Petizione per il diritto all’integrità digitale a scuola

Petizione per il diritto all’integrità digitale a scuola
Petizione per il diritto all’integrità digitale a scuola
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A Ginevra una petizione chiede allo Stato di rispettare l’integrità digitale degli studenti (foto illustrativa).

Foto: KEYSTONE/LAURENT GILLIERON

A Ginevra l’associazione Rune-Genève ha lanciato una petizione per il Gran Consiglio. Chiede che nelle scuole cantonali venga rispettato il diritto all’integrità digitale votato dal popolo.

Il 18 giugno 2023 l’elettorato del Cantone di Ginevra ha accettato a stragrande maggioranza (94,21%) l’inserimento di un nuovo diritto all’integrità digitale nella Costituzione cantonale. Lo Stato di Ginevra deve applicare questo diritto senza ulteriori indugi agli studenti della scuola pubblica, ha chiesto giovedì in un comunicato stampa l’Associazione Pensiamo all’uso del digitale e degli schermi (RUNE-Ginevra).

L’associazione deplora in particolare che la creazione sistematica di un conto EEL (scuola online) a partire dalla scuola primaria per ogni studente venga effettuata senza il consenso dei genitori, anche se minorenni. Questa misura è contraria alla legge vigente, denuncia.

Se i conti EEL sono gestiti direttamente dallo Stato e ospitati a Ginevra, lo stesso non vale per i servizi online ai quali tali conti possono fornire accesso. E per citare come esempio i servizi di Google (Google ‘Class room’ e la messaggistica ‘Gmail’).

Diritto di disconnettersi

Con le sue pratiche di fruizione digitale nelle scuole, in particolare quelle primarie, e la necessità per gli studenti di utilizzare i dispositivi digitali a casa, il Dipartimento della Pubblica Istruzione (DIP) contribuisce allo sviluppo delle dipendenze digitali. Non rispetta né il diritto alla vita offline né il diritto alla disconnessione, continua il comunicato stampa.

L’apparente gratuità delle soluzioni scelte dal DIP appare spesso come un argomento decisionale. Tuttavia, accade che soluzioni locali relativamente economiche siano escluse. Rune-Genève chiede che venga data priorità alle imprese regionali o nazionali che rispettano il diritto all’integrità digitale e non praticano alcun tipo di sorveglianza.

/ATS

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