De David Lynch, tutti credevano di averne colto il significato, di comprendere le metafore, di individuare il significato nascosto. In verità, il regista americano, morto questo giovedì 16 gennaio all’età di 78 anni, sarà rimasto eternamente inafferrabile. In dieci film e una serie, divenuti leggendari, avrà sviluppato intorno a sé un mistero affascinante e sposerà meravigliosamente la quotidianità e l’immaginazione, rompendo un po’ di più, con ogni creazione, i codici narrativi più convenzionali.
Il padre di “Twin Peaks” aveva già annunciato il colore nel 1977 con Gomma da cancellareun’esperienza sensoriale che non potrebbe essere più angosciante, un tuffo strabiliante nell’inconscio umano più oscuro.
Perché è qui che David Lynch è riuscito a dare il massimo: nella meticolosa dissezione della psiche umana, in questa incessante battaglia interiore tra il bene e il male. La questione della dualità, del doppio, aveva costellato anche la sua filmografia: Laura/Bob (Cime gemelle), Betty/Rita (Mulholland Drive), Renée/Alice (Autostrada perduta), tra molti altri esempi.
LEGGI ANCHE “Twin Peaks”: e David Lynch (anche) hanno rivoluzionato la televisioneLe sue creazioni oniriche, però, avevano sfondato il soffitto di vetro e permesso al suo autore di raggiungere la fama. César per il miglior film straniero nel 1982 per L’Uomo ElefantePalma d’Oro nel 1990 per Marinaio e Lulapremio per la regia a Cannes nel 2001 per Mulholland DriveOscar onorario nel 2020… Dai suoi colleghi e spettatori, David Lynch si è guadagnato il rispetto e l’ammirazione nel corso dei decenni. A costo di una continua tenacia.
Cime gemellela consacrazione
L’uscita della serie Cime gemellenel 1990, fece esplodere il cineasta agli occhi del grande pubblico. Fiancheggiato da showrunner Mark Frost, David Lynch ne aveva meravigliosamente deviato i codici soap operain questa indagine della polizia che circonda l’omicidio di una giovane studentessa liceale, Laura Palmer, nella città immaginaria di Twin Peaks, da parte dell’insolente agente dell’FBI Dale Cooper. In due stagioni e trenta episodi, il regista aveva portato le serie televisive a un livello di richiesta e ricchezza narrativa che nessuna di esse aveva, fino ad ora, raggiunto, sviscerando con eccezionale meticolosità gli angoli più oscuri dell’uomo.
Di più Cime gemelle Ci sarà stato anche un infortunio: costringendo David Lynch e Mark Frost a rivelare molto rapidamente l’identità dell’assassino di Laura Palmer, la ABC/Disney (emittente televisiva e produttrice della serie) aveva, allo stesso tempo, ucciso il mistero. Agli occhi di David Lynch, Cime gemelle non aveva più alcuna ragione di esistere. Ha poi abbandonato la produzione della serie, che tutti concordavano nel dire che, da quel momento in poi, avrebbe perso molto in termini di qualità. Il suo attore preferito, Kyle MacLachlan, impiegherà molti anni per perdonare il suo “padre” cinematografico. David Lynch aveva abbandonato i suoi attori, i suoi spettatori.
Perché al timone di Cime gemellenon era più David Lynch. Era un facsimile, lo era Di David Lynch, ma mancava qualcosa. La differenza, apparentemente innocua, era grande. Sse il suo stile fosse talmente identificato che il termine “lynchiano” fosse stato inventato appositamente a questo proposito, e se la sua influenza sul cinema contemporaneo è innegabile (Beau ha paura di Ari Aster, nel 2023, ne è un esempio convincente), la “zampa” di David Lynch sarà sempre sembrata appartenere solo a lui e realizzarsi solo nel suo sguardo.
“Il peggior film mai realizzato”
È stato veloce a farlo Ricordo nel 1992, quando lo propose al pubblico Twin Peaks: Fuoco cammina con meprequel della serie. Raramente un film, infatti, ha conosciuto una simile accoglienza e una tale incomprensione. “Non è il peggior film mai realizzato, ma sembra che lo sia”, ha detto Vincent Canby, il critico di Volte. Il sempre elegantissimo Quentin Tarantino dichiarò in un’intervista del 1992: “ David Lynch ha seppellito la faccia così profondamente nel suo culo che non ho alcun desiderio di vedere un altro film di David Lynch finché non sento qualcosa di diverso. » Le sue reazioni indignate nascondevano una verità. David Lynch, per molto tempo, non era riuscito a farsi capire.
Perché questo dito medio ai produttori di Cime gemelleera innanzitutto un grido del cuore, un grido di dolore. A chi ne ha visto solo uno saponeun’allegra indagine di polizia di cui attendevamo con impazienza la risoluzione, David Lynch ci ha ricordato una cosa. Quello Cime gemelle è stata innanzitutto la discesa agli inferi di un adolescente drogato, condannato alla prostituzione e, soprattutto, vittima di incesto. Twin Peaks: Fuoco cammina con me non era né più né meno che il film più oscuro, sordido e terrificante del suo autore Cime gemelle avrebbe dovuto, pensava, essere il benvenuto.
