La moda è molte cose contemporaneamente. È ad esempio Haute Couture, come quello evidenziato durante la settimana delle sfilate di moda parigine che inizia questo lunedì. Si sta anche vestindo al buio in una mattina piovosa e realizzando in metropolitana che hai messo su calzini non corrispondenti. La pompa e le piccole cose. Questi due mondi si uniscono al terzo piano della Schiaparelli House, a 21 anni, Place Vendôme, un indirizzo storico da mille carati. Il nostro incontro si chiama Daniel Roseberry, direttore artistico con grande Verve stilistica. Affrontiamo l’argomento dei calzini, perché abbiamo confessato una colpa mezzo blah-blah, il che lo fa sorridere leggermente e sottolinea che non troveremo calzini in giro mentre siamo circondati da abiti a cinque cifre, sgargianti e scultorei. Il designer ha vinto una scommessa: dare ali a un marchio che era caduto in disuso. Afferma di avere “Sempre l’impressione di affrontare Goliath con questi mega-marchi, soprattutto da quando Schiaparelli è stato chiuso per quasi ottant’anni”, Prima di Diego Della Valle, il capo italiano del gruppo spa di Tod, lo acquistava nel 2006. Awakening the Myth, Roseberry lo ha fatto osservare un estraneo con invidia, perché l’americano del Texas, sconosciuto sei anni fa, è innegabilmente ispirato. Le sue sfilate di moda, tinte di codici che ha inventato se stesso, prendendo ispirazione dal
Belgio