La macchina miliardaria che è il private equity

La macchina miliardaria che è il private equity
La macchina miliardaria che è il private equity
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Werner Vontobelarticolo pubblicato su Infosperber il 13 novembre 2024, tradotto da Fa bene alla testa


Negli Stati Uniti, i multimiliardari comprano le elezioni o addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In Svizzera Christoph Blocher ha reso l’UDC il partito più forte grazie ai suoi soldi e Fredy Gantner, Urs Wietlisbach e Marcel Erni del “Gruppo Partner” hanno recentemente cercato di sconfiggere il Bilaterale III. Rappresentano la nuova generazione di super ricchi. A differenza di Blocher o Gottlieb Duttweiler, non producono più nulla. Invece di merci, spostano solo denaro. E da centinaia di miliardi.

Il commercio d’impresa come modello di business

Nel Sguardo domenicaleBeat Schmid ha cercato di capire come i tre fondatori della società di private equity Partners Group (PG) di Baar siano diventati ricchi insieme di circa 8 miliardi di franchi in pochi anni. La risposta è breve: raccogliere denaro (150 miliardi di dollari finora) da clienti facoltosi, acquistare aziende con quel denaro e venderle per almeno il doppio dopo cinque-dieci anni.

I clienti facoltosi possono contare su un rendimento netto annuo compreso tra il 15 e il 20%. I tre partner ricevono inoltre commissioni di gestione e detengono azioni private che finora hanno consentito loro – sempre secondo il Sguardo domenicale – ottenere un rendimento del capitale proprio del 41%. Questo per quanto riguarda la superficie finanziaria.

Ma come hanno fatto i tre soci e i loro 1.900 dipendenti a rendere più efficienti le aziende acquisite e a raddoppiarne il valore? IL Sguardo domenicale non lo spiega con precisione, e il sito di Partners Group non dice di più. Troviamo praticamente solo argomenti – e molto astratti – a livello dei mercati finanziari. “Investimento trasformazionale” – qualche domanda?

L’economia reale viene menzionata solo marginalmente. Ma per fortuna all’inizio di questa settimana i partner hanno raggiunto un accordo importante. Come si legge su “Marketscreener”, Partners Group ha venduto la sua partecipazione nella società Techem con un margine di profitto del 45%.

Nel dettaglio, l’operazione sarebbe avvenuta così: nel 2018, PG ha acquistato Techem con altre due società di private equity per 4,6 miliardi di euro e ha poi studiato a lungo una IPO. Oggi l’azienda è stata venduta per 6,7 miliardi a un consorzio di investitori composto dalla holding americana TPG e dal fondo sovrano di Singapore GIC.

Un accordo enigmatico

Nel concreto Techem è un’azienda di circa 4.000 dipendenti specializzata nella lettura dei dati di riscaldamento e nell’ottimizzazione energetica di grandi edifici residenziali. L’anno scorso ha aumentato il suo fatturato del 12,5% a 1,01 miliardi di euro. L’utile lordo (Ebitda) è indicato a 552 milioni. Ma dobbiamo ancora detrarre, tra l’altro, gli interessi su 2,8 miliardi di debito netto. Un possibile utile netto non è indicato, come si potrebbe sospettare.

Per PG la cessione è un buon affare. Ma cosa spinge il TPG e il GIC a spendere quasi 7 miliardi per un lettore riscaldante che, nel migliore dei casi, è appena redditizio? Perché Techem è stata semplicemente rivenduta a investitori internazionali invece di essere offerta pubblicamente in vendita in Borsa, accompagnata da un adeguato prospetto di vendita contenente tutte le informazioni rilevanti?

Prima possibilità: Finzione finanziaria?

Ci sono due possibili risposte a questa domanda. Il primo: la vendita rientra in un affare più ampio (segreto). I mega-fondi si acquistano reciprocamente le quote a prezzi esorbitanti e aumentano così il loro valore di mercato. Ciò a sua volta influisce sui bonus dei manager. Sarebbe, per così dire, una finzione finanziaria.

Anche la penultima transazione di PG è avvenuta in assoluta segretezza. PG ha acquistato da GHO-Capital la quota di maggioranza della società biotecnologica FairJourney Biologics per una cifra stimata di 500 milioni di euro, portando il valore di mercato dell’azienda a 41 milioni di euro di fatturato annuo, ovvero a 900 milioni di euro. Non è sicuro che questo diventerà mai un business redditizio. Nel frattempo però valgono le valutazioni che gli stessi “investitori globali” determinano per le loro transazioni. GHO ha realizzato un profitto effettivo probabilmente ben superiore a 100 milioni. Partners Group può riconoscere la partecipazione in FairJourney nel proprio bilancio al prezzo di acquisto. Win-win – ma alla fine è solo finzione finanziaria.

Seconda possibilità: prospettiva di dominio del mercato

La seconda possibilità ci riporta all’economia reale: l’attività dei servizi di raccolta dati sul riscaldamento è già concentrata in poche mani, cosa che ha destato preoccupazione tra l’Ufficio federale dei cartelli tedesco. Oltre ai colossi del settore Techem e Ista, sul mercato europeo sono ancora attivi circa 300 piccoli servizi, che però sono poco competitivi. L’acquisizione di Techem potrebbe far parte di un piano volto a monopolizzare completamente il mercato, aumentare significativamente i prezzi e aumentare i profitti in modo che Techem possa essere venduto ad un prezzo ancora più alto attraverso la borsa. Milioni di inquilini andrebbero così alla cassa. Molte piccole bestie fanno molti danni in poche mani.

Questa è tutta speculazione. Non sappiamo altro e non dovremmo sapere. Il fatto è che i mercati finanziari globali hanno la sfortunata tendenza a produrre multimiliardari politicamente potenti e a lasciarci all’oscuro su chi alla fine pagherà il conto.

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