Dopo più di quindici mesi di una guerra devastante, durante la quale morirono più di 46.000 persone, in maggioranza civili, per i palestinesi rinasce la speranza. Mercoledì 15 gennaio lo hanno annunciato il Qatar e gli Stati Uniti la conclusione di un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi.
Se gli “ultimi dettagli” dell’accordo sono ancora in fase di definizione, secondo un comunicato stampa dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, esso entrerà in vigore da questa domenica, 19 gennaio, alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump, secondo il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdelrahmane Al-Thani. Quest’ultimo ha inoltre precisato che “a sarà istituito un meccanismo di monitoraggio, gestito da Egitto, Qatar e Stati Uniti” e avrà “base al Cairo”.
Dopo questo annuncio, migliaia di palestinesi scesi in piazza ed esultato in tutta la Striscia di Gaza.
Una prima fase di 42 giorni
Questo accordo riprende i principi teorici enunciati da Joe Biden a fine maggioche prevedeva tre fasi, ma che otto mesi di sforzi diplomatici non avevano finora reso possibile. Tale accordo prevede tre fasi distinte.
L’accordo prevede la liberazione di 33 ostaggi israeliani (delle 94 persone ancora prigioniere) rapite durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre, “tra cui donne civili, così come bambini, anziani, civili malati e feriti”, ha spiegato il primo ministro del Qatar.
“In cambio, Israele rilascerà centinaia di prigionieri palestinesi“, ha indicato, da parte sua, Joe Biden, che lo ha chiarito la prima fase durerà 42 giorni e includerà un cessate il fuoco “completo e totale”. Israele aveva precedentemente affermato che avrebbe rilasciato circa 1.000 prigionieri palestinesi nella prima fase, hanno riferito martedì fonti israeliane e palestinesi.
IL Le forze israeliane si ritireranno verso est, “lontano dalle aree popolate“, precisa Mohammed ben Abdelrahmane Al-Thani. “Queste forze saranno posizionate lungo la Striscia di Gaza”, il che consentirà lo scambio di prigionieri, lo scambio di corpi e il ritorno degli sfollati alle loro case.
Le due fasi successive discusse durante la prima
Nella prima fase gli aiuti umanitari dovranno aumentareche dovrebbe consentire negoziati in vista della seconda e terza fase, cioè “la fine definitiva della guerra”, ha aggiunto il presidente americano, precisando cheDurante questo periodo Israele negozierà gli accordi necessari per passare alla fase due.
IL la seconda fase dovrebbe consentire la liberazione degli ultimi ostaggi e un completo ritiro israeliano da GazaJoe Biden ulteriormente dettagliato. La terza ed ultima fase dovrà essere dedicata alla ricostruzione della Striscia di Gaza e la restituzione dei corpi ostaggi uccisi durante la prigionia.
I media israeliani hanno riferito che, in base all’accordo, Israele manterrebbe una zona cuscinetto a Gaza durante la prima fase. Secondo una fonte vicina ad Hamas, le forze israeliane dovrebbero rimanere presenti fino a “800 metri di profondità nella Striscia di Gaza, in un’area che si estende da Rafah a sud fino a Beit Hanoun a nord”.
Israele non lascerà Gaza finché non saranno restituiti tutti gli ostaggii vivi e i morti”, ha detto un funzionario israeliano prima dell’annuncio dell’accordo.
“Quando inizierà la fase due, ci sarà uno scambio per la liberazione dei restanti ostaggi ancora vivicompresi i soldati maschi, e tutte le restanti forze israeliane si ritireranno da Gaza. Il cessate il fuoco temporaneo diventerà poi permanente”, ha affermato Joe Biden.
I precedenti negoziati si sono imbattuti in diverse questioni: la durata del cessate il fuoco, l’entità degli aiuti umanitari autorizzati ad entrare a Gaza, la logistica del ritorno dei palestinesi sfollati, il ritiro delle truppe israeliane e la governance. di Gaza dopo la guerra. Non è chiaro se siano stati raggiunti compromessi su questi disaccordi.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu è fortemente contrario al ritiro totale delle truppe da Gaza e rifiuta che il territorio venga amministrato da Hamas o dall’Autorità Palestinese alla fine della guerra.
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