Francia: delle 201 persone arrestate durante una manifestazione per il clima, solo una è oggetto di un’indagine

Francia: delle 201 persone arrestate durante una manifestazione per il clima, solo una è oggetto di un’indagine
Francia: delle 201 persone arrestate durante una manifestazione per il clima, solo una è oggetto di un’indagine
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Delle 201 persone arrestate venerdì durante un’azione di attivisti climatici davanti alla sede di Amundi, solo una è ora oggetto di un’indagine preliminare, le altre hanno beneficiato di classificazioni o alternative al procedimento giudiziario, ha indicato sabato la procura di Parigi.

Venerdì mattina diverse decine di persone hanno disturbato l’assemblea generale del gestore patrimoniale Amundi, che secondo gli attivisti è uno dei principali azionisti di TotalEnergies.

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Lo stesso giorno il colosso petrolifero ha tenuto la propria assemblea generale nel quartiere degli affari La Défense, sotto la massima sicurezza della polizia.

Di fronte ad Amundi, a partire dalle 11, diverse centinaia di attivisti sono stati circondati dalla polizia, per cui 201 persone sono state arrestate, secondo i dati della Procura di Parigi, per “partecipazione ad un gruppo formato per commettere violenze o danneggiamenti”. ”.

Di questi 201 arresti – un volume eccezionale intorno a un GA – solo una persona vede proseguire le indagini contro di lui sotto forma di indagine preliminare, secondo il pubblico ministero.

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Altri 196 sono stati rilasciati senza processo e quattro hanno beneficiato di alternative, essendo stati informati di un “contributo cittadino”, ha indicato la Procura di Parigi.

Delle 196 classificazioni, 24 sono state giustificate per “assenza di violazione”, 25 “per violazione non sufficientemente qualificata”, 147 per “irregolarità della procedura”.

La questura “usa la privazione abusiva della libertà come mezzo di repressione”, con pesanti “misure di polizia attuate”, ha denunciato Exctinction Rebellion in un comunicato stampa sabato. L’associazione Attac ha criticato anche “la repressione brutale, sproporzionata e indiscriminata”.

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Attivisti di molteplici organizzazioni si sono riuniti per chiedere “l’abbandono” dei progetti faro in Uganda/Tanzania, Mozambico e Papua Nuova Guinea e, come raccomandato dall’Agenzia internazionale per l’energia, “l’interruzione di tutti gli investimenti in nuovi progetti di combustibili fossili”.

Ai manifestanti si sono uniti personaggi politici come la deputata ambientalista Sandrine Rousseau e la capolista Insoumis alle elezioni europee, Manon Aubry.

Erano presenti anche gruppi che rappresentavano le comunità indigene del Perù e dell’Uganda, in opposizione ai criticati progetti TotalEnergies in questi due paesi.

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