Noëlle Brancard, acquerellista e pastelista, presenta la sua mostra al CAC: “Jeux d’ombre et de couleurs”, aperta dal martedì al sabato dalle 14:00 alle 18:00. ENTRATA LIBERA.
Passione e ispirazione
Questo artista dell’acquerello e del pastello è originario dei Pirenei. Essendo suo marito un soldato, tutta la famiglia con quattro figli viaggiava molto e si spostava spesso. Tornata sui Pirenei, trovando una vita più stabile, Noëlle sviluppò una passione per il disegno e la pittura; frequenta il laboratorio Lisanade a Lannemezan. Ha seguito le lezioni guidate da JoFis, poi da Micheline Berlioz e Annie-PauleVanin.
Quasi autodidatta, espone nella regione. Non ha un soggetto preferito ma una preferenza per il pastello secco che le permette di esprimersi con più forza. Ammirati i suoi acquerelli, con fiori dai colori tenui, paesaggi bucolici, scene di vita, ritratti. Possiamo vedere una realtà sorprendente in; paesaggi, fiori da giardino, nature morte, ritratti di animali, abitazioni e case delle nostre regioni. Sentiamo chiaramente nelle sue opere che la sua ispirazione arriva nel corso delle stagioni dalle sue passeggiate.
Presenta una trentina di dipinti, ciascuno di carattere e tecnica diversa ma armoniosamente complementari, prevalentemente a pastello secco. In effetti l’artista eccelle nei pastelli; le sue nature morte, l’ombra e la luce degli oggetti, sono straordinariamente fluide, quasi identiche agli originali.
L’inaugurazione venerdì 17 maggio nella sala espositiva al piano terra del Centro Albert Camus è stata un grande successo.
L’arte del pastello
Cosa hanno in comune Edgar Degas, Odilon Redon, Edouard Manet e Mary Cassatt e per noi qui Noëlle Brancard? Tutti hanno creato magnifiche opere con il pastello. Noëlle Brancard durante questa apertura ha risposto alla nostra domanda: Come è fatto il pastello e quale usa?
“Utilizzo pastelli secchi composti essenzialmente da pigmento e una piccola quantità di legante, si caratterizzano per l’intensità e la ricchezza del colore. Questo è realizzato con fiori gialli coltivati tra il Tarn e l’Alta Garonna. Le foglie della pianta vengono prima frantumate e lasciati essiccare in palline. Dopo la fermentazione danno l’agranato, una pasta granulare nerastra, che viene poi utilizzata per produrre questo inimitabile blu pastello del Tarn.