Le voci sulla vendita di RDS e TSN continuano a circolare e ogni giorno portano la loro dose di spaventose conferme di una crisi esistenziale in Bell Media.
Mentre quest’anno il colosso delle telecomunicazioni subisce uno storico crollo del 35% nel mercato azionario, una domanda risuona: come ha fatto un’azienda un tempo leggendaria a raggiungere questo punto di rottura?
Nel 2024, le azioni della BCE hanno raggiunto il livello più basso in oltre 14 anni. La capitalizzazione di mercato della società è scesa di 16,4 miliardi di dollari, colpendo direttamente milioni di azionisti, tra cui istituzioni del Quebec come la Caisse de dépôt et placement du Québec, che quest'anno ha registrato una perdita cartacea di 273 milioni di dollari.
Le ragioni di questa caduta libera sono molteplici.
Il calo dei ricavi nei segmenti chiave, in particolare nei media, è spietato.
Intensificazione della concorrenza nel settore delle telecomunicazioni, dove aziende come Quebecor stanno registrando guadagni dopo l'acquisizione di Freedom Mobile.
Immaginare. Bell ha perso 1,2 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre. Il deprezzamento del suo patrimonio mediatico è straziante.
Il calo degli introiti pubblicitari, esacerbato dal predominio di giganti digitali come Google e Amazon, è stato l’ultimo ko.
Considerare la cessione di RDS e TSN è una decisione che non fa altro che accentuare la percezione di una pericolosa ritirata strategica.
Questi canali, che incarnano l’eccellenza sportiva in Canada, sono ormai considerati un peso morto in un settore in cui Bell non vede più un futuro.
Tuttavia questo disimpegno mette in pericolo non solo il patrimonio mediatico, ma anche un patrimonio culturale profondamente radicato.
Dalla perdita dei diritti nazionali della NHL nel 2013, RDS e TSN hanno visto affievolirsi le loro speranze. Il modello economico della televisione sportiva tradizionale, basato su abbonamenti costosi e diritti di trasmissione sempre più costosi, è ormai superato di fronte all’ascesa di piattaforme digitali come Amazon Prime.
Ma non sono solo le piattaforme digitali a mettere in pericolo queste istituzioni. È anche colpa della mancanza di coraggio strategico da parte di Bell, che sembra pronta a sacrificare canali come RDS per assicurarsi rendimenti finanziari a breve termine invece di ripensare il proprio modello mediatico.
L'atmosfera è pesante negli studi RDS. Le voci di vendite, unite all'incertezza sui diritti di trasmissione regionali che scadono nel 2026, stanno creando un clima di paura e disillusione tra i dipendenti di RDS.
Per gli appassionati di sport del Quebec, questa situazione è un duro colpo. RDS non è solo un canale televisivo: è un unificatore, uno spazio dove le passioni sportive si trasformano in momenti condivisi.
La scomparsa o la vendita dell'RDS rappresenterebbe una perdita insostituibile per la cultura sportiva del Quebec.
Nel cuore di questa crisi, la leadership di Bell, incarnata dal suo amministratore delegato Mirko Bibic, sembra sempre più disconnessa dalla realtà dei canadesi.
Mentre l’azienda aumenta i licenziamenti e registra ingenti perdite, continua a pagare dividendi record di 3,7 miliardi di dollari ai suoi azionisti.
Questa politica ha suscitato aspre critiche, in particolare da parte del sindacato Unifor, che ha denunciato il trattamento inumano dei suoi dipendenti.
La televisione tradizionale è in crisi e RDS è al centro di questa tempesta. Ma invece di cercare soluzioni innovative per dare nuova vita a questa istituzione, Bell sembra pronta ad abbandonare la nave.
Per compensare le perdite e generare liquidità, Bell ha avviato una metodica cessione di alcune delle sue attività sportive più preziose.
La vendita delle sue azioni in Maple Leaf Sports & Entertainment (MLSE) è un ottimo esempio. Questa transazione potrebbe aver portato un sollievo temporaneo, ma sa di panico.
La domanda a questo punto sorge spontanea: cosa resta da vendere alla Bell? Le voci sulla vendita di RDS e TSN sono solo l'inizio.
La Bell potrebbe anche dover prendere in considerazione la possibilità di sbarazzarsi di sponsorizzazioni costose come quella del Bell Centre.
Immaginate per un momento: il Bell Center, questo luogo sacro per gli appassionati di hockey, potrebbe perdere il suo nome per diventare un Amazon Center. Che schifo.
Questo cambiamento simboleggerebbe ulteriormente la caduta di un gigante, ma anche una rottura con l’identità collettiva dei quebecchesi.
Mentre milioni di cittadini del Quebec perdono soldi in borsa a causa di Bell, la società continua a favorire una gestione focalizzata sui dividendi e sui tagli profondi, senza alcun piano reale per risanare la situazione.
Peggio ancora, ritirandosi dai media sportivi e abbandonando asset come RDS, Bell tradirebbe i suoi impegni nei confronti di una comunità che la sostiene da decenni.
Bell non è più la compagnia che collega i Quebec.
L'azienda è a un bivio. Le sue scelte disperate di generare liquidità, combinate con una gestione disastrosa delle sue risorse mediatiche, preannunciano un innegabile declino.
Gli abitanti del Quebec, attraverso i loro portafogli di investimento, le loro pensioni e la loro cultura sportiva, stanno pagando un prezzo elevato per questa debacle.
La televisione sportiva tradizionale, come l'immagine stessa di Bell, sta scomparendo.
E quando il Bell Center non sarà più il Bell Centre, rimarrà solo un’amara verità: Bell ha abbandonato il suo ruolo di leader per diventare spettatore della propria caduta.
Piattaforme come Amazon Prime si stanno posizionando come acquirenti preferiti dei diritti NHL dal 2026.
E c'è da chiedersi se Amazon sarà interessata a offrire l'hockey in francese. O se gli abitanti del Quebec saranno costretti a guardare il loro sport nazionale… in inglese…
Bell, un tempo simbolo di stabilità e innovazione, è oggi un colosso sull'orlo del collasso. Le decisioni prese nei prossimi mesi determineranno non solo il futuro di RDS e TSN, ma anche il ruolo di Bell nel panorama mediatico canadese.
Per ora, i risultati sono cupi: perdite massicce, una strategia poco chiara e una base di abbonati in rapido declino.
RDS, un tempo al vertice, è oggi un'istituzione tremante, minacciata da un modello economico ormai superato e da una gestione aziendale che sembra aver perso di vista le proprie responsabilità culturali e sociali.
La caduta di Bell è più di un problema economico: è il simbolo del collasso di un’epoca, in cui la televisione tradizionale sta lasciando il posto ai giganti digitali senz’anima.