Secondo informazioni attendibili provenienti da Teheran, la mattina di domenica 26 gennaio 2025, Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani, due prigionieri politici condannati a morte, sono stati improvvisamente trasferiti dal carcere di Evin a quello di Qezel-Hessar, tristemente famoso per essere un luogo dove le esecuzioni vengono regolarmente praticate. Questo brutale trasferimento comporta un’esecuzione imminente, aumentando l’urgenza della mobilitazione internazionale per prevenire questa tragedia.
Mobilitazione internazionale cruciale
Amnesty Internationalnelle sue chiamate 16 e 23 gennaio 2025ha chiesto l’immediata cancellazione delle condanne a morte di Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani. In una dichiarazione ufficiale, l’organizzazione ha denunciato:
“Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani sono stati condannati a morte nel settembre 2024 per ‘Guerra a Dio’ e ‘Corruzione sulla Terra’, a causa del loro sostegno all’organizzazione dei mujaheddin del popolo iraniano, un gruppo di opposizione proibito. Dopo il loro arresto nel 2022, sono stati sottoposti a tortura e altri maltrattamenti, compresa la detenzione prolungata in isolamento, per costringerli ad ammettersi. Il loro processo è stato profondamente iniquo. »»
IL Parlamento europeonella sua risoluzione del 23 gennaio 2025ha inoltre condannato fermamente la brutale repressione del regime iraniano. La risoluzione richiede:
- L’immediato rilascio dei prigionieri politici, soprattutto dei condannati a morte;
- L’abolizione della pena di morte in Iran;
- Sanzioni mirate contro i responsabili delle violazioni dei diritti umani, tra cui Ali Khamenei, Massoud Pezeshkian, Mohseni Ejei e altri alti funzionari.
Queste posizioni segnano un passo importante nella pressione internazionale esercitata sul regime iraniano, ma richiedono azioni concrete e rapide per salvare vite umane.
Proteste nel carcere di Evin: un grido di giustizia
In risposta al trasferimento di Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani, i prigionieri dei blocchi 4 e 8 del carcere di Evin hanno protestato vigorosamente, nonostante i notevoli rischi per la loro sicurezza. Hanno scandito slogan come:
- “Dorts il dittatore!” »»
- “Giuriamo sul sangue dei nostri compagni: resisteremo fino alla fine!” »»
Queste proteste riflettono la solidarietà tra i prigionieri politici iraniani e la loro determinazione a combattere l’ingiustizia, anche dietro le sbarre.
Un verdetto basato su accuse fabbricate
Le condanne a morte di Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani, confermate dalla Corte Suprema iraniana 7 gennaio 2025si basano su accuse fallaci. Tra queste accuse:
- “Ribellione dell’esercito”,
- “Guerra contro Dio”,
- “Corruzione sulla terra”,
- “Appartenente ai mujaheddin del popolo (OMPI)”,
- “Raccolta di informazioni riservate”,
- “ Manifestazione e collusione contro la sicurezza nazionale”,
- “Detenzione illegale di armi e munizioni”.
Queste accuse, spesso utilizzate dal regime per giustificare condanne arbitrarie, sono il riflesso di una repressione sistematica volta ad eliminare ogni opposizione politica.
C’è ancora tempo per agire
Ogni minuto conta. Una mobilitazione rapida e coordinata può ancora salvare la vita di questi due prigionieri e inviare un messaggio forte al regime iraniano: la comunità internazionale non resterà in silenzio di fronte a tali ingiustizie.
Hamid Enayat