la partenza dell’ultimo dei giganti

la partenza dell’ultimo dei giganti
la partenza dell’ultimo dei giganti
-

Jean-Marie Le Pen è morto il 7 gennaio 2025, all’età di 96 anni. Dopo la morte di Roland Dumas e Jacques Chirac, è stato l’ultimo sopravvissuto del vecchio mondo; alcuni diranno addirittura l’ultimo gigante, sapendo che dopo l’ultimo inchino del generale de Gaulle, rimasero solo François Mitterrand e lui, Jean-Marie Le Pen. Certamente, a differenza dell’uomo di Jarnac, l’uomo di Trinité-sur-Mer non è mai stato Presidente della Repubblica. Il che non gli impedì, pur nell’eterna opposizione, di ragionare sempre da statista.

Molti dei suoi colleghi sentivano di avere un “ certa idea della Francia »; non lui, per il quale la Francia era soprattutto una realtà. La Francia, la viveva nel profondo della sua carne. Cresciuto nel ricordo della Grande Guerra, visse gli orrori della Seconda, perdendo il padre, marinaio preso il mare su una mina tedesca, mentre lui diventava un giovane partigiano. Ci furono poi altre guerre, quelle d’Indocina e d’Algeria, interrotte dalla battaglia del Canale di Suez. Questo è ciò che forma – più che un personaggio – un uomo.

Il resto della sua vita non fu altro che risse, politiche, ma sempre intrise di quella serietà propria di chi ha vissuto il fuoco e i cui proiettili che sibilavano nelle orecchie non erano palline da tennis: le uniche che i suoi avversari, per la maggior parte, affrontati nelle ore più tragiche della nostra Storia.

Fu quindi Jean-Marie Le Pen, organizzatore dei comitati Tixier-Vignancour, durante le elezioni presidenziali del 1965, matrice di quello che sarebbe diventato il Fronte Nazionale, nel 1972, su istigazione di Ordine Nuovo. All’autore di queste righe, ha confidato, nel corso di un’intervista rilasciata a Lo shock del mesenel giugno 2006: “ A Tixier sono riuscito a riunire le sensibilità a priori i più incompatibili: fucilieri algerini e grandi borghesi, ex membri della Resistenza e vinti della Collaborazione. So di essere stato criticato per anni per aver contattato queste persone. I miei compagni della Resistenza di allora me lo rimproveravano già; eppure, se non fossi stato io a contattarli, chi altro lo avrebbe fatto? Quando ci poniamo in una prospettiva di unità nazionale, ci uniamo. Oppure andiamo a pescare le cozze! »

Per lui “l’estrema destra era una palla al piede”

E questo eterno piantagrane aggiunge un altro livello, riguardo a questa “estrema destra” di cui tante volte è stato accusato di essere il leader: “ Devo ammettere che ho trascinato questa estrema destra come una vera palla al piede. Mi stavo preparando per il futuro. Erano lì per cercare di giustificare il loro passato, immaginando, senza dubbio, che se fossero riusciti a riabilitare i loro errori giovanili, la destra nazionale, Infattisi troverebbe alle porte del potere. Un ragionamento assolutamente idiota. »

Perché riprodurre questa intervista, che fece molto rumore all’epoca, anche tra le file dell’ultima piazza Lepéniste, già molto turbate dalla separazione da Bruno Mégret, nel dicembre 1998? Semplicemente perché in questa occasione il defunto ha davvero rivelato la profondità dei suoi pensieri e si è mostrato così com’era, in giardino, lontano dai giornalisti che gli auguravano solo il meglio. È lo stesso Jean-Marie Le Pen che, nel 1974, fece dell’immigrazione il nuovo cavallo di battaglia di un nascente Fronte Nazionale, mentre i suoi amici si ostinavano a considerare l’anticomunismo come la fine di tutti i fini. Allo stesso modo, nel 1990, andò controcorrente pronunciandosi contro la prima guerra del Golfo, anche se date le circostanze si trovava più che in minoranza all’interno della sua stessa carica politica.

Infastidire i borghesi…

Così era Jean-Marie Le Pen. Chi non avrebbe mai barattato la sua libertà di spirito con tutta la pelletteria del mondo, ostinandosi a non rinnegare gli anni folli della sua giovinezza, durante i quali scambiava botte con i comunisti per poi bere meglio con loro. Periodo felice durante il quale fece vedere il culo ai borghesi con il regista Claude Chabrol, uno dei suoi famosi amici e, per inciso, uno dei leader della New Wave. Dove ha coraggiosamente suggerito a uno dei padrini di Pigalle di diventare il padrino della sua figlia più giovane, Marine. Dove si divertiva a sfidare gli oceani sulla sua barca, senza nome Cambronne per niente, piuttosto che annoiarsi durante le cene eleganti. Dove insomma, pur essendo Le Pen, era semplicemente e soprattutto Jean-Marie. Ciò che l’autore di queste righe ha potuto verificare in numerose occasioni, con l’aiuto di decine di interviste e di due lavori scritti a quattro mani: parola dell’uomo et L’Album Le Pendurante la campagna presidenziale del 2002, anno in cui fece tremare i preti del benpensante e i Diafoirus nutrirono forzatamente il popolo francese con grandi colpi moralizzatori. Far incazzare i borghesi? Era per il defunto, più che una linea guida, un breviario dal quale non si allontanava mai.

In questo triste giorno del gennaio 2025, sono quindi sia Le Pen che Jean-Marie ad essere sepolti. Gli amanti della Francia oggi si sentono tutti un po’ orfani.

Stampa, salva come PDF questo articolo

-

PREV Rashford collegato al prestito del Milan mentre lo United considera la partenza di Zirkzee
NEXT era il 7 gennaio 2015