Il 7 gennaio 2015 due terroristi aprirono il fuoco nella redazione di Charlie Hebdo. Dodici persone furono uccise. Lo stesso giorno, migliaia di persone si sono radunate ovunque. Alcuni posano una candela accesa, una matita, un disegno, qualche parola. Trova queste immagini potenti.
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I loro nomi erano Cabu, Charb, Tignous, Wolinski, Honoré, Bernard Maris, Elsa Cayat e Mustapha Ourrad. Tutti lavoravano nella redazione di Charlie Hebdo. Franck Brinsolaro era un agente di polizia incaricato di proteggere Charb, Michel Renaud era venuto a restituire i disegni a Cabu. Frédéric Boisseau era responsabile della manutenzione dell’edificio e anche Ahmed Merabet, un agente di polizia, è stato assassinato davanti al giornale mentre cercava di impedire la fuga degli assassini. Tutti sono morti il 7 gennaio 2015 in pochi minuti.
durata del video: 00h01mn48s
Il giorno dopo il barbaro attentato che colpì la sede del quotidiano satirico Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, grazie al potere dei social network, furono organizzate grandi manifestazioni in tutta la Francia. Così, migliaia di persone si sono radunate nelle piazze delle principali città della Bretagna con un messaggio comune: Je suis Charlie.
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©FTV – Archivio INA
Quella stessa mattina, il numero 1177 del giornale satirico creato nel 1970 da Cavanna e dal professor Choron e rilanciato nel 1992 da Cabu, conteneva uno degli ultimi disegni di Charb: “Ancora nessun attacco In Francia”. Il mostra a Islamista armato spiegando”Aspettare ! Abbiamo tempo fino alla fine di gennaio per presentare il ns auguri…”
Nel 2006, Charlie decide di pubblicare le dodici caricature di Maometto apparse su un giornale danese. Sulla copertina Cabu aveva disegnato un Maometto che si prendeva la testa tra le mani e diceva: “ È difficile essere amati dagli idioti!”
Da allora il giornale è stato bersaglio di attacchi. Di notte all’1È Il 2 novembre 2011 una bomba molotov provocò un incendio nei locali del giornale.
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All’indomani del barbaro attentato che colpì la sede del quotidiano satirico Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, grazie al potere dei social network, furono organizzate grandi manifestazioni in tutta la Francia. Così, migliaia di persone si sono radunate nelle piazze delle principali città della Bretagna con un messaggio comune: Je suis Charlie.
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©FTV – Archivio INA
Questo 7 gennaio, in pochi istanti, la Francia cade nell’orrore. La stampa e la libertà di espressione sono sotto attacco.
Davanti al municipio di Rennes si accalcano persone anonime che lasciano decine di matite, disegni, messaggi, fiori e candele.
“È horror, è un attacco alla libertà di espressionetestimonia un gentiluomo, Appartengo a una generazione in cui tutte queste persone, i Wolinski, i Cabu, erano persone che mi facevano sognare. Queste sono persone che hanno combattuto per le libertà nel mondo e quando vediamo questo massacro, non è possibile”.
Al calar della notte, attraverso alcuni messaggi lanciati sui social, 15 000 persone si ritrovano in un silenzio assordante. Alcuni brandiscono matite, le uniche armi accettabili in una democrazia, e le puntano verso il cielo per fare un ultimo gesto di addio ai fumettisti caduti sotto i proiettili dei terroristi.
“Le persone hanno bisogno di unirsi,osserva Nathalie Appéré, sindaco di Rennes. La Repubblica è attaccata, giornalisti sono morti perché esercitavano la loro professione; gli agenti di polizia sono stati aggrediti mentre svolgevano le loro missioni. La popolazione è unita!”
Devi continuare a ridere, per loro. Non stasera, stasera siamo tutti Charlie, ma continueremo a ridere.
Un manifestante a Brest il 7 gennaio 2015
A Brest, in Place de la Liberté, ce ne sono 5.000. “Oggi non sto ridendo, ma continuerò a ridere, questo è sicuro, dice un manifestante, con gli occhi umidi. Devi continuare a ridere, per loro. Non stasera, stasera siamo tutti Charlie, ma continueremo a ridere.
Allo stesso tempo, 1 500 persone si sono radunate nella Place des Droits de l’Homme a Saint-Brieuc. Alcuni brandiscono le vecchie copertine di Charlie, L’amore è più forte dell’odio, basta con la barbarie.
A Lorient ce ne sono 2000, a Quimper un migliaio e questo è solo l’inizio.
Il giorno successivo, in tutta la Francia, viene osservato un minuto di silenzio. Le luci della Torre Eiffel si spengono per cinque lunghi minuti. Le bandiere sventolano a mezz’asta per tre giorni.
L’11 gennaio vengono organizzate manifestazioni in tutta la Francia. Riuniscono quasi quattro milioni di persone. Un milione e mezzo a Parigi e due milioni e mezzo nel resto del Paese, di cui 400 000 in Bretagna.
A Rennes la città è paralizzata. La folla trabocca per le strade, faticando ad andare avanti. 125.000 persone si sono riunite per dire no all’odio. “Neanche paura dei fori di proiettile” scrisse la signora su un cartoncino a forma di matita. “Siamo qui per condividere il dolore di tutte le vittime” dichiara un’altra donna.
Del “Sono Charlie“sono accanto”Io sono Al씓Sono Sara“Le lacrime scendono lungo le guance, ma ogni minuto scoppi di applausi rompono il silenzio.
“Ciò che rende prezioso questo evento, dichiara un uomo, lo è che non sai in che veste si trova questo o quel manifestante. Sono tutte persone scandalizzate dalla stessa cosa. Gli ebrei non sono solo ebrei, sono francesi. Apprezzano le libertà. Ad alcuni piace Charlie Hebdo, ad altri meno, ma tutti vogliono che Charlie continui perché dietro questo giornale è in gioco tutta la libertà di stampa”.
“La voglia di ridere non scomparirà mai!“, assicura oggi Charlie Hebdo, 10 anni dopo l’attentato. In questo numero speciale, il giornale satirico afferma: “indistruttibile!“.
Tutte le piccole parole e i disegni lasciati all’inizio di gennaio 2015 a Rennes sono stati accuratamente raccolti, essiccati, digitalizzati. Per ripercorrere questo momento della nostra vita… Tra gli schizzi, un dito trasformato in matita con tutta l’irriverenza di Charlie e questo piccolo pezzo di poesia…”libertà scrivo il tuo nome”.
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