congelati gli stipendi dei dipendenti pubblici, eliminati i giorni festivi… Dall’Irlanda alla Grecia, questi i paesi che sono riusciti a risanare le finanze pubbliche

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A partire dalla crisi economica del 2008, molti paesi europei, come Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia, Italia e persino Islanda, hanno dovuto attuare politiche di austerità per risanare le proprie finanze pubbliche.

I governi si sono spesso trovati di fronte a misure impopolari durante le crisi, come quella del 2008, che ha portato a cambiamenti politici significativi e persino a rivolte popolari. Allo stesso tempo, queste scelte rigorose hanno sollevato preoccupazioni riguardo al loro impatto a lungo termine sulla società.

Gli esempi di questi paesi mostrano che le politiche di austerità, sebbene necessarie per ripristinare la fiducia dei mercati, possono avere gravi conseguenze politiche e sociali, lasciando i cittadini insoddisfatti di decisioni spesso percepite come imposte.

Irlanda in prima linea

L’Irlanda è stato il primo paese dell’Unione Europea a vedere il proprio governo travolto dalla tempesta economica. Il primo ministro Brian Cowen si è dimesso dopo la nazionalizzazione delle banche, seguita da diversi budget di austerità. Per ridurre un colossale deficit pubblico pari al 32% del PIL nel 2010, è stato varato un piano di austerità che prevedeva 10 miliardi di euro di risparmi e un aumento delle tasse. Nelle elezioni del 2011, una coalizione di centrosinistra prese il potere, impegnandosi a rinegoziare un piano di salvataggio da 85 miliardi di euro, visto come una perdita di sovranità da parte della popolazione.

Il caso del Portogallo

In Portogallo la situazione economica era altrettanto precaria. Il governo socialista ha dovuto collaborare con il FMI e l’UE per introdurre misure di austerità, tra cui il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, il taglio delle prestazioni sociali e l’eliminazione di due giorni festivi. Il rifiuto di questi piani ha portato alle dimissioni del primo ministro José Socrates nel 2011, seguito da un governo di destra che ha inasprito le restrizioni, compresa la rimozione del 13° e 14° mese per alcuni dipendenti pubblici.

La Spagna e l’aumento del malcontento

In Spagna, la risposta del governo di José Luis Zapatero alle pressioni del mercato è stata un percorso di austerità nel 2010, che ha visto la fine di molti benefici e una riduzione degli stipendi dei dipendenti pubblici. La crescita crollò e la disoccupazione raggiunse il picco, portando al movimento degli Indignados e ad uno spostamento politico a destra.

Una Grecia in perenne crisi

La Grecia, da parte sua, illustra la devastazione che i ripetuti piani di austerità possono causare. Dal 2010, il Paese ha attuato numerose misure, tra cui un risparmio di 28,4 miliardi di euro entro il 2015, vedendo esplodere deficit e disoccupazione. Le proteste popolari hanno portato alla formazione di un governo di unità nazionale sotto la pressione dell’opposizione.

Islanda: un approccio radicalmente diverso

A differenza di questi paesi, l’Islanda ha scelto una strada diversa. Dopo il crollo del sistema bancario, la popolazione ha rifiutato i piani di salvataggio. Una svalutazione monetaria ha consentito una rapida ripresa, mentre i creditori hanno dovuto accettare le scelte dell’Islanda.

Questo modello, sebbene unico, ha dimostrato che in tempi di crisi si possono prendere in considerazione altre soluzioni economiche.

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