I semi del fico selvatico: “Morte alla teocrazia!”

I semi del fico selvatico: “Morte alla teocrazia!”
I semi del fico selvatico: “Morte alla teocrazia!”
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Il lungometraggio è in linea con il Il diavolo non esiste (Orso d’Oro a Berlino nel 2000), atto d’accusa contro la pena di morte. Anche se Rasoulof questa volta affronta l’argomento indirettamente.

La regista, punta di diamante del cinema iraniano con Jafar Panahi e il compianto Abbas Kiarostami, è interessata principalmente alla rivolta contro il regime teocratico autoritario, in generale, e all’oppressione delle donne, in particolare.

Dopo 20 anni di servizio servile, Iman (Missagh Zareh) ottiene finalmente la tanto attesa promozione: investigatore presso il tribunale rivoluzionario di Teheran. Per la gioia di sua moglie Najmeh (Soheila Golestani).

Il lavoro è rischioso poiché approva le condanne a morte emesse dal pubblico ministero… Si procura una pistola per proteggere loro e quella delle loro due figlie. La coppia decide di nascondere l’esistenza dell’arma nel loro appartamento.

Questa ascesa nella scala socio-religiosa avviene in un momento molto brutto poiché sono in pieno svolgimento le manifestazioni del movimento Donna, Vita, Libertà contro l’obbligo di indossare l’hijab.

Iman (Missagh Zareh) ottiene finalmente la tanto attesa promozione: investigatore presso il tribunale rivoluzionario di Teheran. Per la gioia di sua moglie Najmeh (Soheila Golestani). (Entra i film)

Qui la realtà irrompe nella finzione con un botto attraverso i cellulari dell’anziano Rezvan (Masha Rostami) e di sua sorella minore Sana (Niousha Akhshi). Lo spettatore può così vedere video reali girati nel 2022 dopo la morte di Jina Mahsa Amini – che spesso si rivelano molto brutali, ma davvero rivelatori!

I semi del fico selvaticoSi tratta di una vera e propria immersione nella vita quotidiana di una famiglia iraniana, un vero microcosmo della società attuale (e illustrazione del divario tra vita privata (moderna) e pubblica (arcaica)).

Le ragazze, sempre più inorridite dalla violenza messa in atto dalle autorità, assumono la causa della rivolta mentre Iman, da buon fanatico, difende il regime con le unghie e con i denti. Sua moglie si sente intrappolata tra l’albero e la corteccia.

Soprattutto perché con riluttanza aiuta la migliore amica della sua maggiore – c’è un primo piano quasi insopportabile in cui Najmeh si toglie pazientemente le palline dal viso con una pinzetta! Le tre donne decidono di nascondere questo fatto a Iman.

Una decisione dalle gravi conseguenze. Soprattutto da quando la pistola dell’investigatore scompare misteriosamente…

Da lì, dopo una preparazione abbastanza lunga – ma l’argomento richiede una certa pazienza – Rasoulof instaura un clima ansiogeno alimentato dalla crescente paranoia di Iman, che rivela la sua vera natura.

L’arco drammatico si tesa al punto da trasformarsi in vera e propria suspense con un finale incisivo in cui il titolo assume tutto il suo significato (i titoli di coda spiegano la metafora del seme…).

L’essenza del cinema

Questo lungometraggio si rivela ancora più straordinario se si considerano le poche risorse a disposizione del regista. Ma questa è l’essenza del cinema: bravi attori (ben diretti!), dialoghi che urlano la verità, regia semplice ed efficace così come un punto di vista presunto.

Sì, è un film “d’autore”. Poi? Ne vale la pena (anche il costo).

Il lungometraggio è stato nominato per un Golden Globe nella categoria Miglior film in lingua straniera. A ragione: un affronto ai vertici della Repubblica islamica.

I semi del fico selvatico viene presentato al cinema.

Trailer “I semi del fico selvatico” (Entract Films)

Nei titoli di coda

  • Costo: 8/10
  • Titolo: I semi del fico selvatico
  • Genere: Drammatico
  • Regia: Mohammad Rasoulof
  • Distribuzione: Missagh Zareh, Soheila Golestani, Masha Rostami, Niousha Akhshi
  • Durata: 2h48

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