È lavorando all’aggiornamento del suo libro “Fossil Carbon, Living Carbon” che l’economista Christian de Perthuis ha dovuto osservare nuovamente la lunga serie delle emissioni di CO2 e del PIL. Non per divertimento, ma per calcolare l’impronta energetica della ricchezza creata, cioè la quantità di energia primaria (risorse naturali) necessaria a produrre i beni e i servizi consumati. Buone notizie: nel 2024 per produrre un’unità di PIL è necessaria in media la metà dell’energia primaria rispetto al 1980 (vedi grafico). Come spiegare questo buon sviluppo? “Una caratteristica importante mi sembra essere la relativa decorrelazione tra il regime di crescita economica e quello economico emissioni di carbonio fossile osservata a partire dagli shock petroliferi degli anni ’70, scrive l’economista sul suo blog. Questa decorrelazione si spiega con il fatto che a partire dal 1975 il prezzo dell’energia ha smesso di scendere rispetto a tutti gli altri prezzi. Ciò ha fornito un incentivo al risparmio energetico. Questo è il nostro effetto sui prezzi. L’andamento osservato mostra infatti come l’evoluzione dei prezzi relativi incida sulla struttura dei consumi nel medio e lungo termine.
svizzero