Il commissario non esita a dirlo: “Modigliani detiene il record di falsificazioni”affermazione che ben riassume le complicità per autenticare alcune delle sue opere. E per non lasciarci affamati, Cécilie Champy-Vinas, direttrice del museo, ci ricorda che “le trattative per ottenere un Modigliani autentico sono ardue e i mesi di ricerca richiesti sono intensi”. Ne vale la pena un Modigliani.
Il momento clou della mostra arriva nell'ultima e non ultima sala del museo: il laboratorio di Ossip Zadkine. Lì si trovano il layout dell'officina, concepito come a “tempio dell'umanità”tre teste scolpite nel 1918 e nel 1919. Occupano un posto centrale. Queste teste dai volti allungati e dai lineamenti semplificati ricordano fortemente le cariatidi scolpite da Modigliani prima del 1914, in particolare quelle presentate al Salon d'Automne del 1912. La disposizione di queste opere nello spazio evoca le sette teste scolpite da Modigliani in quel periodo, organizzato “come canne d'organo” produrre a “musica interiore”nelle parole dello scultore Jacques Lipchitz.
La prossima mostra del museo metterà in luce l'arte di Zadkine e il suo rapporto con l'art deco, un altro importante punto di svolta nella storia dell'arte del XX secolo.
“Modigliani/Zadkine, un’amicizia interrotta”
Dal 14 novembre 2024 al 30 marzo 2025 al Museo Zadkine
100 bis rue d'Assas – 75006 Parigi