Alain Mabanckou di fronte all'icona Angela Davis – Il mio blog

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ENel 1974, Angela Davis, 30 anni, pubblicò la sua autobiografia. René Mabanckou, zio del futuro scrittore, aveva sistemato il libro in un posto di rilievo nella sua biblioteca di Pointe-Noire (Congo). Fin dall'età di 9 anni, il piccolo Alain guardava affascinato il taglio afro dell'attivista delle Pantere Nere: “Eri la mia madre distante.” Non sapeva ancora che molto più tardi si sarebbe unito a questa America dove non è bene essere comunisti, lui che ricorda che, nel Congo indipendente dove è cresciuto, “L’ideologia marxista-leninista […] era diventato [le] pane quotidiano”.

Parlando con Angela Davis, Mabanckou non evita nessuno degli attuali problemi che elettrizzano la politica e i campus: razzismo, brutalità della polizia, appropriazione culturale. “Questa donna che ci guarda” non si limita quindi a guardare al pubblico a cui Angela Davis si è rivolta l’8 maggio 2014, all’Università della California dove insegna Mabanckou. Qui riprende i grandi temi di questo incontro, decifra le correnti dei movimenti per i diritti civili, radicali e moderati, ricorda il tempo delle leggi Jim Crow, l’origine del faccia nera e i momenti salienti della carriera dell'attivista: “Hai poi preso la guida del movimento a sostegno dei fratelli di Soledad. La tua parola è stata autorizzata, la tua figura emblematica, sei stata ascoltata.”

La biblioteca dello “zio René”

A metà strada tra il suo Domani compirò 20 anni (Gallimard, 2010) e il suo Lettere nere (Fayard, 2016), lezioni inaugurali tenute al Collè […] Per saperne di più

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