viene aperto un nuovo stabilimento in Francia

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Una fabbrica dedicata alle batterie elettriche in Gironda

Il progetto EMME (Electro Mobility Materials Europe), costato quasi mezzo miliardo di euro, promette di rivoluzionare il settore veicoli elettrici in Francia. Installato vicino a Bordeaux, questo progetto mira a decarbonizzare l’intera catena di produzione delle batterie elettriche trasformando localmente cobalto e nichel. Questi due materiali sono essenziali per i catodi delle batterie per auto pulite. L’impianto, che dovrebbe iniziare la produzione nel 2028, mira a fornire dal 20 al 30% del mercato francese dei veicoli elettrici entro il 2030. Potrebbe trattare 20.000 tonnellate di nichel e 1.500 tonnellate di cobalto ogni anno.

L’ubicazione dello stabilimento nell’estuario della Gironda è stata scelta strategicamente per l’accesso ad un terminal portuale inutilizzato, che consente di ottimizzare la logistica legata all’importazione delle materie prime. Questa scelta segna un passo fondamentale ridurre l’impronta ambientale del settore, minimizzando così le emissioni di CO2 legate al trasporto internazionale dei materiali. Inoltre, produrre questi materiali in Europa, secondo i rigorosi standard dell’UE, riduce significativamente i rischi ambientali.

Un’area protetta

Nonostante i benefici ambientali ed economici attesi, il progetto EMME non è esente da controversie. Situata nel cuore di un’area naturale sensibile e parzialmente allagabile, l’installazione sta suscitando preoccupazioni tra alcuni residenti locali e ambientalisti. Temono che l’attività industriale sia una minaccia biodiversità e l’equilibrio ecologico della regione. Secondo gli oppositori il rischio di inquinamento dell’aria e dell’acqua è molto elevato, argomento aggravato dalla potenziale classificazione del sito nella zona di Seveso a causa delle sostanze pericolose utilizzate.

I funzionari eletti sono divisi sulla questione. Da un lato c’è un riconoscimento il potenziale per la creazione di posti di lavoro qualificati e la rivitalizzazione economicasoprattutto dopo anni di inattività del terminal portuale di Grattequina. D’altro canto, i difensori dell’ambiente esprimono preoccupazione per l’impatto sui terreni agricoli e sulle aree protette circostanti.

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