Dall’apertura, il 20 gennaio 2025, del processo a carico di Sandrine P., accusata di aver picchiato, umiliato e fatto morire di fame Amandine, sua figlia di 13 anni, tutti gli occhi sono puntati sulla Corte d’Assise dell’Hérault dove la madre viene giudicata. Se fino ad ora aveva sempre negato le violenze commesse contro la figlia, il caso ha preso un’altra piega martedì 21 gennaio, al termine della seconda giornata di processo. Sandrine P. ha infatti messo fine ad un diniego lungo quattro anni, ammettendo infine di aver maltrattato l’adolescente.
La giornata è iniziata con la testimonianza di Cassandra, 28 anni, e Jérémy, 29 anni, altri due degli otto figli di Sandrine P., ex cameriera diventata proprietaria di un salone di bellezza a Montblanc, nell’Hérault. Usciti di casa a 18 anni, sono ancora vittime della barbarie della madre, raccontando a lungo alla corte le torture inflitte durante la loro infanzia: strangolamenti, privazione di cibo, minacce di morte… Tanti atti che riecheggiano il calvario vissuto da Amandine, ma che Sandrine P. continuava a non riconoscerlo. Chiusa in un profondo silenzio nonostante le richieste del figlio sul banco dei testimoni di riconoscere e presumere di essere “solo una criminale”, Sandrine P. ha dichiarato al giudice che ancora non capiva cosa avrebbe potuto causare la morte del suo 13enne -vecchia ragazza, 6 agosto 2020.
Di fronte alle foto del corpo di Amandine, ritrovata al secondo piano della casa familiare estremamente emaciata (pesava (…)
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Belgio