Il 7 gennaio 2015, Saïd e Chérif Kouachi hanno ucciso 12 persone, tra cui otto membri della redazione di Charlie Hebdoliberando così un annus horribilis. La Francia, nel 2015, ha vissuto una serie di violenze impensabili, che hanno alimentato un nuovo lessico sinonimo di horror, Kouachi, Bataclan, Hyper Cacher, Coulibaly, Je suis Charliela Bonne Bière, Thalis, BRI, Dammartin-en-Goële…
In novanta minuti, il documentario ripercorre il filo omicida di quest’anno, con una retrospettiva cronologica per immagini e le testimonianze davanti alla telecamera dei protagonisti dell’epoca – vittime degli attentati, leader politici, magistrati e autorità di sicurezza, come la Procura o il capo della BRI (brigata di ricerca e intervento).
Dieci anni dopo, la paura è totale
Con il senno di poi di un decennio, colpisce notare che gli attacchi sono stati documentati quasi in diretta, filmati dagli smartphone di curiosi o vicini presenti nei diversi luoghi presi di mira. Questi archivi, anche se trasmessi più e più volte, suscitano comunque altrettanta paura e colpiscono all’istante. Così come sembra assurdo rivedere che, prima di essere colpito, il terrorista della presa di ostaggi dell’Hyper Cacher alla Porte de Vincennes parlasse in diretta su BFMTV.
Il montaggio prevede anche incontri organizzati dalla produzione con i sopravvissuti a tutti gli attentati, una sorta di gruppo di discussione che racconta senza pathos la vita dopo un attentato. La sistemazione degli scambi allestiti in un ambiente sobrio – situato tra le mura del futuro museo commemorativo del terrorismo a Suresnes (Hauts-de-Seine), progetto attualmente messo in discussione per ragioni politiche e di bilancio – ci consente di prendere la misura delle ferite e dei traumi impressi per sempre nella loro carne. Sulle nostre vite.
Attacchi del 2015, cosa ci legaM6, 21 ore 10
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