lione d’oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Pedro Almodovar firma il suo primo film in inglese, La stanza accanto, con due grandi attrici, Tilda Swinton e Julianne Moore. Isabelle Carré, François Damiens e Claire Duburcq sono uniti nel dramma romantico di Agnès de Sacy, La figlia di un grande amore, mentre Roschdy Zem e Bella Kim sono i protagonisti Inverno a Sokcho, dramma intimo ambientato nella Corea del Sud. Infine, da Sokcho, andiamo in Cina con Incendi selvaggiun film di Jia Zhangke, il più grande regista cinese attivo, che recita con Zhao Tao, sua moglie e interprete preferita.
Ogni mercoledì alle 16:00
Ricevi le notizie culturali della settimana da non perdere, oltre a sondaggi, decrittazioni, ritratti, tendenze…
Grazie!
La tua registrazione è stata presa in considerazione con l’indirizzo email:
Per scoprire tutte le altre nostre newsletter, vai qui: MyAccount
Registrandoti accetti le condizioni generali d’uso e la nostra politica di riservatezza.
La stanza accanto ✭✭✭✭✭
Almodovar al top della sua forma
Ispirato a un passaggio chiave del bellissimo romanzo di Sigrid Nunez Allora qual è il tuo tormento? (Stock, 2023), Pedro Almodóvar ha immaginato la storia di Martha (la fantastica Tilda Swinton), una fotoreporter affetta da un cancro incurabile, e di Ingrid (Julianne Moore), la sua amica d’infanzia che è stata un po’ persa di vista. La prima chiede alla seconda di accompagnarla negli ultimi istanti di una morte programmata. L’uno avanza verso la morte in piena consapevolezza, l’altro resta pietrificato all’idea di starle attorno, e ciascuno, nel tempo trascorso insieme aspettando il giorno fatidico, si trasforma profondamente.
Questo è il primo lungometraggio in inglese (dopo La Voce umano et Strano modo di viveredue mediometraggi) del più spagnolo dei cineasti, l’opportunità per lui di dirigere due attrici d’eccezione. Pedro Almodovar continua la riflessione sul senso della vita iniziata nel Dolore e gloria (2019), un film molto personale tormentato dalla malattia e dal lutto (quello di sua madre). Qui tocca la profondità di Ingmar Bergman e, come il maestro svedese, si rivela un grande regista di attrici: commoventi Tilda Swinton e Julianne Moore.
Il film potrebbe essere cupo, è proprio il contrario: luminoso, profondo, abitato dall’unica domanda che conta davvero, quella di ciò che fa sì che la vita valga il suo prezzo. La giuria dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia ha premiato questa indimenticabile meditazione all’apice della sua bellezza assegnandole il Leone d’Oro.
La figlia di un grande amore ✭✭✭✭
Una storia toccante
Apprendista regista, Cécile deve girare un breve documentario nell’ambito dei suoi studi cinematografici. Sceglie di filmare i suoi genitori per raccontare la loro storia d’amore. Interrogandoli, ciascuno separatamente, sui ricordi del loro primo incontro, trent’anni prima, scopre quanto la memoria sia soggettiva.
Ormai divorziati, Ana e Yves vivono a mille chilometri l’uno dall’altro: lei, in una casa ai piedi dei Pirenei; lui, nel suo piccolo appartamento parigino. La proiezione del film della figlia dà loro l’opportunità di incontrarsi di nuovo. Riuscirà la passione che li univa negli anni ’70 a risorgere dalle ceneri? I vecchi risentimenti non rischiano di avvelenare nuovamente la loro relazione?
Al di là del profumo di romanticismo che permea il suo primo film da regista, Agnès de Sacy affronta qui con grande tatto il tema dei segreti di famiglia: questo veleno che si diffonde lentamente e può inebriare diverse generazioni all’interno dello stesso clan. . La qualità della scrittura della sua sceneggiatura – talento che Agnès de Sacy aveva fino ad allora messo al servizio di altri cineasti, Valeria Bruni-Tesdeschi e Pascal Bonitzer in particolare – deve senza dubbio molto al materiale autobiografico della sceneggiatura. Una storia toccante servita da una fotografia attenta (di Denis Lenoir) e da un cast impeccabile: Isabelle Carré, François Damiens e Claire Duburcq nei primi tre ruoli.
Incendi selvaggi ✭✭✭✭
Un viaggio epico
Chi conosce il cinema di Jia Zhangke, il più grande regista cinese in attività, conosce bene Zhao Tao, sua moglie e interprete preferita, vista nei suoi film più grandi, come Il mondo (2004) o Un tocco di peccato (2013). Qui interpreta l’enigmatica Qiaoqiao che si guadagna da vivere cantando nei nightclub o posando per le foto. Siamo all’inizio degli anni 2000 e la Cina è all’apice di immense trasformazioni di cui il film offre un racconto ampio e affascinante.
Come tanti suoi connazionali, il fidanzato di Qiaoqiao, Bin (Li Zhubin), decide di lasciare la loro piccola e tranquilla vita a Datong per cercare fortuna in una grande città. Senza sue notizie, Qiaoqiao intraprende un lungo viaggio attraverso il Paese verso sud, nella speranza di trovarlo.
Questa è l’occasione per Jia Zhangke di registrare, con il suo stile inimitabile, così vicino al documentario eppure molto messo in scena, la realtà del suo paese in tutte le sue complessità. L’epilogo, tra pandemia e robot, ci proietta in un presente spaventoso. Un’epopea emozionante.
Inverno a Sokcho ✭✭✭
Bello e triste allo stesso tempo
Il regista giapponese Koya Amura resta fedele al romanzo di Elisa Shua, tutto atmosfera, sensazioni, non detti e sobrietà. Ha realizzato un film intimo e modesto, che si riduce alla storia di un mancato incontro tra uno stilista francese e una giovane donna sudcoreana che lavora nella pensione dove soggiornerà per alcuni giorni nel cuore dell’inverno. da Sokcho. Lui pensa solo ai disegni, mentre lei è attratta da quest’uomo misterioso e antipatico, per il quale raddoppia la sua attenzione e che senza dubbio le ricorda questo padre francese che ha abbandonato la madre.
Da scoprire
Canguro del giorno
Risposta
Tuttavia, tra loro non scorre tanto la corrente quanto una barriera invisibile li separa. Vorrebbe che lui assaggiasse la sua cucina e altro, se le piace, ma lui non sembra nemmeno pensarci. Diventa addirittura odioso, il che non rende il personaggio interpretato da Roschy Zem facile rispetto a quello di Elisa interpretato dalla dolce Bella Kim. Dramma sulla solitudine, l’incomprensione e la frustrazione, Inverno a Sokcho è un film bellissimo, triste, cullato da un ritmo molto lento. E che ci immerge gradualmente in una sorta di torpore, di rassegnazione in sintonia con l’intrigo e il silenzio dei paesaggi innevati.
Le stelle del Punto: ✩✩✩✩✩: nulle; ✭: cattivo; ✭✭: medio; ✭✭✭: buono; ✭✭✭✭: eccellente; ✭✭✭✭✭: eccezionale.