L’ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, ha stimato giovedì che lo scivolamento del deficit pubblico francese al 6,1% del PIL nel 2024 è stata “la scelta dell’attuale governo”, confutando qualsiasi “colpa” o “occultamento” della situazione. dei conti pubblici.
“Quando mi dicono che il deficit nel 2024 sarà al 6,1%, è la scelta dell’attuale governo. E fornirò tutte le prove che potremmo avere nel 2024, con misure di ripresa più rigorose, un deficit intorno al 5,5%. Contesto quindi formalmente questa cifra del 6,1%», ha dichiarato Le Maire, spiegandosi alla commissione Finanze del Senato, nel quadro di una missione d’informazione sull’evoluzione delle finanze pubbliche.
Secondo il disegno di legge finanziaria di fine gestione presentato mercoledì al Consiglio dei ministri, il deficit pubblico scenderà al 6,1% del Pil nel 2024. Era previsto al 4,4% nel disegno di legge finanziaria iniziale presentato nell’autunno del 2023, poi portato al 5,1% in primavera dal precedente governo, sotto il quale Le Maire aveva guidato Bercy per più di sette anni.
“Non c’era nessuna colpa, nessun occultamento, nessun desiderio di ingannare. C’è stato fondamentalmente un grave errore tecnico nella valutazione delle entrate di cui paghiamo il prezzo», ha spiegato l’ex grande finanziere, partito per insegnare a Losanna (VD).
Inizialmente si stimava che i ricavi sarebbero stati di 41,5 miliardi di euro in più rispetto a quelli che saranno effettivamente nel 2024, mentre la crescita è stata rivista al ribasso dall’1,4% all’1,1%.
Le Maire ha insistito sul fatto che “mai, in nessun momento, né il governo, né tanto meno il ministro, pronunciano una parola sulla valutazione delle entrate”, che è un esercizio “tecnico”. C’è “totale impermeabilità”, ha aggiunto. “Il ministro non commenta. Il politico non commenta, e poi forse è un bene, perché se il politico cominciasse a intromettersi nella valutazione delle entrate, grideremmo alla manipolazione.
Ha inoltre sottolineato che il governo precedente aveva speso in modo massiccio per sostenere le famiglie e le imprese durante le crisi successive, prima di avviare misure di risparmio di fronte all’aumento del debito pubblico francese. L’ex ministro ha affermato di aver addirittura “resistito” alla spesa aggiuntiva di circa 400 miliardi richiesta poi dai parlamentari di tutte le parti.