Ad Alès, LFB raddoppia la produzione di biomedicinali

Ad Alès, LFB raddoppia la produzione di biomedicinali
Ad Alès, LFB raddoppia la produzione di biomedicinali
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Questo è il nostro nuovo bioreattore da 2.000 litri arrivato proprio di recente. Sarà seguito l’anno prossimo da un altro bioreattore di identica capacità. » Nella camera bianca dello stabilimento di Alès (Gard), dove si trovano le nuovissime attrezzature destinate alla produzione di biofarmaci, il direttore generale di LFB Biomanufacturing, Herbert Guedegbe, non nasconde il suo entusiasmo. Fino ad ora avevamo solo bioreattori da 1.000 litri. Grazie a questi nuovi serbatoi cambieremo dimensione raddoppiando le nostre capacità produttive »lui dice.

Il tempo capriccioso e l’assenza, dovuta al periodo di riserva elettorale, del ministro del Lavoro, della Salute e della Solidarietà, Catherine Vautrin, non avranno impedito all’azienda (80 dipendenti), filiale del gruppo farmaceutico pubblico LFB, di festeggiare, questo venerdì, 14 giugno, la posa della prima pietra del suo progetto di ampliamento, la cui conclusione è prevista nel 2026.

Strategico l’investimento di 20 milioni di euro, sostenuto per 6,7 milioni di euro dal piano Francia 2030, e che sarà accompagnato da una cinquantina di assunzioni. Perché i farmaci biologici, queste cure derivate da organismi viventi, a differenza dei farmaci ottenuti per sintesi chimica, sono in forte espansione negli ultimi anni, in particolare nel campo dei farmaci antitumorali dove rappresentano gran parte delle nuove cure immesse sul mercato. Oggi, il 59% dei farmaci in fase di sviluppo nel mondo sono bioterapie »osserva Jacques Brom, direttore generale della LFB.

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Una manna in cui LFB Biomanufacturing, che realizza il 75% del suo fatturato grazie all’attività di subfornitura per conto terzi nel settore farmaceutico (il resto dell’attività è dedicato alla produzione di un farmaco contro l’emofilia per la sua società madre), intende prendere vantaggio. “ Oggi abbiamo dai sei ai sette clienti principali. Con questa espansione miriamo a raddoppiare questo numero entro il 2026 », precisa Herbert Guedegbe. Fondato da più di vent’anni nell’ex città mineraria del Gard, alle porte delle Cévennes, l’azienda è specializzata nella produzione di proteine ​​terapeutiche, in particolare di anticorpi monoclonali.

Questione di sovranità

Utilizzando il gene che prende di mira la malattia, i team del sito stanno sviluppando in laboratorio un processo di produzione per il cliente che ne consentirà poi la coltivazione su larga scala in bioreattori a temperatura controllata. Concretamente, il gene viene inserito in una cellula di mammifero, alla quale viene aggiunta una soluzione che nutrirà il tutto per favorirne la moltiplicazione. La proteina interessata, ovvero il principio attivo del futuro farmaco, viene poi estratta dalla miscela mediante diversi metodi di purificazione e filtrazione.

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