L’uomo senza volto
Nel 2024, in piena promozione di L’amore nel presenteAndrew Garfield ha chiesto il diritto al riscatto per Gibson, che gli ha assegnato uno dei suoi ruoli migliori Non ucciderai. Recentemente eletto discepolo di Donald Trump a Hollywood insieme a Sylvester Stallone e Jon Voight (la generazione più giovane, cioè!), l’artista preferisce visibilmente tornare dalla porta sul retro. Escono quindi i grandi affreschi storici che da allora ne hanno decretato il successo Cuore impavidoprobabilmente per mancanza di fondi.
Un testimone scomodo in fuga, un’estradizione espressa per capriccio, un pilota più che losco… Volo ad alto rischio ha tutto della serie concept B in quanto abbonda di contenitori DVD a 5 euro. In effetti, l’unica differenza tra lui e loro è il nome stampato a grandi dimensioni sul poster.
Anche se siamo molto lontani dalle opere entusiasmanti che hanno composto finora la filmografia di Gibson (almeno come regista…), la modestia insita in questo tipo di film non li rende sistematicamente spazzatura, anzi. . Il disastro della serie B ha le sue perleo in assenza di intrattenimento efficace.
Purtroppo, Volo ad alto rischio non è uno di quelli. Segue una sceneggiatura di Jared Rosenberg inclusa nel «Lista nera» Hollywood (un elenco degli scenari non realizzati più popolari stabilito da un sondaggio), il regista non ha dovuto intraprendere un nuovo studio mitologico sulla violenza per dimostrare di essere ancora, nonostante le sue scappatelle, un eccellente regista. Tutto quello che doveva fare era divertirsi con la sua idea e ricavarne delle sequenze di suspense e azione fantastiche. Non succede mai.
Consumo a basso rischio
Con il pilota automatico quasi quanto i suoi personaggi, dispiega pigramente la sua storia telefonica dall’inizio alla fine e il cui interesse alla fine risiede meno nelle sequenze dello spettacolo, spesso molto brutte, che nelle sue battute noiose. Sì, siamo molto spiacenti di annunciarlo Il sesto film di Mel Gibson è uno di quei film di serie B vagamente ironici che imitano volontariamente gli archetipi del genere per elemosinare una risata complice.
Michelle Dockery è l’unica responsabile di portare avanti la trama con dialoghi traballanti (la sottotrama del pilota egiziano, imbarazzante), mentre Topher Grace e Mark Wahlberg interpretano gli zuavi nelle retrovie. Il primo nei panni del piagnucolone che non riesce a stare zitto, il secondo nei panni dello psicopatico che lascia sempre abbastanza tempo perché le sue vittime gli si rivoltino contro.
La trama potrebbe provare a incorporare gag pseudo-nanardesche rivolte ai fan diazioni disinibito, quest’ultimo rileverà rapidamente il piano. No, il famoso moumoute non ha il potenziale per diventare un memenon più dell’istrionismo forzato di Wahlberg, troppo cinico per strappare il minimo sorriso. Nicolas Cage non vuole. In mancanza di momenti di degno coraggio, alla fine ripariamo in modo più francamente birichino (finalmente!), dicendoci che niente nel film è abbastanza angosciante da annoiare davvero. Questo è già tutto.
I seguaci dell’analisi trasversale vedranno nei colpi di scena dell’ultimo atto un sentore di complotto. Gli appassionati di cinema informati lo vedranno come uno straziante cliché narrativo. Perché sono stati proprio la fede e i paradossi politici di Gibson a rendere i suoi film, se non affascinanti, almeno vettori di dibattito. Promosso a mascotte, il cineasta evidentemente non ha nemmeno abbastanza per suscitare il minimo scandalo, e nemmeno una discussione, e nemmeno una parvenza di interesse.