Dieci domande a… Jean Benny | Quando l’unione fa la forza

Dieci domande a… Jean Benny | Quando l’unione fa la forza
Dieci domande a… Jean Benny | Quando l’unione fa la forza
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Ogni venerdì, nella nostra sezione viene rivelato un decisore. Questa settimana Jean Benny, presidente di Benny & Co., risponde alle nostre domande.


Pubblicato alle 00:59

Aggiornato alle 6:15

Dopo tutti questi anni mangi ancora pollo?

Ogni settimana. Non sono stanco. Non vedo l’ora che sia domenica per mangiarlo. Mi ordino mezzo pollo. Mangio la coscia e conservo il seno per i panini e le insalate durante la settimana. E non vedo l’ora di mangiare anch’io i miei panini! Qui in ufficio, con la prova cucina, abbiamo la possibilità di assaggiare nuovi piatti, questo mi piace. Ma torno sempre al mio mezzo pollo con patatine fritte e insalata di cavolo. Sono un po’ conservatore su questo.

Quali sono le tue migliori e peggiori abitudini?

La mia migliore abitudine, direi, è la disciplina mattutina. Faccio i miei esercizi di stretching. Non è proprio yoga, ma è come lo yoga [rires]. È troppo faticoso, lo yoga. La mia peggiore abitudine… ne ho diverse. Non lo definirei il peggiore, ma non dovrei mai fumare e qualche volta lo faccio. Mi permetto di rilassarmi. Devo solo risolvere questa cosa e poi la mia vita sarà perfetta [rires].

Quale parola non sopporti più?

La parola “impossibile” è in circolazione da molto tempo, non lo capisco. Sentire quella parola mi ha comunque motivato ad andare avanti. Lo trovo impegnativo.

Che libro o film consigli di solito?

Ken Follett è uno dei miei autori preferiti. Mi piacciono i romanzi storici. In I pilastri della terra, ci sono molti fatti storici, molte ricerche. E per il film, lo è Forrest Gump. Niente è impossibile, soprattutto se ti lasci guidare dalla vita. Forrest, gli è successo tutto… per caso. È diventato il miglior corridore del mondo e anche il miglior pescatore di gamberi. È semplice, sincero. Ci è riuscito suo malgrado.

Che consigli daresti alla versione più giovane di te?

Mi direi di avere più fiducia in me stesso, nelle mie idee, nel mio modo di fare le cose.

C’è stato un momento in cui la tua carriera è cambiata?

Proprio quando mi fidavo di me stesso. Nel 2006 ho deciso di creare Benny & Co., un concetto che unisse [les différentes enseignes de restaurants de] famiglia. C’erano diversi marchi di ristoranti e abbiamo unito le forze [sous un même nom]. Io e i miei fratelli abbiamo iniziato con una dozzina di ristoranti. Ci voleva leadership per farlo, per creare un ufficio, un servizio di franchisor. L’incontro ha creato una sinergia.

Cosa porti sempre in tasca o in borsa?

Trascino il telefono. È diventato il mio “ufficio” quando sono via. Spesso però lo spengo. Di notte voglio avere la pace. In vacanza non lo porto neanche io. Metterlo giù e riprenderlo qualche giorno dopo è una bella sensazione. Prima non avevamo un cellulare e andavamo avanti con le nostre vite.

In ufficio o a casa?

Un mix di entrambi. La mattina vado in ufficio. Intorno alle 13:30, ceno. Sto facendo la mia passeggiata. E ora sono pronto per concludere la mia giornata a casa. Durante la pandemia non potevo venire in ufficio perché il mio team non voleva che corressi rischi. Ho “soffrito” per tre mesi a casa [rires]. Preferisco stare in ufficio per tastare il polso, per ascoltare le persone.

Un buon capo è qualcuno che…

Ascolta, osserva, capisce, chi si interessa alla vita delle persone. Ho cercato di migliorarmi per diventare un capo migliore per… 40 anni.

La pensione ideale?

Per me si tratta di prenderlo gradualmente. Delegare tranquillamente le principali responsabilità alla generazione successiva. Voglio ritirarmi dolcemente. E soprattutto devo cercare di trovare una passione, al di fuori della famiglia e del lavoro. È complicato. D’inverno sci, d’estate nuoto. Ma questa non è una carriera. Domani mattina non diventerò un campione di sci.

Chi è Jean Benny?

Jean Benny, 62 anni, è cresciuto in una famiglia di ristoratori, dove gli zii e il padre gli sono stati di esempio.

Ha acquistato la sua prima rosticceria all’età di 19 anni.

Nel 2006 ha fondato Benny & Co. con i suoi fratelli Yves e Vincent. L’obiettivo: riunire sotto lo stesso nome tutti i ristoranti della famiglia.

Oggi la catena conta 82 stabilimenti ed è gestita dalla terza generazione di Bennys.

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