Il Consiglio adotta una posizione che suggerisce lunghi triloghi – Euractiv FR

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Lunedì (17 giugno) i ministri riuniti in sede di Consiglio Ambiente hanno adottato la loro posizione sulla direttiva sulle dichiarazioni ambientali. Il testo si differenzia in diversi punti da quello adottato dal Parlamento europeo e rimane al di sotto delle aspettative delle ONG ambientaliste, che denunciano una legislazione annacquata.

Gli europei prestano sempre più attenzione all’impatto ecologico dei prodotti che consumano. Secondo l’istituto di dati Kantar, nel 2023 il 22% delle famiglie nel mondo erano “eco-attive”, ovvero i consumatori più eco-responsabili, rispetto al 18% dell’anno precedente.

In questo contesto, per distinguersi dalla concorrenza e apparire più ecologiche agli occhi dei consumatori, le aziende stanno aumentando il numero di etichette di sostenibilità o di pubblicità che elogiano la neutralità del carbonio o le compensazioni ambientali dei loro prodotti.

Uno studio dell’UE ha rilevato che il 40% delle dichiarazioni ecologiche avanzate dalle aziende non lo sono “assolutamente non comprovato”mentre il 53% lo era “vago, fuorviante o infondato”.

Di fronte a questa osservazione, la Commissione ha presentato nel marzo 2023 una proposta di direttiva sulle asserzioni ambientali. La proposta prevede che questi siano basati su prove scientifiche riconosciute e controllate dalle autorità nazionali.

Dopo l’adozione della posizione in prima lettura da parte del Parlamento europeo lo scorso febbraio, il Consiglio “Ambiente” ha a sua volta approvato il suo approccio generale sulla direttiva, che consente l’avvio di negoziati interistituzionali – i famosi “triloghi”.

Lotta al greenwashing

Concretamente, la direttiva mira a combattere greenwashing fissando requisiti minimi per la giustificazione, la comunicazione e la verifica delle asserzioni ambientali avanzate dalle aziende.

Le dichiarazioni e le etichette ambientali devono essere chiare e facilmente comprensibili, con specifico riferimento alle caratteristiche che coprono, come la sostenibilità, la riciclabilità o l’impatto del prodotto sulla biodiversità.

Inoltre, qualsiasi affermazione ecologica deve essere verificata da esperti indipendenti prima di essere pubblicata.

In caso di infrazione, le aziende sono esposte a sanzioni, inclusa la confisca dei redditi e “una multa pari al 4% del fatturato annuo”ha indicato il Parlamento in un comunicato stampa successivo all’adozione della sua posizione.

Per quanto riguarda la compensazione o la riduzione delle emissioni di carbonio di un prodotto, il Consiglio stabilisce l’obbligo di fornire informazioni sul tipo e sulla quantità di crediti di carbonio, ovvero un certificato relativo all’elusione, riduzione o eliminazione di una tonnellata di anidride carbonica, e specificare se sono permanenti o temporanei.

Nell’ambito del risarcimento, “Le aziende devono dimostrare di avere un obiettivo di zero emissioni nette e mostrare i progressi compiuti sulla decarbonizzazione, nonché la percentuale delle emissioni totali di gas serra che sono state compensate”possiamo leggere un comunicato stampa del Consiglio pubblicato dopo la votazione.

Si prospettano triloghi difficili

La posizione del Consiglio è meno ambiziosa di quella del Parlamento, che lascia presagire lunghi triloghi e preoccupa soprattutto le ONG.

Il testo adottato dal Consiglio “consente alle aziende di fare affidamento sull’autovalutazione per un’ampia gamma di affermazioni, riducendo così i loro obblighi di divulgare prove a sostegno delle loro affermazioni. È un peccato che l’accordo rimuova le sanzioni che potrebbero dissuadere le aziende dal greenwashing”.si è lamentata Blanca Morales, consulente senior per la sostenibilità presso l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC).

La stessa osservazione vale per Margaux Le Galllou, direttrice del programma dell’Environmental Coalition on Standards (ECOS), che riassume in un comunicato stampa: “La Direttiva sulle dichiarazioni ambientali deve garantire che le dichiarazioni siano collegate a riduzioni reali e misurabili delle emissioni”.

“Non si può consentire alle aziende di continuare ad acquistare per evitare le proprie responsabilità in materia di emissioni”ha insistito.

Allo stesso tempo, i due relatori del testo al Parlamento europeo, l’estone Andrus Ansip (Renew) e il maltese Cyrus Engerer (Socialisti e Democratici europei) non sono stati riconfermati come eurodeputati. Per il momento non sono stati designati i loro sostituti e le ONG sperano che due deputati degli stessi gruppi politici si facciano carico del dossier per garantire un approccio coerente durante i triloghi.

[Édité par Anne-Sophie Gayet]

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