L’industria marittima sta considerando la sua rivoluzione verde

L’industria marittima sta considerando la sua rivoluzione verde
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Se è esperto il diportista si accorge subito che questa barca non è come le altre. Tutta colpa della forma del motore, a poppa: più sottile, e ovviamente più leggero. Il segno particolare delle barche 100% elettriche che cominciamo a vedere lungo le coste. È stato alla fine del 2020, durante la pandemia di Covid-19, che due imprenditori barcellonesi hanno fatto il grande passo, François Jozic, cofondatore di Brunch Elektro, e Mathieu Quintart, fondatore della piattaforma di immobili turistici Cocoon Holidays.

Sognando di possedere una barca pulita e silenziosa, si sono sorpresi di poter scegliere solo tra un guscio di noce elettrico e una barca potente, certo, ma ad un prezzo astronomico. Con in entrambi i casi un motore di emergenza a benzina. I due si dissero che c’era un mercato da conquistare, con le barche completamente elettriche “elegante, efficiente e conveniente”. Hanno poi lanciato la compagnia Magonis, un riferimento al nome originale del porto dell’isola di Minorca, nelle Isole Baleari (Spagna). Prezzo di ingresso in catalogo: 45.000 euro.

“Per il momento la decarbonizzazione del trasporto marittimo è soprattutto una questione di marketing”stima Aurelio Alarcon, direttore tecnico del Magonis. “I grandi costruttori navali stanno sperimentando tantissime cose, pur mantenendo la propulsione a combustione. Noi, con le nostre barche alimentate esclusivamente a batterie, testimoniamo l’inizio di una nuova era che rivoluzionerà il settore, come vent’anni fa visse la telefonia mobile. » Nel laboratorio della start-up catalana, alla periferia di Figueras, in provincia di Girona (Spagna), si stanno ultimando cinque imbarcazioni. Misurano 5,50 metri di lunghezza e il loro motore, a seconda del modello, offre una potenza di 6, 12 o 35 kilowatt. Quanto basta per navigare ad una velocità massima di 22 nodi (circa 40 km/h). Raggiungendo una velocità di 8 o 9 nodi, la barca ha un’autonomia di quattro ore. Non abbastanza per fare il giro del mondo…

Va detto che il trasporto marittimo, responsabile quasi il 3% delle emissioni globali di CO₂, quasi quanto il trasporto aereo, è in ritardo rispetto ai tempi previsti. Dieci anni dopo l’auto e l’aereo, la barca, assente dall’accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici, prende appena coscienza dello sforzo che dovrà compiere. “È un settore che per molto tempo non è stato regolamentato, a causa della sua natura internazionale”, ricorda Inesa Ulichina, specialista nella decarbonizzazione del trasporto marittimo presso l’organizzazione non governativa Trasporti e Ambiente. Principali ausiliari del commercio globalizzato, come i camion, le navi mercantili trasportano l’80% delle merci del pianeta e oggi sono quasi 110.000 quelle che solcano i mari, secondo MarineTraffic, l’applicazione che tiene traccia del traffico marittimo globale in tempo reale.

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