la storia di una discordia tra vicini

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In un angolo di Passeig de Gracia si trovano tre creazioni dei più grandi maestri architettonici del modernismo catalano: Lluís Domènech i Montaner, Josep Puig i Cadafalch e Antoni Gaudí. Spiegazioni di questo pezzo di strada leggendario nella storia dell’arte di Barcellona.

Foto di copertina: Vicente Zambrano Gonzàlez – Banca immagini del Comune di Barcellona

L’Isola della Discordia, o “Manzana de la Discòrdia” – manzana che significa sia blocco che mela in spagnolo – è il soprannome dato dai barcellonesi a un’estremità del Passeig de Gracia, in riferimento alla mela della discordia che diede inizio alla guerra di Troia.

Per noi che non siamo esperti di mitologia greca, un breve richiamo ai fatti: la leggenda narra che Eris, dea della discordia, sconvolta per non essere stata invitata alle nozze di Teti e Peleo, pose sulla tavola del banchetto un mela con una parola: “Per la più bella”. Ma chi Atena, Afrodite o Era merita questo titolo? Zeus è in un vicolo cieco e quindi chiede che un giudice imparziale, un mortale di nome Paride, principe di Troia, prenda questa decisione. Le tre dee cercano di persuaderlo e Afrodite gli promette, in cambio del suo voto, di offrirgli la donna più bella del mondo. Paride designa Afrodite che, per onorare il patto, gli dona Elena, moglie del re di Sparta: ha inizio così la guerra di Troia.

Nessuna guerra né vera mela a Barcellona, ​​ma discordia sì. Lungo Passeig de Gracia si trovano tre capolavori dell’architettura modernista, di cui non sappiamo quale sia il più bello. All’inizio del XX secolo era infatti molto di moda avere un pied-à-terre su questo viale che collega il centro della città a Vila de Gracia. Così, un certo numero di nuovi ricchi, industriali borghesi, si stabilirono lì e ordinarono una ristrutturazione, ciascuno ad un architetto diverso.

Pertanto, dal numero 35 al numero 45 del Passeig, è possibile ammirare Casa Lleó i Morera (1902-1906) di Lluís Domènech i Montaner, Casa Mulleras (1906-1911) di Enric Sagnier, Casa Bonet (1915) di Marcel· lí Coquillat, Casa Amatller (1898-1900) di Josep Puig i Cadafalch e Casa Batlló (1904-1906) di Antoni Gaudí. Ma di questi cinque edifici successivi, solo le creazioni di Lluís Domènech i Montaner, Josep Puig i Cadafalch e Antoni Gaudí sono veramente un esempio del modernismo catalano, e sono loro al centro della discordanza estetica di Passeig.

Foto: CostaBrava Pals

La casa Lleó i Morera

Senza dubbio quella con la facciata più classica delle tre, Casa Lleó i Morera merita comunque una deviazione grazie ad un interno riccamente decorato dai migliori artigiani dell’epoca. Costruita nel 1864 da Joaquim Sitjes, capomastro, la casa fu acquistata dalla famiglia Morera Ortiz nel 1902 che chiese subito all’architetto Lluís Domènech i Montaner di trasformarla. Quattro anni dopo l’operazione fu completata e la casa vinse il premio per l’edificio artistico più bello assegnato dal Comune di Barcellona.

Casa Lleó i Morera ha un seminterrato, un piano terra dove viveva la famiglia e tre piani superiori dove si trovava l’alloggio in affitto. In termini di stile, da buon rappresentante del modernismo catalano, Doménech i Morera ha creato un ricco interno decorato con mosaici, pergamene ed elementi decorativi eclettici e lussuosi. Al primo piano, ad esempio, le figure femminili scolpite evocano i progressi tecnologici dell’epoca (elettricità, telefono, fotografia), mentre i dipinti di donne si ispirano al preraffaellismo. Una miscela esplosiva che ha permesso alla famiglia Morera di mostrare tutto il proprio bagaglio culturale.

Casa Amatller

La famiglia Amatller era – ed è tuttora – una grande famiglia di cioccolatieri, divenuta ricca borghese con la rivoluzione industriale. Tra il 1898 e il 1900 affidarono al grande modernista Josep Puig i Cadafalch il compito di ammodernare la casa, originariamente costruita nel 1875. L’idea, come sempre all’epoca, era quella di mostrare con l’arte e la finezza del modernismo la ricchezza del famiglia.

Puig i Cadafalch ha accettato il progetto e ha costruito una facciata sorprendente, che si distingueva dai suoi contemporanei per la sua planarità e la sua forma. La più notevole è ovviamente la parte superiore della facciata a forma di scala, che ricorda le torri gotiche e che oltre ad una funzione decorativa svolgeva una funzione consueta: nascondere lo studio fotografico di Antoni Amatller, installato all’ultimo piano. All’interno, l’architetto distribuisce i tesori del modernismo combinando decorazioni art nouveau, di ispirazione gotica e romanica, con forti dettagli in vetro colorato e opere d’arte di stili e periodi diversi, come desiderato dalla tendenza del momento.

Casa Batllò

Sicuramente la più conosciuta delle tre, Casa Batlló è famosa per i suoi colori cangianti e la sua architettura originale, piena di curve e forme insolite. Costruito dal maestro di Gaudí nel 1877, la famiglia Batlló ne affidò la ristrutturazione al genio catalano nel 1904. Nel 1906 Antoni Gaudí presentò quello che sarebbe diventato un capolavoro del modernismo.

L’edificio è un ottimo esempio di cosa sia l’arte totale, poiché Gaudí ha pensato al più piccolo dettaglio, trasformando la maniglia di una porta in un’opera estetica, un vaso di fiori in un simbolo del modernismo o addirittura una terrazza sul tetto dietro al drago. Soprattutto in termini di colore, la fantasia dell’architetto non conosceva limiti, poiché con i suoi toni di blu la casa viene talvolta descritta come un sottomarino, talvolta come il ventre di una bestia. Purtroppo (o fortunatamente) l’architetto catalano non ha lasciato spiegazioni sul suo lavoro.

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