Un “House of Cards, versione Tuche”. Ma fino a che punto si spingerà il crollo della Borsa di Parigi?

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La Borsa di Parigi nel 2024 ©IPM Graphics
La Borsa di Francoforte nel 2024La Borsa di Francoforte nel 2024
La Borsa di Francoforte nel 2024 ©IPM Graphics

Anche per quanto riguarda il finanziamento del debito francese, la tensione è palpabile: il tasso francese dei titoli decennali si avvicina al 3% – martedì attorno al 2,90% –, il diffusione (il gap di tasso con la Germania, ndr) ha raggiunto oggi un picco di 0,85 punti base.

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Non dobbiamo mai esagerare l’influenza della politica sui mercati azionari”.

Ma dobbiamo aspettarci, nonostante tutto ciò, una continuazione del calo della Borsa di Parigi nelle prossime settimane, o addirittura un crollo in seguito a questa crisi politica che il commentatore economico Marc Fiorentino definisce “House of Cards, versione Tuche”? No, e per diversi motivi.

La caduta dei valori stellari di Parigi

Innanzitutto perché la debolezza della Borsa di Parigi nel 2024 si spiega soprattutto con il brutto momento vissuto da alcuni dei suoi titoli di punta, in particolare nel settore del lusso – le azioni LVMH hanno perso quasi il 15% nel 2024 e Kering quasi il 45% –. e nel settore automobilistico: le azioni Stellantis sono scese di circa il 45% nel 2024.

Poi perché la Francia non attraversa (ancora?) una grave crisi finanziaria, secondo Marc Fiorentino: “Ci troviamo in un periodo generale di disinflazione e di tassi in calo in Europa, la Francia, ovviamente, continuerà a prendere prestiti a tassi più elevati rispetto a Germania, Spagna o Grecia, ma a tassi ancora storicamente bassi..

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L’eco è la stessa di Marc Eeckhout, stratega di Puilaetco: “Se cade il governo, ci sono soluzioni che ci permettono di copiare, nel 2025, il bilancio 2024, con aggiustamenti. È vero che il mercato francese è quello che rende meno bene in Europa, ma non è principalmente per ragioni politiche situazione Molte aziende francesi, soprattutto nel settore dei beni di lusso, soffrono del rallentamento economico in Cina e il settore automobilistico sta attraversando un momento molto difficile, come anche in Germania. A questo si aggiunge sicuramente la crisi politica ulteriori difficoltà ma non credo per tutto questo allo scenario di una crisi sistemica, stima il dirigente della Puilaetco.

“Pochi sussulti, raramente duraturi”

Anche Christopher Dembik, consulente per la strategia d’investimento di Pictet AM, è piuttosto rassicurante: “La profondità e la qualità del debito francese implicano che ci sarà sempre una domanda significativa da parte degli investitoriprecisa, anche se qualificabile: Picchi di tensione, eccessi ribassisti sul Cac 40 e l’allontanamento della possibilità di un rally azionario di fine anno sono, invece, del tutto probabili”.

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Ma da lì a immaginare un panico in borsa, c’è un passo che lo specialista Pictet non fa: “Non dovremmo mai esagerare l’influenza della politica sui mercati azionari. Ciò può causare qualche tumulto, ma raramente è duraturo. Non c’è rischio di fermare e tanto meno una crisi finanziaria o un attacco speculativo alla Francia, come è stato menzionato qua e là”conclude.

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