L’erbario del futuro

L’erbario del futuro
L’erbario del futuro
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Questa è la seconda mostra personale dell’artista. Blaise Adilon al Galleria Henri Chartiera seguito di quanto effettuato nel 2021, Blaise Adilon, Ricordi tormentati sotto la stazione di polizia di Thierry Raspail.
Per questo evento, Blaise Adilon espone due nuove serie, L’erbario del futuro E Cerimonie) in due spazi, nella galleria di rue Auguste Comte e nella sua casa di Brindas, dove vive oggi.
Questa casa fu costruita da suo padre, il pittore e architetto Georges Adilon, nel 1960/1970 ed è classificata come patrimonio del XX secolo.
Roberto Pujadecritico e storico della fotografia, è autore di un testo sulle ultime opere di Blaise Adilon, di cui qui riportiamo un estratto.

Cerimonie di Vista Interiore

L’autoritratto di Blaise Adilon nasce effettivamente da una fotografia. Tuttavia, alcune somiglianze con la posa, l’oscurità e la luce dei Rembrandt da lui stesso dipinti ci invitano a considerare questa immagine – e quindi anche la sua intera opera – in un registro artistico in cui la fotografia si astiene dal catturare fedelmente il mondo visibile.

Di conseguenza, questo autoritratto, collocato in prima linea nella serie esposta, ci istruisce sulla modalità di rappresentazione delle visioni dell’artista. Più che una rappresentazione, è in realtà una traduzione in un linguaggio plastico delle forme immaginarie del suo sguardo interiore.

Così, noteremo sul suo volto il trattamento diseguale degli occhi: l’occhio sinistro è sia chiaro che realistico, l’occhio destro è nascosto da una maschera nera. Questa differenza tra un obiettivo all’aria aperta e questo stesso obiettivo accecato simboleggia l’opposizione tra vista e visione, tra uomo e artista.

Come, allora, l’immagine fotografica, che è solo uno scatto, e quindi dedicata alla riproduzione del visibile, giunge a trascrivere una visione interiore? È ovvio che le realizzazioni di Blaise Adilon vanno oltre le performance specifiche dell’immagine fotografica e che il suo lavoro evolve in un approccio plastico.

La tecnica che egli impiega consiste infatti nell’utilizzare la superficie della stampa fotografica come se fosse un materiale malleabile, allo stesso modo del gesso nella scultura o della tempera nella pittura. Interviene sulla superficie dei soggetti fotografati modificandone a piacimento la posizione nello spazio e il contorno delle forme, fino a ottenere un’immagine corrispondente alla sua visione del mondo. È così che il suo autoritratto, ignorando una somiglianza fisica, ci mostra un altro se stesso, irriconoscibile nell’aspetto, ma molto vicino al suo mondo interiore. Ci immerge quindi direttamente nella fonte invisibile di ispirazione che presiede ciascuna delle sue serie.

A prima vista, le tre serie di Blaise Adilon presentate in due spazi, alla galleria Henri Chartier e nella casa dove vive l’artista, sembrano dissimili, a giudicare solo dai soggetti trattati. D’altro canto, i titoli che le riguardano sono enigmatici: L’erbario del futuro presenta frammenti di fiori, Ricordi tormentati immagini oscure di eventi non specificati e Cerimonie) effigi di feticci africani. Se ci atteniamo a ciò che vediamo a prima vista, nulla collega queste opere tra loro, tranne un dettaglio facilmente percepibile: ciascuna delle serie è governata da una preminenza del contenuto sulla forma. In ogni dipinto – le dimensioni e la sontuosità delle immagini giustificano questa denominazione – i soggetti appaiono o, più precisamente, emergono da uno sfondo uniforme con un livello di violenza, diverso a seconda della serie, che merita la massima attenzione.

Roberto Pujade

Blaise Adilon: l’erbario del futuro
12 settembre – 19 ottobre 2024
Galleria Henri Chartier
3 rue Auguste Comte
69002 Lione
+ 33 (0)6 70 74 80 92
www.henrichartier.com

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