l’essenziale
Di ritorno dalla Dakar, dove ha concluso al 6° posto nella classifica generale automobilistica, con il suo pilota del Var Mathieu Serradori, il Saint-Affricain Loïc Minaudier ripercorre questi quindici giorni di intensa competizione.
Qual è il tuo stato d’animo dopo questa Dakar?
Siamo più che soddisfatti, siamo super contenti. Come abbiamo detto prima della partenza, il nostro obiettivo era dare il meglio di noi stessi senza preoccuparci troppo degli altri e divertirci nella nostra gara. Questo è quello che abbiamo fatto e ci siamo resi conto che, anche con piccole risorse e attrezzature in continua evoluzione, riuscivamo a competere con i grandi, il che è ancora enorme. Non abbiamo nulla di cui vergognarci della nostra prestazione. Abbiamo potuto contare su un team ad alte prestazioni (la seconda buggy iscritta dal team Century e guidata dal sudafricano Brian Baragwanath è arrivata 10°, ndr).
L’edizione del 2025 è stata dura come si dice?
Nel complesso, direi che questa è la Dakar più difficile che abbiamo fatto in Arabia Saudita. La prima settimana abbiamo avuto la tappa di 48 ore, poi la maratona, questo ha messo tutti alla prova e si è spinto al limite. Ogni passo che abbiamo fatto è stato difficile. E ci chiedevamo quanto difficile potessimo andare. Non c’è stato un solo momento di tregua. Dal punto di vista della navigazione, il road book conteneva molte più informazioni con note vicine, il che rendeva la navigazione più complessa. Ma ehi, sta a noi adattarci a ciò che ci viene offerto ed è quello che abbiamo cercato di fare per il meglio. Con lo stress della gara, lo stress del tempo, le difficoltà nei sorpassi, la competizione in cui dobbiamo essere i migliori, non necessariamente i più veloci ma i più intelligenti, non era facile gestirlo e dovevamo saperlo fare uscire dalla sua zona di comfort. È stato difficile, ma che divertimento! Quest’anno, dal primo all’ultimo, come ho detto (nella nostra edizione del sabato), è una vittoria essere arrivati fino in fondo.
Numerose forature e difficoltà sono state prerogativa di molti, anche tra quelli che chiamiamo top driver, ma non per te. Che ne dici?
Abbiamo avuto due piccoli problemi meccanici, che alla fine non ci hanno fatto perdere troppo tempo. Ed è vero che non abbiamo avuto forature, soprattutto nella prima settimana. Penso che sia dovuto alla guida fluida di Mathieu, che ha risparmiato le gomme.
Se dovessi conservare un solo ricordo di questa edizione, quale sarebbe?
Difficile mantenerne solo uno perché c’è stato divertimento durante tutta la gara, la felicità di finire al 6° posto, e tante altre. Ma penso che il momento migliore sia stato il giorno in cui siamo arrivati terzi nella tappa dopo essere stati a lungo al secondo posto, cosa che abbiamo perso alla fine per una manciata di minuti. Essere sul podio tra tutti i professionisti è un momento che non dimenticherò. La soddisfazione è tanto più intensa quanto il nostro compagno di squadra del Century (Brian Baragwanath, redattore) siamo arrivati 4° alle nostre spalle e abbiamo potuto assaporare tutto con la squadra che ha dato tutto. Una squadra che vorrei ringraziare, perché è stata la chiave del nostro successo.
svizzero