A sinistra, uno scoppio di “febbre” intellettuale dopo la messa in onda della serie Canal+

A sinistra, uno scoppio di “febbre” intellettuale dopo la messa in onda della serie Canal+
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Quattro giorni dopo l’ultima puntata di “La Fièvre”, la Fondazione Jean-Jaurès ha pubblicato una raccolta sugli “insegnamenti politici” della serie di Éric Benzekri. Trenta firme la cui reattività rivela l’impatto di questa finzione sulla psiche della sinistra.

Ana Girardot, Xavier Robic, Nina Meurisse, Benjamin Biolay, Alassane Diong e Pascal Vannson, gli attori di “La Fièvre”.

Ana Girardot, Xavier Robic, Nina Meurisse, Benjamin Biolay, Alassane Diong e Pascal Vannson, gli attori di “La Fièvre”. Foto Thibault Grabherr

Di Caroline Veunac

Pubblicato il 26 aprile 2024 alle 16:30

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Pscrittori, comunicatori e perfino ex ministri… Trenta autori per esaminare una serie tv il giorno dopo la sua messa in onda: da parte di un think tank come la Fondazione Jean-Jaurès, vicino al Partito socialista, l’approccio è senza precedenti. Il risultato ? Spesso rilevanti, talvolta ridondanti, rivelatori degli umori di una intontita sinistra socialdemocratica. Le cortecce muscolari di questo Areopago, dove si confrontano lo scrittore e consigliere politico Giuliano da Empoli, la filosofa serifila Sandra Laugier e l’ex ministro della Cultura Aurélie Filippetti, fanno a gara per analizzare come lo sceneggiatore Éric Benzekri diagnostica, profetizza o fantastica (dipende). “arcipelizzazione” della nostra azienda nel Febbre. Ma ciò che salta all’occhio tra le righe scritte con calore sono soprattutto gli affetti, dalla preoccupazione all’eccitazione morbosa, dal sentimento di impotenza agli slanci di speranza. Abbiamo tutti sentito la serie come uno schiaffo in faccia “, ammette volentieri il comunicatore Raphaël Llorca, che ha lanciato il progetto dopo un’anteprima della serie a fine febbraio, e ne ha coordinato la produzione nel giro di poche settimane.

In postfazione, ci colpisce l’ammissione dell’ex primo ministro di François Hollande, Jean-Marc Ayrault, congelato dalla paura di fronte a Marie Kinsky, la cabarettista populista interpretata da Ana Girardot, l’obsolescenza della politica come lui aveva lo sapevo. Il dottor Benzekri preme dove fa male. Fornisce anche un rimedio nella persona di Sam Berger, l’eroina repubblicana, fragile ma combattiva, con la quale tutti i contributori sembrano identificarsi. Rimotivati ​​da questa figura fraterna (conosce la depressione) e lusinghiera (lei è HPI), tutti sottolineano i propri valori forti e delineano i propri orizzonti – un po’ sfocati: rivitalizzare la politica » (MP Arthur Delaporte), proteggere la Repubblica » (il sindaco di Nantes Johanna Rolland), “impegno collettivo” (ex segretario generale del CFDT Laurent Berger), l’integrazione dello sport come oggetto culturale » (l’economista Pierre Rondeau)…

Potremmo trovare confuso il fatto che sia necessaria una serie TV per soffiare sulle braci delle energie di sinistra. Miraggio della narrazione? Raphaël Llorca ritiene che la deviazione attraverso questa forma ultracontemporanea permetta, al contrario, un ritorno alla realtà. Condensando e ordinando un insieme di fenomeni sparsi, Febbre riporterebbe l’ordine nel caos, al punto che Giuliano da Empoli vede “un grande atto politico”. Ciò significa forse trascurare la parte irrazionale propria della creazione… Il sociologo Laurence de Nervaux si preoccupa di controbilanciare sottolineando “l’illusione della polarizzazione » portato avanti dalla serie, quando la direttrice dell’Osservatorio della società e dei consumi (ObSoCo), Guénaëlle Gault, mette in guardia contro “ipocondria identitaria”. Senza andare, come Daniel Schneidermann nelle pagine di Pubblicazione, al punto da sospettare che questa produzione di Canal+ faccia il gioco del suo presidente Vincent Bolloré gettando benzina sul fuoco…

C’è qualcosa di vertiginoso nel vedere una serie sulla polarizzazione trasmessa sul canale di qualcuno che partecipa a questa polarizzazione”, riconosce Raphaël Llorca, che dice che gli dispiace che lei non è stato trasmesso dal servizio pubblico. Ma se Febbre dimostra la difficoltà di operare fuori dal sistema, ai suoi occhi conserva virtù educative. Resta da vedere se, fin dalla sua finestra criptata, la serie avrà infiammato i francesi tanto quanto affascinato il microcosmo politico-mediatico. Il consulente Renaud Large prevede un grande successo unificante, che riunirebbe i giovani bobos e gli anziani socio-repubblicani. Anche se siamo lieti che abbia stimolato i pensatori di sinistra, abbiamo il diritto di trovarlo molto ottimista. Solo i dati del pubblico, ancora riservati, potranno dirlo Febbre ci ha contagiato tutti.

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