Il Ciclismo non è sempre una questione di tempi, watt o segmenti Strava. A volte si presenta dove meno te lo aspetti: nel bancone di un bistrot, tra due pinte, in un’atmosfera gioiosamente folle. La Coppa del Mondo di Ciclocross Bistrot, in breve CMCCB, è una vera competizione, addirittura un’istituzione per questo piccolo villaggio del Ternois. Non sono necessari punti UCI, World Tour o telaio in carbonio di ultima generazione. Qui è fango, birra e soprattutto buon umore.
Quando il ciclocross incontra l’atmosfera del bistrot, nasce… il CMCCB!
Ci ricorda che il ciclismo non deve essere serio per unire le persone. Qui succede a Monchy-Breton, che non è in Bretagna, ma nel Pas-de-Calais. Siamo al bistrot Tartous & Cie, domenica 5 gennaio 2025, come un affronto canzonatorio ai secchi gennaioristi. Una quinta edizione di questa “Rondes de Tartous” tanto improbabile quanto irresistibile, dove ciclisti e spettatori si sono incontrati per una giornata sportiva, festosa… e luppolata. Uno sguardo indietro ad un evento unico nel suo genere.
Un viaggio… con passaggio al bancone
Il concetto? Un circuito di ciclocross degno delle più belle classiche invernali, con la sua dose di fango, curve strette e ostacoli naturali, ma soprattutto un dettaglio che cambia tutto: una sosta obbligatoria all’interno del bistrot! Immaginate ciclisti in divisa, che attraversano un bar affollato di spettatori scatenati, alcuni dei quali si prendono il tempo per sorseggiare una birra in sella.
Quest’anno hanno risposto quasi 70 ciclisti, in mountain bike o in bici da ciclocross. A dimostrazione dell’entusiasmo per questo evento senza eguali, i posti sono andati a ruba in poche ore. Nel menu: qualifiche cronometrate al mattino, spettatori entusiasti fin dall’alba e una finale molto combattuta nel pomeriggio.
Sport, spettacoli e un’atmosfera pazzesca
Secondo i media locali, ai comandi del microfono, gli irresistibili Jean-Paul Chaîne e Patrick Chapatte, focosi commentatori, hanno dato spettacolo, raccontando ogni giro con una verve che non ha nulla da invidiare ai professionisti dell’UCI. Tra un passaggio e l’altro dei corridori, la folla, riunita all’interno del bistrot o attorno al percorso, ha cantato, ballato e si è lasciata trasportare dai mix del DJ locale, Roger La Flèche. Samuel Cogez, giornalista di La Voix du Nord, racconta la sua esperienza:
I corridori hanno giocato la partita fino alla fine. Alcuni non hanno esitato a sacrificare qualche secondo per scolarsi un bicchiere al bancone, tra gli applausi di un pubblico emozionato. Fabienne, la proprietaria del bar e il suo team, hanno dovuto destreggiarsi tra pinte per gli spettatori e drink di recupero (o quasi) per i ciclisti.
Da dove viene questa storia del ciclocross da bistrot?
Quali sono le origini del ciclocross bistrot? Guardatevi attorno… Ciclismo invernale, fango e birra. Ma sì, il Belgio ovviamente! O più precisamente, un piccolo villaggio delle Fiandre, dove la disciplina è nata circa trent’anni fa, come testimonia questo delizioso reportage dello Stage 2 (immagini INA). L’anno scorso, una tappa della Coppa del mondo di ciclocross bistrot a Lille è stata addirittura oggetto di un articolo su Quotidien.
Cyclo-Cross de Bistrot: un vincitore fedele alla tradizione
A Monchy-Breton, nella categoria regina, il ciclocross, è stato il detentore del titolo, Germain Samier, l’MVDP locale, a brillare ancora. Dopo una feroce lotta in campo (e al bar), ha mantenuto la maglia di campione del Cyclo-Cross de Bistrot. La vittoria, ovviamente, è stata inzuppata come dovrebbe essere.
Ciclismo e cultura da bistrot: un’altra idea di questo sport. Chi lo sa? Forse un giorno il format troverà imitatori anche in altri angoli della Francia, con una visita obbligata al vostro bistrot preferito. Nel frattempo, ci vediamo nel 2026 a Monchy-Breton per la prossima edizione. Perché andare in bici è ancora più bello accompagnato da una buona birra (d’altronde è meglio dopo che durante).
Grazie al fotografo Ronald Piclin per il gentile permesso di utilizzare le sue foto.
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