Tasso: Colpo di grisù

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Il canarino non è ancora morto ma è già in difficoltà respiratoria. Dottor Benton, stiamo intubando o stiamo ancora aspettando?

La scorsa settimana è stata caratterizzata da una moltitudine di indicatori macroeconomici che non sono piaciuti agli investitori. Per il terzo mese consecutivo l’inflazione americana ha mostrato una tendenza al rialzo. L’IPC Core è infatti cresciuto dello 0,40% nei dati mensili contro una stima dello 0,30%. Su base annua l’incremento ha raggiunto il +3,80% vs. 3,7% previsto. Dall’esterno, queste cifre potrebbero sembrare solo leggermente deludenti. Tuttavia, l’indice dei prezzi al consumo, comprensivo di alimentari ed energia, è balzato dal 3,2% di febbraio al +3,5% di marzo.

Tuttavia, le famiglie americane avvertono chiaramente il costo “reale” dell’inflazione quando devono fare la spesa e riempire il serbatoio dell’auto (non sono le uniche tra l’altro). E con il petrolio che è passato da meno di 70 dollari a più di 85 dollari al barile nel giro di pochi mesi, la sofferenza non è destinata a diminuire. La lotta all’inflazione ha comportato anche un forte aumento del costo del credito, al punto da rendere molto più difficile l’accesso al settore immobiliare.

Per quanto riguarda i vertici delle PMI, dicono di essere più pessimisti che nel mezzo della pandemia di coronavirus. Va detto che il programma fiscale di Joe Biden non ha precedenti poiché prevede di aumentare le tasse per pagare il pesante conto della spesa pubblica (e il crescente costo del debito pubblico).

In un tale contesto, non è una sorpresa vedere i tassi restringersi al punto da portare il rendimento del titolo americano a 10 anni nella zona chiave a lungo termine al 4,60%. Passerà o non passerà? La risposta non tarderà ad arrivare.

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