recensione che evita la catastrofe con Pierre Niney su Netflix

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L’arte del disagio

Saremmo tentati di dirlo Fiasco è all’altezza del suo nome. Non perché sia ​​una brutta serie, ma piuttosto perché mantiene alla lettera la promessa del titolo nella sua storia. In questo caso, quello delle riprese di un primo film che si trasforma in una catastrofe assoluta, con avventure che spingono costantemente i limiti dell’assurdo.

Un’idea divertente basata sulla formula del “mockumentary”, che ha reso famose le grandi sitcom americane degli anni 2000-2010 (L’ufficio, Parchi e Divertimento…). L’ispirazione L’ufficio è anche ovvio, soprattutto a livello umoristico. In Fiascotutto passa attraverso l’imbarazzo, il disagioe va detto che Pierre Niney e la sua cricca sono particolarmente esperti in questo settore.

Un bel gruppo di magnifici perdenti

Che si tratti di un marcio gioco di parole o di un’abbagliante diarrea in piena azione dal vivo, la serie costruisce le sue migliori sequenze umoristiche su un’esagerazione permanente e lunghi e pesanti silenzi. Il tutto è accompagnato da una cascata di bugie da parte di tutti i personaggi, che ovviamente portano a malintesi del tutto grotteschi (il famoso Bartabé, guarda caso). Ovviamente, questo umorismo onnipresente è a doppio taglio e non tutte le battute colpiscono nel segno. Detto questo, il tempismo comico degli attori porta regolarmente la serie.

Non è tanto il cuore delle valvole a funzionare (molto spesso sono volontariamente guastate), ma le situazioni che esse provocano, in un’assemblea tanto stupida quanto divertente da seguire. Far ridere la gente attraverso il silenzio comporta la sua dose di interruzioni nel tono e nel ritmo, che a volte possono smorzare l’energia Fiasco. Detto questo, l’assurdità è senza dubbio il suo punto di forza, e la serie presenta diverse scene davvero esilaranti (la scena vichinga con François Civil). Tuttavia, dietro questa facciata amichevole, Fiasco difficile da convincere completamente.

Fiasco: foto, Leslie Medina, Pierre Niney, Marie-Christine BarraultChi sa, sa

Nel (piccolo) cuore del fiasco

In Fiascotutto è soggetto a risate, o quasi. Quasi tutte le scene, qualunque sia la loro natura, trovano il loro epilogo nello scherzo o nel disagio (o in entrambi). Il problema è che diversamente La fiamma per esempio, chi assume questo concetto dall’inizio alla fine, Niney e Gotesman hanno una vera ambizione di sviluppare personaggi sinceri e accattivanti.

Lo sono, almeno in parte, ma abbiamo l’impressione che sia così l’ambientazione umoristica della serie finisce per soffocarne il vero cuore : personaggi tragici uniti dalla loro divertente passione per il cinema. Sulla carta archetipi che potrebbero essere paragonati a quelli di un altro lavoro recente con Pierre Niney: il toccante Il libro delle soluzioni di Michel Gondry.

Fiasco: foto, Pierre NineyFiasco: foto, Pierre NineyPierre Niney, accattivante ed eccellente

Tranne che dove Gondry non ha mai perso di vista il suo obiettivo (o quasi, questo è un altro discorso), Fiasco non si sa mai davvero su quale piede ballare. Un equilibrio maldestro ben riassunto nell’ultima puntata, che riunisce i personaggi di Pierre Niney e Igor Gotesmancapisaldi a loro modo del mockumentary della serie (hai detto meta?).

Da un lato, il perdente accattivante ma appassionato, certamente specchio di tanti aspiranti registi, con grandi sogni e pochi mezzi. L’altro, l’incarnazione del cinismo dell’intrattenimento di massa, il massimo dell’ironia quando sappiamo che la serie è prodotta da Netflix. Un paradigma quello Fiasco tocca solo.

Fiasco: foto, Pascal DemolonFiasco: foto, Pascal DemolonUn personaggio che avremmo voluto vedere più sviluppato

A margine di questo confronto, una miriade di personaggi con cui la serie non sa davvero cosa fare, che sono lì principalmente per respingere le delusioni di Niney. Pensiamo in particolare alla povera Leslie Medina, la cui storia parte bene per poi essere progressivamente messa da parte, o a un Géraldine Nakache che interpreta il ruolo.

Il produttore di Pascal Demolon è senza dubbio (e sorprendentemente) quello il cui potenziale viene sfruttato al meglio, ma, anche in questo caso, appare come una piccola frustrazione. Anzi, François Civil è un sollievo comico completamente scontato e, dopo il suo fragoroso debutto come “Bartabé”, il suo umorismo ripetitivo tende a esaurirsi.

Fiasco: foto, François CivilFiasco: foto, François CivilQuando uscirà lo spinoff di Bartabé?

Satira o grande scherzo?

Dopo la visione, in definitiva, è difficile sapere se Fiasco conosce davvero il suo obiettivo. Non c’è dubbio che la serie punta al riquadro della “satira acida che colpisce tutto ciò che si muove”., ma, molto spesso, sembra soprattutto una grande follia tra amici, allo stesso tempo divertente e incapace di sfruttare (o troppo poco) le sue brillanti potenzialità. Un vero rammarico da allorain diverse occasioni, la serie colpisce la nota giusta.

C’è dietro la risata una critica talvolta acida e ispirata al cinema francese. Attraverso il gioco malsano dei produttori, alcuni dei quali spendono selvaggiamente con budget che non hanno. Ma anche questo attore esperto che è semplicemente insopportabile sul set (interpretato ovviamente da Vincent Cassel), o la questione dell’utilizzo degli animali durante le riprese.

L’intero finale della serie, che si svolge durante la première di un mockumentary prodotto da Netflix, è stata addirittura l’occasione perfetta per supportare la satira. Ma, ancora una volta, Fiasco si astiene dall’andare completamente al limite delle sue ambizionied è sicuramente questa la frustrazione più grande che proviamo al termine della visione.

Fiasco è disponibile integralmente su Netflix dal 30 aprile 2024 in Francia

Fiasco: manifesto franceseFiasco: manifesto francese

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