È stato giovedì sera (24/01/2025), ad Ankara, durante un incontro con il suo omologo ruandese Paul Kagame, che il presidente turco Recep Tayip Erdogana ha espresso la disponibilità del suo Paese, la Turchia, a “fornire tutti” gli aiuti necessari per risolvere la situazione (crisi) tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo”.
Una proposta che nasce dall’intensificarsi degli scontri tra i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda, e l’esercito congolese nell’est della RDC negli ultimi giorni. Tanto che l’Onu, che dispone di forze sul terreno, teme che il conflitto degeneri in una “guerra regionale”.
Una proposta di mediazione che mette in discussione
Molto attiva sul piano diplomatico ed economico in Africa, la Turchia è recentemente intervenuta, con discreto successo, nella disputa tra Etiopia e Somalia, due vicini del Corno d’Africa.
Secondo Fred Bauma, direttore esecutivo dell’Istituto congolese Ebuteli, è difficile valutare in questo momento le possibilità di successo della Turchia nella crisi tra Kinshasa e Kigali.
Ma lo sottolinea “La Turchia ha un’influenza sempre crescente nella regione con sempre più investimenti nella RDC, cooperazione militare con la RDC e anche buoni rapporti con il Ruanda”.
Secondo il ricercatore questa mediazione dovrebbe ancora essere accettata da entrambe le parti e resta ora da vedere se “il processo attuale che viene portato avanti con il patrocinio dell’Unione Africana” terrà conto di questa possibile mediazione da parte della Turchia.
“La conciliazione impossibile”
Per portare la pace, l’Unione Africana, la Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe, SADC, e la Comunità dell’Africa Orientale, EAC, hanno preso iniziative.
Durante il 24° incontro dei capi di Stato della Comunità dell’Africa Orientale, tenutosi il 30 novembre, è stato lanciato un appello per unire i colloqui di Luanda e Nairobi con l’obiettivo di allentare le tensioni tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo. Ma questa iniziativa rimase senza successo.
Per le autorità congolesi la soluzione della crisi richiede sanzioni mirate contro il Ruanda, sostegno dell’M23. Il presidente congolese Félix Tshisekedi continua a chiedere sanzioni mirate contro il suo vicino.
“La RDC vuole che il Ruanda venga sanzionato, d’altro canto l’UA, la SADC, l’EAC sono per una soluzione della crisi attraverso il dialogo. C’è un’impossibilità politica di raggiungere la conciliazione dei punti di vista” stima Tumba Alfred Shango Lokoho che insegna all’Università di Parigi 3 Sorbonne Nouvelle.
Secondo lui, per il presidente congolese Felix Tschisekedi e la RDC “si ha l’impressione che ci sia una forma di ipocrisia da parte dell’Unione africana, della SADC, dell’EAC che non osano condannare fermamente quello che la RDC considera l’aggressore, vale a dire il Ruanda”.
In passato, diversi paesi occidentali hanno sanzionato il Ruanda e gli hanno chiesto di cessare il suo sostegno all’M23. Dopo una nuova escalation di violenza, gli Stati Uniti hanno invitato, nel febbraio 2024, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo (RDC) ad “allontanarsi dal rischio di guerra”.
Verso nuovi meccanismi?
Per l’esperto di governance Dany Ayida, capo dell’Ufficio del National Democratic Institute nella RDC “La diplomazia, sia a livello continentale che a livello delle organizzazioni subregionali che hanno cercato di risolvere questa crisi, non è sufficientemente strutturata e forte per cambiare le posizioni di ciascuna parte”.
Secondo lui “vedremo con i nuovi dati” se verranno proposti meccanismi e se “Le parti in conflitto ascolteranno la ragione”.
Nel frattempo, sono ancora le popolazioni civili a pagare il prezzo elevato del conflitto che continua nell’est della RDC.