Una modalità di sviluppo minacciata da tutti i rischi legati al mare e alle inondazioni
Lo sviluppo della costa mediterranea si basa in gran parte sull’economia marittima e sulle attrazioni balneari. Attira i turisti in un’area geografica che già riunisce la maggior parte delle popolazioni regionali. È accompagnato dall’espansione urbana e dalla crescita delle metropoli, osservabili soprattutto in Provenza-Alpi-Costa Azzurra. L’intervento umano o l’antropizzazione ha molteplici effetti negativi legati al consumo eccessivo di spazio e all’artificializzazione, vale a dire la continua trasformazione dei suoli naturali in suoli urbanizzati e impermeabili. Oltre alle forti pressioni esercitate sugli ambienti naturali fragili, essi hanno l’effetto di concentrare gli sviluppi in aree già esposte a rischi costieri e inondazioni. Il cambiamento climatico aggiunge i suoi effetti, attraverso l’aggravamento dei rischi di sommersione e di inondazione da parte dei fiumi in piena, in particolare a causa dell’aumento della frequenza delle tempeste moderate o eccezionali. Ciò si traduce anche in un innalzamento del livello del mare che amplifica la vulnerabilità fisica della costa mediterranea e accentua la mobilità della costa.
La conoscenza della vulnerabilità costiera e dei costi associati è ancora insufficiente
L’attrattiva economica di quest’area è stata costruita sulla trasformazione degli spazi naturali, sulla lotta ai pericoli e sull’intervento pubblico proattivo. Le conseguenze di questo intervento non sono ancora sufficientemente documentate in termini di prevenzione e mitigazione dei rischi legati al mare e alle inondazioni. È iniziato un cambiamento nella conoscenza di questi rischi e dell’erosione costiera grazie alla creazione di siti di allerta e osservatori. Numerosi, nella pratica risultano di difficile accesso e rimangono generalmente confinati nello studio di un fenomeno specifico, senza consolidamento dei dati. La sensazione di esposizione alla minaccia dei residenti costieri, come talvolta quella dei funzionari eletti, rimane insufficiente. Allo stesso modo, la valutazione del costo dell’impatto di questi pericoli su edifici, reti, infrastrutture, popolazioni e delle sue ripercussioni economiche rimane imprecisa. Tuttavia, la loro adeguata considerazione nell’elaborazione delle politiche di pianificazione richiede di definire e valutare tale vulnerabilità nonché di monitorarne l’evoluzione nel tempo, integrandola con una dimensione finanziaria.
Azione pubblica non all’altezza delle sfide
Lo Stato ha implementato con successo i piani di prevenzione del rischio alluvioni, strumenti originali e rilevanti. I piani di prevenzione dei rischi costieri li hanno rafforzati. Inoltre, sono stati aggiornati in seguito alla tempesta Xynthia del 2010. Tuttavia, i rischi di sommersione e di erosione costiera dovrebbero essere tenuti maggiormente in considerazione. I requisiti di questi sistemi vengono, inoltre, occasionalmente messi in discussione per consentire di realizzare operazioni di sviluppo locale, prescindendo dal rischio individuato. Questa posizione di attesa è percepibile anche nei documenti di pianificazione regionale. Questi affrontano poco o in modo impreciso, senza obiettivi quantificati, la sovraesposizione delle coste del Mediterraneo ai rischi legati al mare e alle inondazioni. Merita tuttavia di essere segnalata una recente iniziativa della regione Occitanie, di fine 2023, che ha unito le forze con lo Stato e la Banque des Territoires per sostenere, attraverso un piano d’azione, le comunità nell’attuazione di strategie di organizzazione costiera locale. Il rifiuto di un gran numero di comuni di trasferire la competenza in materia di “pianificazione urbana” agli istituti pubblici di cooperazione intercomunale (EPCI) non promuove una visione delle questioni al livello appropriato. Spesso, infatti, i documenti di pianificazione urbana continuano a ignorare i rischi.
Una politica di sviluppo costiero e il suo finanziamento da rivedere
Per affrontare le sfide climatiche e gli eventi eccezionali, è essenziale che gli attori pubblici si preparino agli inevitabili sviluppi. Nel breve termine, nel periodo 2020-2050, l’onere di compensazione annuale previsto per i dipartimenti costieri del Mediterraneo ammonterebbe a 485 milioni di euro solo per i rischi di alluvioni (esclusa la sommersione marina). Entro il 2100, il valore delle proprietà esposte all’innalzamento del livello delle acque nelle zone costiere potrebbe raggiungere gli 11,5 miliardi di euro, data la rimozione delle strutture protettive. È quindi necessario trovare soluzioni durature per la configurazione della costa mediterranea. Le autorità locali devono recuperare il ritardo nell’attuazione delle strategie di gestione integrata delle coste e proporre misure di adattamento, difesa e ricomposizione, anche attraverso la ricollocazione delle strutture pubbliche. Lo Stato deve essere coinvolto in una visione regionale o interregionale delle questioni. Il finanziamento delle misure di adattamento potrebbe essere sostenuto dal ricorso alla tassa sulla gestione degli ambienti acquatici e dall’aumento delle risorse legate all’occupazione delle spiagge. Per evitare la sostenibilità dei costi in occasione di eventi eccezionali, una logica preventiva di rehousing potrebbe sostituire quella compensativa. Infine, specifici istituti fondiari potrebbero realizzare interventi di ricomposizione spaziale con finanziamenti misti, coniugando solidarietà nazionale e locale e fruizione del litorale.