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I nuovi Ob
Pubblicato il
16 gennaio 2025 alle 11:53
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Il cessate il fuoco, che pone fine a 15 mesi di guerra nella Striscia di Gaza, prevede tre fasi tra cui il rilascio degli ostaggi israeliani. Al 15 gennaio, 94 persone erano ancora in prigionia, di cui 60 presunte vive.
L’accordo di cessate il fuoco, raggiunto mercoledì 15 gennaio tra Israele e Hamas, prevede in una prima fase il rilascio di 33 ostaggi viventi in cambio di prigionieri palestinesi. Gli altri ostaggi vivi dovranno essere rilasciati in un’ipotetica seconda fase, prima del rimpatrio dei resti degli ostaggi morti in una terza fase, ha indicato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
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In base all’accordo, lo Stato ebraico si è impegnato, secondo il quotidiano israeliano “Times of Israel”, a liberare 1.000 prigionieri palestinesi, escludendo però eventuali partecipanti all’attacco del 7 ottobre. “Le Nouvel Obs” fa il punto.
• 48 uomini, 10 donne e 2 bambini ancora prigionieri
Il 7 ottobre 2023, durante un attacco senza precedenti di Hamas al sud di Israele, i commando del movimento islamico palestinese hanno portato con sé 251 persone e resti a Gaza.
Di questi, 117 persone, principalmente donne, bambini e lavoratori stranieri, hanno ritrovato la libertà, soprattutto durante l’unica tregua del conflitto, durata una settimana alla fine di novembre 2023. Sono stati rimpatriati anche quaranta corpi, compreso l’ultimo, quelli di Youssef al-Zayadna, 53 anni, e suo figlio Hamza, 22 anni, due beduini rapiti dal kibbutz Holit dove stavano partecipando alla raccolta delle olive.
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Al 15 gennaio, 94 persone erano ancora in prigionia, di cui 60 presunte vive, di cui 34 dichiarate morte dall’esercito israeliano. Tra gli ostaggi ritenuti ancora vivi, 53 sono israeliani, di cui almeno 22 con doppia nazionalità, sei tailandesi e un nepalese.
Tra loro, 48 sono uomini e 10 donne, tra cui cinque soldati. Aggiungendo gli uomini, dieci soldati presunti vivi sono ancora prigionieri. Si presume che due bambini, i fratelli Kfir e Ariel, rapiti rispettivamente a otto mesi e quattro anni, siano vivi, così come i loro genitori, Shiri e Yarden Bibas.
• Dalla tregua del 2023 sono stati rilasciati solo sette ostaggi
Dalla fine della tregua, avvenuta il 1 dicembre 2023, solo sette ostaggi hanno trovato la libertà, durante le operazioni di salvataggio da parte dell’esercito israeliano. L’ultimo è Kaid Farhan Alkadi, rilasciato il 27 agosto nel sud della Striscia di Gaza. In assenza di prove di vita, non è certo che tutti i 60 ostaggi presunti vivi siano ancora vivi.
Hamas e il suo alleato Jihad islamica hanno regolarmente annunciato la morte di ostaggi, cosa che Israele non ha confermato, in particolare quella dei bambini Bibas e della loro madre. Tra le rare prove di vita, i video recentemente pubblicati da Hamas e Jihad islamica degli ostaggi Matan Zangauker (25 anni), Edan Alexander (20 anni), Sacha Trupanov (29 anni) e Liri Albag (19 anni).
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Alcuni degli ostaggi deceduti erano già morti quando furono portati a Gaza il 7 ottobre 2023, uccisi durante l’attacco di Hamas. Ciò è particolarmente vero per 11 soldati. Almeno altri 30 ostaggi catturati vivi sono morti a Gaza. Tre di loro – Yotam Haïm (28 anni), Samer al-Talalqa (25 anni) e Alon Lulu Shamriz (26 anni) – sono stati uccisi per errore dall’esercito israeliano il 15 dicembre 2023.
L’esercito israeliano accusa Hamas di averne giustiziati a freddo sei alla fine di agosto: Hersh Goldberg-Polin, Carmel Gat, Eden Yerushalmi, Alexander Lobanov, Almog Sarusi e Ori Danino, trovati morti dai soldati in un tunnel a Rafah (a sud della Gaza Striscia).
• “Nessuna certezza” sulla sorte dei due ostaggi franco-israeliani
Il capo della diplomazia francese Jean-Noël Barrot ha segnalato giovedì 16 gennaio a RTL che non vi era “nessuna certezza” sulla sorte dei due ostaggi franco-israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza, Ofer Kalderon e Ohad Yahalomi.
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“Per troppi mesi non abbiamo avuto loro notizie (…) Ci auguriamo vivamente che possano ritornare da noi vivi e in buona salute”ha dichiarato Jean-Noël Barrot, mentre domenica dovrà entrare in vigore una tregua tra Israele e Hamas palestinese che preveda la liberazione degli ostaggi.
Durante l’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre 2023, “48 nostri connazionali hanno perso la vita, otto sono stati presi in ostaggio, due di loro purtroppo sono morti, quattro ci sono ritornati, compresi i figli di Ofer e Ohad, e ora attendiamo il ritorno di questi due ostaggi”ha ricordato Jean-Noël Barrot. “Non abbiamo certezze, nessuna novità” sul loro destino, “tranne le testimonianze di chi è tornato dall’inferno di Gaza”ha detto.
• Un sistema di rimpatrio in atto in Israele
Anche se la lista degli ostaggi liberati non è ancora ufficiale, Israele si sta già preparando al loro ritorno: mercoledì sera l’IDF ha svelato le prime linee del suo sistema di accoglienza, chiamato “le ali della libertà”.
L’esercito schiererà due centri speciali a Réïm e Kerem Shalom, vicino alla Striscia di Gaza, per accogliere le prime persone liberate, indica “le Parisien”. Il Comitato internazionale della Croce Rossa si è detto pronto a facilitare la loro liberazione. “Questo incubo è durato troppo a lungo. La sofferenza deve finire. I civili a Gaza hanno bisogno di protezione e aiuti umanitari. Gli ostaggi devono tornare a casa”ha dichiarato la sua presidente Mirjana Spoljaric.
Gli ostaggi verranno poi inviati in diversi ospedali israeliani, a seconda della gravità delle eventuali ferite e del loro stato psicologico. Saranno seguiti da medici specializzati nei disturbi da stress post-traumatico.