L’amministratore delegato di Telecom Italia si è sottoposto al giudizio dell’assemblea

L’amministratore delegato di Telecom Italia si è sottoposto al giudizio dell’assemblea
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Milano (awp/afp) – Nonostante la rivolta di molti azionisti, il direttore generale di Telecom Italia (TIM), Pietro Labriola, sembrava ben posizionato per succedere a se stesso e vincere il voto dell’assemblea generale convocata questo martedì, di fronte a due liste concorrenti di candidati.

Paradossalmente è stata proprio l’astensione di Vivendi, principale azionista e uno dei suoi più accaniti critici, a dare indirettamente impulso alla sua candidatura per un secondo mandato, annunciando lunedì la sua intenzione di astenersi.

Con uno share del 23,75%, il colosso francese dei media sembrava essere il principale ostacolo alla rielezione del leader 56enne insediatosi nel gennaio 2022 con il suo appoggio.

Dal gennaio 2023, però, Vivendi ha sbattuto la porta al consiglio di amministrazione del gruppo italiano e, di conseguenza, ha intensificato le critiche al management di Labriola, soprattutto dopo la sua decisione di vendere la rete fissa del gruppo al fondo di investimento americano KKR.

Il gruppo controllato da Vincent Bolloré ha annunciato lunedì di non voler “essere coinvolto nelle decisioni relative alle nomine nel cda, ritenendo che spetta all’attuale management e ai suoi sostenitori risolvere la delicata situazione in cui si trova attualmente TIM” .

E da aggiungere che Vivendi “non sostiene la lista di candidati presentata dal consiglio uscente, dato che si tratta della continuazione di un consiglio durante l’esercizio in cui il corso del titolo ha perso la metà del suo valore”.

Sotto pressione

Pietro Labriola è sotto pressione dal fiasco della presentazione ai mercati del suo piano strategico 2024-2026, che ha fatto crollare il titolo di oltre il 23% alla Borsa di Milano il 7 marzo, in un contesto di dubbi sulla riduzione del debito degli operatori.

L’importo della vendita della rete varia tra 18,8 e 22 miliardi di euro, subordinatamente a determinate condizioni, e rimane quindi lontano dalle aspettative di Vivendi che puntava su 31 miliardi di euro.

Ad oggi Telecom Italia “non ha fornito al mercato informazioni esaustive e attendibili” circa la cessione della rete “e le sue ricadute sulla sostenibilità di TIM”, ha lamentato Vivendi.

“Non vedevamo una debacle di questo tipo in più di 30 anni di esperienza sui mercati finanziari”, aveva precedentemente assicurato il fondo attivista Bluebell Capital Partners, senza però riuscire a ottenere il sostegno di Vivendi per la sua lista di candidati.

Bluebell propone come amministratore delegato di TIM una francese, Laurence Lafont, che ha ricoperto incarichi presso Google, Microsoft, Oracle e Orange, e ha criticato aspramente il fatto che la vendita della rete sia stata “negoziata nel totale disprezzo degli azionisti, e non solo degli azionisti”. Vivendi”.

Supporto del governo

Il fondo d’investimento Merlyn, azionista di minoranza di Telecom Italia come Bluebell con una quota dello 0,5%, sostiene ora la vendita della rete fissa a KKR, contrariamente a un primo piano alternativo presentato al consiglio di amministrazione lo scorso novembre.

Il progetto di Merlyn prevede di sostituire l’amministratore delegato di Telecom Italia con Stefano Siragusa, che aveva guidato la rete TIM prima di dimettersi dal gruppo nell’agosto 2022. Il fondo suggerisce in particolare la vendita della redditizia filiale brasiliana di Telecom Italia.

L’astensione di Vivendi può essere interpretata come un gesto di pacificazione nei confronti del governo di destra e di estrema destra di Giorgia Meloni, favorevole alla riconferma di Labriola, soprattutto perché la Roma fa parte della cordata guidata da KKR per l’acquisto del rete.

Nonostante l’opposizione di Vivendi, a gennaio Roma ha dato il via libera all’acquisizione della rete da parte di KKR. Il governo prevede di partecipare fino al 20% alla rete, per influenzare soprattutto le decisioni relative alla sicurezza delle infrastrutture.

«Il progetto a cui ha contribuito il governo è l’unico realistico e che garantisce la sopravvivenza e il funzionamento di TIM in futuro», aveva assicurato a inizio aprile il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

afp/ol

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