Assumi la tua radicalità
Da quel giorno David Lynch era definitivamente immerso nella “loggia nera” (rappresentazione metaforica dell’Inferno o del Purgatorio nella serie Cime gemellendr) e il doppelgänger dell’artista si era imposto agli spettatori. Autostrada perduta nel 1997 e Mulholland Drive nel 2001 furono allora gli esempi convincenti di un cineasta che, d’ora in poi, avrebbe assunto una radicalità estetica e narrativa. E questo, paradossalmente, funzionerebbe: Mulholland Drive sarà stata l’opera di David Lynch che senza dubbio avrà saputo conciliare al meglio critica e spettatori di ogni schieramento. Il breve intermezzo che fu Una storia vera nel 1997 gli offrirà un pubblico più vasto.
Ma David Lynch aveva imparato la lezione dal fallimento di Duna (1984) e Twin Peaks: Fuoco cammina con me e preferirebbe la totale libertà artistica a tutti i costi, a prezzo di sacrificare il successo stimato, critico o anche finanziario.
Come dimostra l’ultima apparizione del regista sul grande schermo, Impero internonel 2006. “Parla di una donna in difficoltà, è un mistero e questo è tutto quello che ho da dire al riguardo”, dichiarò David Lynch ai giornalisti di Variety che, a suo tempo, gli chiesero di descrivere il film. Mai l’ultimo a giocare sulla sua immagine di enigmatico demiurgo, David Lynch non aveva torto: Impero interno era un mistero profondo, tre ore di radicalismo insondabile, a volte francamente insopportabile, lungi dall’essere il film più apprezzato dal suo regista, ma che tutti concordavano fosse un simbolo di libertà totale.
Twin Peaks: Il ritornoil glorioso ritorno
Con dieci film e una serie in quasi cinquant’anni di carriera, l’uomo aveva saputo farsi desiderare. Dopo Impero internoabbiamo dovuto aspettare undici anni per vedere David Lynch ritrovare la strada per un progetto importante. E non ultimo: il ritorno di Cime gemelle. “Ci vediamo tra 25 anni”, ha promesso Laura Palmer a Dale Cooper nella seconda stagione. Non avrà mentito. Assicurandosi di avere le mani libere, David Lynch e Mark Frost hanno offerto una terza stagione di Cime gemellesottotitolato sobriamente Il Ritorno.
Come un affronto agli impazienti, questo sottotitolo non era altro che una bugia, i due amici si divertivano maliziosamente, appunto, a respingere fino alla nausea questo famoso “ritorno”. In un’era cinematografica e seriale che dà il posto d’onore a sequel, prequel e altri remake, Lynch e Frost mineranno tutto ciò che la serie aveva creato.
Partendo da un terreno con una geografia unica, lo avrebbero suddiviso ai quattro angoli degli Stati Uniti. Anche i personaggi sarebbero frammentati (Cooper/Mr. C/Dougie) assenti (Donna) o quasi (Audrey, James). Più di buon maledetto caffèniente più ciambelle al Double R Diner: l’America, appena caduta nell’era Trump, era buia, povera e triste, e Cime gemelle con. Ritornando alle origini, David Lynch, ancora una volta, ha rivoluzionato il concetto stesso di serie. In particolare nell’episodio 8 che rimane nella memoria di tutti.
Un artista proteiforme
L’uomo che era presidente della giuria di Cannes nel 2002 ha ricevuto una standing ovation dal festival nel 2017 in occasione del ritorno della sua serie cult, di cui sono stati presentati i primi episodi. Un Oscar alla carriera assegnato nel 2020 (era ora) e da allora David Lynch non è più riapparso sugli schermi televisivi e cinematografici, o pochissimo. Il seguace della meditazione trascendentale non era rimasto inattivo: per tutta la vita, l’uomo che non aveva mai nascosto la sua ammirazione per Francis Bacon aveva esplorato varie arti plastiche, come la pittura, la litografia, la fotografia e persino la musica. E l’aveva sparso in tutto il suo universo cinematografico.
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Risposta
Soffrendo di una malattia polmonare da diversi mesi, David Lynch, che viveva a Los Angeles, sapeva di essere più che mortale. Qua e là, a intervalli regolari, cortometraggi, disegni, dipinti ci ricordavano che l’artista era ancora molto presente, e la sua arte molto viva. I fan, galvanizzati dalle insistenti voci di corridoio, aspettavano, senza crederci davvero (e senza sapere davvero cosa aspettarsi) una quarta stagione di Cime gemelle. Cosa che non accadrebbe mai.
La carriera di David Lynch si concluderebbe quindi con un grido straziante di Laura Palmer (o era lei?) nella notte oscura e tortuosa di Cime gemelle. Una luce che si è spenta all’improvviso, su un’infinità di misteri affascinanti. Di un regista che ha meravigliosamente collegato la bellezza dei sogni alla bruttezza del mondo. Tenda (rossa, ovviamente). David Lynch ha lasciato l’edificio.