Un amico devoto (stagione 1, episodio 1): il mitomane del Bataclan

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Quando ho visto il primo episodio della miniserie Un amico devotomi ha colpito subito la tensione sottile ma onnipresente, quest’ansia che ti prende alla gola fin dai primi minuti. Guidata dalla brillante Laure Calamy e diretta da Just Philippot, la serie ci immerge in una storia inquietante ma accattivante, ispirata a eventi reali. Questo primo episodio ha come protagonista una donna, Chris, che inventa una nuova vita all’indomani degli attacchi del Bataclan, interferendo così nel dolore degli altri, costruendo un castello di bugie. Il primo episodio ci introduce direttamente nella vita di Christelle, detta Chris, una quarantenne ancora legata alla madre. Lungi dall’essere la figura eroica o forte che ci si aspetterebbe da una storia del genere, Chris è una donna normale, perfino schiva, che tuttavia si impegnerà in una spirale infernale di bugie. La sua ossessione per gli attentati del 13 novembre 2015, che non ha vissuto in prima persona, diventa il punto di partenza della sua impostura.

La notte del 13 novembre 2015, Christelle, come il resto del Paese, era sotto shock. Era lì per tutti i concerti degli Eagles of Death Metal a Parigi. Ma ecco, lei non c’era. Tuttavia, entra in contatto con diverse vittime per fornire loro supporto e trova compagnia e scopo in questi sopravvissuti. Quando ha preso forma l’idea di creare un’associazione, Chris è diventato un elemento imprescindibile. Ma man mano che la sua influenza e le sue connessioni crescono, le incongruenze nella sua storia sollevano sospetti. Bugie vere, falsa vittima. Fino a che punto sarà disposta ad arrivare?

Questa scelta di scenario, liberamente ispirata al caso reale di Florence M., è allo stesso tempo affascinante e inquietante, perché mette in discussione il nostro rapporto con la verità, con l’empatia e soprattutto con la manipolazione psicologica. Ciò che mi ha colpito di questo primo episodio è la delicatezza con cui Just Philippot affronta un tema doloroso come quello degli attentati al Bataclan. Si avverte una vera moderazione nel trattamento degli eventi e il desiderio di non sprofondare nel voyeurismo o nello sfruttamento malsano del dramma. La serie non è lì per riscrivere la storia delle vittime, ma piuttosto per esplorare il funzionamento di questo mitomane patologico, magistralmente interpretato da Laure Calamy. Fin dalle prime scene, Laure Calamy interpreta un Chris banale e profondamente complesso. È affascinante vedere quanto riesca, in pochi sguardi, a esprimere tutto un mondo di inquietudini e contraddizioni. Chris è un personaggio fragile e bugiardo, eppure non possiamo fare a meno di provare per lei una certa forma di pietà.

È qui la sottigliezza del gioco di Calamy: non cerca di farci amare o odiare Chris, ce la presenta così com’è, con i suoi difetti, i suoi difetti e le sue bugie che diventano sempre più tossiche. Ciò che mi ha particolarmente colpito in questo primo episodio è stata la capacità di Calamy di mostrare la sottile evoluzione del suo personaggio. Chris inizia come una donna isolata e discreta, poi, a poco a poco, la vediamo acquisire fiducia nella sua menzogna. Interviene nei circoli di sostegno alle vittime, inventa un amico in coma e attira la simpatia di tutti. Nessuno sospetta, a questo punto, la vera natura di Chris, ed è qui che inizia a crescere la suspense. La suspense è un elemento centrale di Un amico devotoe da questo primo episodio, Just Philippot padroneggia l’arte di tenere con il fiato sospeso lo spettatore. La domanda che ci perseguita durante tutto l’episodio è semplice: quando e come verrà smascherato Chris? La tensione è palpabile, non nelle scene d’azione o di confronto diretto, ma nei dettagli, nel non detto, nei momenti di silenzio che la dicono lunga.

Ogni passo falso, ogni parola di troppo, potrebbe portare alla caduta di Chris, e questa costante fragilità rende la visione incredibilmente accattivante. Proprio Philippot, noto per film come La nuvola O Acidoriesce a creare un’atmosfera pesante, opprimente, senza mai scadere nel sensazionalismo. La sua produzione è elegante, a tratti quasi clinica, e accompagna perfettamente l’evoluzione psicologica di Chris. Lungi dall’essere un semplice resoconto di notizie, Un amico devoto diventa sotto la sua regia un vero e proprio tuffo nei meandri dello spirito umano. Oltre all’eccezionale performance di Laure Calamy, dobbiamo anche rendere omaggio all’intero cast che ha contribuito al successo di questo primo episodio. Arieh Worthalter, nel ruolo del presidente dell’associazione delle vittime, interpreta un personaggio carismatico e vulnerabile. Apporta ulteriore profondità alla storia, offrendo un contrappunto alla figura travagliata di Chris.

I personaggi secondari non vengono esclusi e aggiungono complessità alla trama. Gravitano attorno a Chris, prendendola per un’amica devota, senza mai sospettare l’inganno che si sta preparando davanti ai loro occhi. Questo divario tra ciò che percepiscono i personaggi e ciò che lo spettatore conosce crea ulteriore tensione, un disagio che ci spinge a volere sempre di più. Un altro aspetto che mi ha colpito molto di questo primo episodio è la colonna sonora. La musica, scritta da un team di talento, rafforza questa atmosfera di tensione e ambiguità. I brani scelti sono sottili ma efficaci, aggiungendo una dimensione quasi opprimente a certe scene. Questo lavoro sonoro aiuta a immergere lo spettatore nel mondo di Chris, accentuando al tempo stesso la pressione costante che grava sulle sue spalle. In conclusione, questo primo episodio di Un amico devoto è un vero successo. Getta le basi per una trama complessa e avvincente, supportata da un’attenta produzione e da una performance di prim’ordine da parte degli attori.

La serie promette di scavare in profondità nella psicologia di Chris, questa donna persa nelle sue bugie, pur mantenendo una palpabile tensione drammatica. Questo inizio ti fa chiaramente venire voglia di vedere cosa succederà dopo, sia per scoprire come Chris continuerà la sua manipolazione, sia per sapere quando la sua intera struttura crollerà. Se il resto della serie sarà all’altezza di questo primo episodio, Un amico devoto potrebbe benissimo diventare uno dei thriller psicologici più sorprendenti degli ultimi anni. Posso solo consigliarti di immergerti in questo universo inquietante e di aspettare, come me, con impazienza ciò che accadrà dopo.

Nota: 9/10. Insomma, un primo episodio avvincente che getta le basi per un avvincente thriller psicologico.

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