Mercoledì il governo degli Stati Uniti ha chiesto ai tribunali di ordinare a Google di vendere il suo browser Chrome, una sanzione che sarebbe storica per il gigante della tecnologia già sotto accusa per le sue pratiche anticoncorrenziali.
Se le intenzioni del futuro governo Donald Trump a questo proposito restano sconosciute, questa richiesta segna un profondo cambiamento da parte delle autorità americane garanti della concorrenza, che hanno sostanzialmente lasciato in pace i giganti della tecnologia dopo il loro fallimento nello smantellamento di Microsoft circa vent’anni fa .
In un atto giudiziario, il Ministero della Giustizia chiede la scissione delle attività della filiale del gruppo Alphabet, vietando inoltre a Google di firmare accordi con i produttori per imporre l’uso predefinito del suo motore di ricerca sugli smartphone.
Le autorità vogliono anche impedire a Google di sfruttare il suo sistema operativo mobile Android per promuovere altri suoi prodotti. Chiedono addirittura che il gigante tecnologico venda Android per non aver proposto sviluppi in questa direzione.
Google è stato giudicato colpevole l’estate scorsa di pratiche illegali volte a stabilire e mantenere il proprio monopolio nella ricerca online da Amit Mehta, un giudice federale di Washington.
Il prossimo passo è ora decidere sulla sanzione da irrogare all’azienda e quindi sulle risposte da dare alla sua posizione dominante.
Dopo aver ricevuto mercoledì la richiesta ufficiale dalle autorità, il giudice attende ora le proposte di Google il mese prossimo prima di ascoltare entrambe le parti in un’udienza speciale prevista per aprile.
Ma i cambiamenti, se ci saranno, richiederanno sicuramente anni, con Google che intende ricorrere in appello denunciando come “radicale” l’ipotesi di uno smantellamento.
Il caso rischia di finire nelle mani della Corte Suprema e resta sospeso fino all’arrivo al potere di Donald Trump, a gennaio. Il miliardario repubblicano metterà una nuova squadra a capo delle autorità della concorrenza e ha parlato apertamente delle sue intenzioni riguardo al potere dei giganti tecnologici.
Ha nominato Brendan Carr a capo dell’ente regolatore americano delle telecomunicazioni, la FCC, che vuole “smantellare il cartello di censura” imposto, secondo lui, dai giganti della tecnologia Facebook, Google, Apple e Microsoft.
Ma il presidente eletto ha anche segnalato che lo smantellamento sarebbe eccessivo.
Somme incredibili
Il Dipartimento di Giustizia vuole che Google si liberi di Chrome, il browser Internet più utilizzato al mondo, perché è un importante punto di accesso al motore di ricerca, minando le possibilità di potenziali concorrenti.
Secondo il sito StatCounter, a settembre Google rappresentava il 90% del mercato globale della ricerca online e addirittura il 94% sugli smartphone.
Le dieci settimane di processo hanno messo in luce le cifre da capogiro pagate dalla filiale di Alphabet per garantire l’installazione predefinita di Google Search, in particolare sugli smartphone prodotti da Apple e Samsung.
Le azioni penali sono state avviate durante il primo mandato di Donald Trump (2017-2021) e sono proseguite sotto la presidenza di Joe Biden.
Se il giudice accettasse le proposte delle autorità, queste potrebbero rimodellare il mercato della ricerca online.
Google si trova ad affrontare un’offensiva legale più ampia per presunte violazioni delle leggi sulla concorrenza sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea.
Nel mese di ottobre, un giudice federale della California ha ordinato a Google di autorizzare l’installazione di negozi di applicazioni concorrenti del Google Play Store, decidendo a favore del creatore del gioco online Fortnite, Epic Games.
(afp)